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Cronaca

I Frati se ne vanno, la protesta si organizza

Un gesto coraggioso. Il 5 luglio prossimo, il superiore provinciale dei Frati Cappuccini, padre Matteo Ghisini, sarà personalmente a Forlì per incontrare la comunità parrocchiale di Santa Maria del Fiore

Un gesto coraggioso. Il 5 luglio prossimo, il superiore provinciale dei Frati Cappuccini, padre Matteo Ghisini, sarà personalmente a Forlì per incontrare la comunità parrocchiale di Santa Maria del Fiore e spiegare le ragioni che hanno portato, il 27 aprile scorso, il Capitolo ordinario dei Minori Cappuccini dell’Emilia-Romagna a “resettare”, di punto in bianco, cinquecento anni di presenza francescana a Forlì. Dal canto loro, i parrocchiani si ritroveranno internamente giovedì 30 giugno, per definire l’atteggiamento nei confronti del Superiore.

Il sentore è che padre Matteo avrà il suo da fare. “Saremo rispettosi ma fermi – annuncia il coordinatore del locale Gruppo di Preghiera “Padre Pio”, Davide Marchetti – perché la decisione presa dal Capitolo è veramente assurda”. “Vi scriviamo brevemente e con l’animo addolorato, per mettervi al corrente di una sofferta decisione che riguarda la vostra comunità parrocchiale”. Invece di tranquillizzare, la lettera diffusa domenica scorsa in chiesa, con cui il superiore regionale dei Frati comunica ufficialmente ai fedeli le ragioni della chiusura del convento di Forlì e della riconsegna della parrocchia alla Diocesi entro settembre 2012, ha riacceso gli animi. Le motivazioni addotte per giustificare il provvedimento, sono il calo numerico dei frati emiliano-romagnoli, ridottisi a 175 da 268 che erano nel 1993, e l’aumento dell’età media: “Ora poco meno del 50% ha più di 70 anni”. “Se a Bologna – insiste Marchetti – pensano di metterci di fronte al fatto compiuto, sbagliano di grosso”. L’idea che serpeggia fra i parrocchiani è quella di presentarsi alla riunione del 5 luglio con almeno due rappresentanti per ogni attività presente a Santa Maria del Fiore. Ma cosa si andrà a chiedere? “Come Gruppo di preghiera – risponde Marchetti – domanderò che rimanga un presidio francescano, anche se minimale. L’importante è far capire al Superiore che siamo una parrocchia viva, che vuole continuare ad operare con tutta la sua forza, anche sotto gestione diocesana”.

E mentre gira già la voce che la Caritas rafforzerà la sua presenza in loco, ristrutturando e implementando il servizio di accoglienza notturna, cresce la preoccupazione per le sorti della Mensa dei Poveri. In un’altra lettera diffusa in parrocchia, firmata dai volontari laici del comitato direttivo di gestione, si mette in risalto “l’apporto insostituibile e determinante dei Frati nella conduzione del servizio”. Come a dire: se vanno via loro, quella chiude. “Questa è una lettera aperta a chiunque voglia leggerla ed in particolare ad un certo ‘Capitolo a cui piace............’ una cosa che a noi parrocchiani non piace affatto: chiudere il convento dei Frati Cappuccini di Santa Maria del Fiore. Non ci piace proprio, e noi siamo un popolo, non 40 persone”. Fondata nel 1983 da padre Lazzaro Corazzi, rimane il punto di forza della spiccata vocazione caritativa di Santa Maria del Fiore. Dal 2008, la gestione è stata formalmente assunta dall’onlus Sfamp (San Francesco Associazione Mensa dei Poveri), presieduta dallo stesso parroco padre Vittorio Ottaviani, con la distribuzione quotidiana di 60/80 pasti caldi. “Senza dimenticare – scrive Pietro Spada a nome dei volontari – che adesso sosteniamo intere famiglie in difficoltà, distribuendo periodicamente generi alimentari, vestiti e medicine. Ad oggi i nuclei assistiti ammontano a 75/80, senza distinzione di razza, religione, credo politico o colore della pelle”.

Giusto un anno fa, il 14 maggio 2010, la Mensa San Francesco veniva completamente rinnovata grazie al generoso “service” di complessivi 24.000 euro del Lions Club Forlì Valle del Bidente. Fra il 2009 e il 2010 sono stati distribuiti circa 40.000 pasti caldi, consegnando 7.000 borse alimentari ad altrettante persone indigenti. Le famiglie assistite sono 70, di cui 59 straniere e 11 italiane. “Se i Frati se ne vanno, a questa gente non penserà più nessuno. Siamo sicuri di poter dire tranquillamente “e chi se frega, tanto i più sono stranieri?”. 

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