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Forlimpopoli è in festa per il patrono San Rufillo

Domenica, alle 11.30, santa messa di prima comunione, seguita alle 17.30 dalla messa vespertina e alle 18 dalla polentata, con spettacolo serale a partire dalle 20.45

Sarà il “Palio di San Rufillo”, con giochi e sfide a partire dalle 15 di sabato, il momento d’avvio delle celebrazioni in onore del patrono San Rufillo, in programma a Forlimpopoli il 15 maggio. Domenica, alle 11.30, santa messa di prima comunione, seguita alle 17.30 dalla messa vespertina e alle 18 dalla polentata, con spettacolo serale a partire dalle 20.45. Lunedì, giorno proprio della solennità, alle 20 è prevista l’accensione della lampada votiva, seguita dalla recita dei primi vespri e, alle 20.45, dal buffet preparato dalla scuola alberghiera “Pellegrino Artusi”.  Martedì, alle 11, concelebrazione eucaristica con i sacerdoti della diocesi presieduta dal vescovo mons. Livio Corazza. Alle 20.30 officerà la messa il vicario generale don Enrico Casadei, nativo di Forlimpopoli. In occasione delle celebrazioni per il Patrono, dall’11 al 19 maggio, nella basilica di San Rufillo è allestita la mostra “C’è qualcuno che ascolta il mio grido? Giobbe e l’enigma della sofferenza”.

La storia

Nato ad Atene nel 292 e ordinato vescovo di Forlimpopoli nel 330, Rufillo fu contemporaneo del protovescovo di Forlì, San Mercuriale, insieme al quale combatté l’eresia ariana, molto diffusa a quel tempo. La tradizione vuole che sia morto novantenne il 18 luglio dell’anno 382, sempre a Forlimpopoli. Nel 1362, dopo la distruzione della città artusiana, alleata degli imperiali, da parte delle truppe pontificie comandate dal cardinale spagnolo Gil Alvarez Carrillo de Albornoz, le reliquie del santo furono trasportate a Forlì, nella chiesa di San Giacomo in Strada, l’attuale Santa Lucia. Il 16 maggio 1964, dopo ben sei secoli, l’urna coi resti mortali è stata riportata a Forlimpopoli, sotto l’altare maggiore della basilica di San Rufillo. L’artistico sarcofago, che custodiva le reliquie del Santo, è invece rimasto a Santa Lucia. Per molti secoli, la sua festa è stata celebrata il giorno della morte e dal 1964 si tiene il 16 maggio. “Fonti medievali – si legge su Wikipedia - stimavano in tredici le chiese dedicate al santo in Romagna, numero aumentato negli anni successivi grazie alla evangelizzazione che Rufillo praticò. Tra le moltissime chiese dedicate al santo, la più antica è proprio quella di Forlimpopoli. Sorta nel VI secolo e affiancata quattro secoli dopo da un’abbazia benedettina, conserva sotto al presbiterio il nucleo paleocristiano”. Il sito “www.santi beati.it” racconta, invece, il mito del drago: “Fra Forlimpopoli e Forlì si annidava un mostruoso drago, che col solo fiato ammorbava l'aria, provocando la morte di diverse persone. Il vescovo Ruffillo esortò i fedeli della diocesi a fare digiuni e pregare, affinché la zona venisse liberata dal mostro. Nel contempo invitò il vescovo di Forlì, Mercuriale a partecipare all'impresa. Si recarono ambedue alla tana del drago, qui gli strinsero attorno alla gola le loro stole e lo gettarono in un profondo pozzo, chiudendone l'imboccatura con un “memoriale”.

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