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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Galeata

Galeata in festa per Sant’Ellero, il monaco che tenne testa a Teodorico: le celebrazioni

Le celebrazioni di Sant’Ellero, patrono di Galeata, partono lunedì 15 maggio per concludersi il 20

Il 15 maggio, forte di una tradizione che affonda le radici agli albori del cristianesimo, Galeata celebra il patrono Sant’Ellero. Alle 11, nell’abbazia soprastante il paese, il vescovo mons. Livio Corazza presiederà la messa solenne, concelebrata dal parroco don Pawel Szymusiak e dai sacerdoti dell’Opera Madonnina del Grappa, la comunità emblema della tradizione caritativa galeatese, fondata nel 1936 da don Giulio Facibeni.

Alla fine sarà benedetto il nuovo quadro raffigurante Sant’Ellero, opera del pittore Daniele Albatici, collocato nell’abside della secolare chiesa, che tutte le domeniche di maggio sarà meta di pellegrinaggi e teatro di preghiere, con celebrazioni eucaristiche alle 11 e 15.30, recita del rosario alle 15 e mercatino di beneficenza all’esterno del centro di culto. Sabato 20 maggio, alle 20, è in programma la tradizionale fiaccolata dalla chiesa parrocchiale di Galeata all’abbazia elleriana, percorrendo il suggestivo sentiero delle cellette della Via Crucis, fatte erigere nell’Ottocento dalle famiglie principali del posto. Ellero nacque in Tuscia, l’odierna Toscana, nel 476, l’anno della caduta dell’Impero di Roma. Avvertì la vocazione alla vita eremitica sin da adolescente, tanto da lasciare la casa paterna appena dodicenne e inoltrarsi in Appennino, fino a scegliere per propria dimora un’altura nella valle del Bidente poco sopra Galeata.

“All’età di vent’anni – si legge sullo specifico libro di Ellero Leoncini dedicato all’abbazia – il monaco passò dalla vita eremitica a quella cenobitica, accogliendo il nobile ravennate Olibrio e i due figli come primi compagni”. La regola che egli fece osservare era semplicissima, non molto dissimile da quella di San Pacomio, basata sulla preghiera comune, digiuno, lavoro dei campi e carità. Uomo inerme ma fortificato dalla preghiera, Ellero s’impose niente meno che sull’imperatore Teodorico, obbligato a salire all’eremo, per contrastare il suo rifiuto di mettergli a disposizione i monaci per la costruzione del suo palazzo. Da cosa nasce cosa: il re barbaro si convertì divenendo grande sostenitore della causa del santo. Dell’antico monastero rimane la chiesa romanica con la facciata in blocchi di arenaria. Nel corso del tempo si sono susseguiti vari restauri, l’ultimo dei quali eseguito di recente da maestranze locali. La parte più antica giunta ai nostri giorni è la cripta, con il sarcofago di Sant’Ellero risalente all’ottavo secolo. Per la cronaca, il monaco proveniente dalla Tuscia e morto in odor di santità il 15 maggio del 558 all’età di ottantadue anni, è venerato in particolare contro il mal di testa. Il culto di Sant’Ellero è molto diffuso in Toscana ed in Romagna, specialmente nelle diocesi di Arezzo, Sarsina, Forlì-Bertinoro, Faenza-Modigliana, Imola, Fiesole, Firenze, nell’abbazia benedettina di Santa Maria di Farfa, nel reatino e nella città di Lugo, che lo venera come patrono al pari di Galeata. 

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