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Cronaca

Fridays For Future Forlì davanti alla Prefettura per contestare il governo Draghi

I manifestanti coi cartelli: “Questa è l’Italia, che continua a comprare combustibili fossili invece di sbloccare le rinnovabili”

Venerdì 15 aprile una delegazione di attiviste e attivisti di  Fridays For Future Forlì ha presidiato davanti al Palazzo 
della Prefettura, che rappresenta il governo italiano nella  nostra città, con una benda sugli occhi e cartelli con scritto: “Questa è l’Italia, che continua a comprare combustibili fossili invece di sbloccare le rinnovabili”. Il motivo dell’azione contestare la decisione del governo Draghi di diminuire la nostra dipendenza dal gas russo aumentando quella dal gas di altri governi definiti "autoritari. "Solo l'Italia - spiegano gli attivisti in una nota stampa - spende oltre 92 milioni di € al giorno per importare il gas dalla Russia, rendendosi complice della guerra.  È quanto mai necessario e tecnologicamente possibile avviare una corsa alle rinnovabili ora, perché sono la sola fonte energetica che ci possa garantire l'indipendenza energetica da governi autoritari o dittatori come Putin, e l'avvio della transizione ecologica, ora che mancano meno di 8 anni al punto di non ritorno. La situazione attuale di conflitto non può e non deve essere un pretesto per renderci ancora più schiavi del gas, che è un combustibile fossile, e che quindi deve rimanere sotto terra. 

"Ci sono tante soluzioni - ricordano - per cui il governo avrebbe potuto propendere, anziché aumentare le importazioni dall'Algeria. Come evidenzia lo studio pubblicato da ECCØ, think tank di esperti italiani sul clima, risparmio ed efficientamento energetico e lo sblocco delle rinnovabili ci potrebbero rendere, in un anno, indipendenti dalla metà del gas che importiamo dalla Russia. Elettricità Futura, inoltre, ha dichiarato di essere in grado di installare 60 GW di rinnovabili in soli tre anni.  Il governo è cieco di fronte a tutto ciò. Finge che la sola soluzione possibile, e anche quella più veloce, sia aumentare le importazioni di gas dai paesi del Nord Africa. Ma questo non è vero, anzi: l'accordo siglato con l'Algeria ci farebbe rimanere dipendenti dal gas russo per molto più tempo rispetto ad avviare adesso una transizione ecologica molto rapida e molto decisa, e soddisfa solo gli interessi di Eni e delle lobby delle armi. 
Adesso è il momento di cambiare strada, di cogliere questa occasione per garantire da un lato la sicurezza energetica e dall'altro la sicurezza climatica. Queste due non possono più essere slegate tra loro, ma devono andare di pari passo". 
 

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