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Formazione dei giovani, ottant'anni di presenza salesiana a Forlì: "Non solo un progetto umano, ma un'iniziativa di Dio"

L’Opera salesiana svolge una nutrita serie di attività, tutte imbastite sulla cura dei giovani

Da ottant’anni in prima linea sul fronte educativo. Domenica, alle 10.30, nella chiesa di San Biagio, in piazzetta Garbin, il vescovo mons. Livio Corazza presiederà la messa di ringraziamento per gli 80 anni di presenza salesiana a Forlì. “Il motivo principale per cui festeggiamo questa ricorrenza - dichiara il direttore dell’Opera forlivese, don Piergiorgio Placci - è rivolgere un umile ringraziamento al Signore per aver chiamato i Salesiani a portare e condividere il carisma di Don Bosco in questa città e in questo territorio, così ricco di tradizione religiosa. Perché crediamo che non si sia trattato solo di un progetto umano, ma di una iniziativa di Dio”.

Dopo la partenza delle suore nel 1997 (conducevano la Scuola materna della Pianta, oggi affidata alla gestione diretta della parrocchia guidata da don Felice Brognoli), in città è operativa la comunità maschile della Congregazione fondata da San Giovanni Bosco nel 1859, composta da cinque consacrati: i tre sacerdoti don Piergiorgio Placci, don Angelo Rodella e don Giovanni Mari, nonché i due salesiani coadiutori Mauro Colombo e Sergio Barberio. L’Opera salesiana svolge una nutrita serie di attività, tutte imbastite sulla cura dei giovani: il Centro di formazione professionale Cnos-Fap “Don Bosco”, che si è arricchito recentemente di nuovi insegnamenti e ha investito risorse per adeguare e ampliare laboratori e aule, la sala multimediale “San Luigi” con una programmazione di cinema e manifestazioni culturali varie, il convitto per studenti di Istituti di istruzione superiore (principalmente l’Istituto Tecnico Aeronautico Statale “Francesco Baracca”) e infine il collegio per studenti universitari e dei corsi Its Maker e dell’Enav Academy. Se la formazione professionale è frequentata da circa 380 fra ragazzi e ragazze, il convitto e il collegio ospitano 125 fra studenti e studentesse provenienti da varie parti d’Italia e dall’estero. Fra i servizi alla comunità forlivese rientrano anche l’assistenza al responsabile dell’Unità pastorale Centro Storico, don Antonino Nicotra, nella cura della parrocchia di San Biagio (condotta direttamente dai Salesiani sino al settembre 2020), nonché l’oratorio, con un’importante offerta di strutture sportive all’interno dell’Istituto. San Giovanni Bosco definiva la gioventù la “porzione la più delicata e preziosa dell’umana società”.

“L’Opera di Forlì - conferma il direttore - si è sviluppata in un ambiente giovanile e popolare. I confratelli che ci hanno preceduto hanno vissuto e ci hanno trasmesso la stessa esperienza pastorale del primo oratorio di Don Bosco, che era casa che accoglie, parrocchia che evangelizza, scuola che avvia alla vita e cortile per incontrarsi da amici e vivere in allegria. Per noi Salesiani forlivesi è quanto mai urgente essere sensibili ai segni dei tempi, avere spirito di iniziativa e costante duttilità per verificare, rinnovare e creare eventualmente nuove attività”. Gli emuli di san Giovanni Bosco sono arrivati in città il 7 ottobre 1942, chiamati dall’allora vescovo monsignor Giuseppe Rolla per rivitalizzare il già esistente Oratorio “San Luigi”. Li guidava don Pietro Garbin, sacerdote d’inarrivabile statura morale e pedagogica, al quale, il 10 dicembre 1944, toccò anche di assistere al bombardamento dell’antica chiesa di San Biagio, risalente al Quattrocento, con la perdita della Cappella Feo affrescata da Marco Palmezzano su cartoni preparatori del Melozzo, ma anche di 19 povere vite.

“Nel 1936 – si legge in www.salesianiforli.it - il Vescovo Rolla aveva fatto la richiesta ufficiale per la venuta dei Salesiani a Forlì, preoccupato com’era «dell’ingente flusso di gioventù studentesca» (sono sue parole) abbandonata a se stessa ed esposta a gravi pericoli morali”. Il 2 ottobre del 1947 decisero di aprire un Collegio nei locali di Palazzo Benzi/Braschi in via dei Mille: nasceva l’Istituto “Orselli”, comprendente la sezione per i bimbi poveri e quella per i pensionati delle scuole pubbliche. Nella Cronaca salesiana di quegli anni, alla data del 15 ottobre, si legge: “Deo Gratias!! Oggi, dopo tanto desiderare e fra molte difficoltà, si è aperto in via dei Mille n. 6 il piccolo collegio per bambini poveri. Si sono accettati solo dalla seconda alla quinta elementare, per poter dare un indirizzo morale educativo. […] si è pensato conveniente accettare anche un limitato numero di giovani pensionati per le scuole pubbliche. L’inizio di questa opera, di cui a Forlì si sentiva tanto bisogno, è stato salutato dalla parte migliore della cittadinanza con molto entusiasmo”. Con il passare del tempo, l’Opera si è ampliata: “Il 29 giugno 1951 il Vescovo di Forlì, Mons. Paolo Babini, benedice e consacra la prima pietra dell’Istituto di Via Episcopio Vecchio, che sarà inaugurato ufficialmente il 31 ottobre 1954”. A don Pietro Garbin, passato alla storia come il don Bosco forlivese, nel 2002 è stata solennemente intitolata la piazzetta antistante la chiesa, che dal 1993 custodisce le sue spoglie mortali. 

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