rotate-mobile
Cronaca Forlimpopoli

Giornata mondiale delle cucine italiane: i cappelletti della resilienza nel nome di Artusi

Tutti hanno cucinato i cappelletti all’uso di Romagna, secondo la ricetta numero 7 de La Scienza in Cucina di Pellegrino Artusi, proprio per mostrare la loro determinazione a superare questo momento terribile

Passeranno alla storia della cucina italiana nel mondo come “i cappelletti della resilienza”, quelli all’uso di Romagna, cucinati da oltre 100 cuochi in 40 paesi per la 13esima edizione della Idic- International day of Italian Cuisines, Giornata mondiale delle cucine italiane (4 agosto). La grande crisi in cui si dibatte la ristorazione mondiale, e in particolare quella italiana, non ha fermato i cuochi e i ristoratori. Da Los Angeles a Odessa, da Dubai a Osaka, da Buenos Aires a Sidney, da Edimburgo a Shangai, tutti hanno cucinato i cappelletti all’uso di Romagna, secondo la ricetta numero 7  de La Scienza in Cucina di Pellegrino Artusi, proprio per mostrare la loro determinazione a superare questo momento terribile.

Organizzata dal network itchefs-GVCI  in collaborazione con Casa Artusi, nell’ambito delle celebrazioni per i 200 anni dalla nascita di Pellegrino Artusi, la IDIC di quest’anno si è trasformata così in un momento altamente simbolico e di unità d’intenti. E, come sottolineano gli organizzatori, è stata questa la maniera più efficace per dare la giusta dimensione ad un evento nato dodici anni per difendere l’autenticità della cucina italiana e i prodotti made in Italy dalle contraffazioni: “Cappelletti, tortellini, anolini e agnolotti, fanno parte della “costellazione” di ricette che rappresentano la identità del mangiare all’italiana. Piatti che esistevano prima di Artusi ma che grazie a lui sono diventati simbolo d’italianità a tavola. Cuochi e ristoratori italiani fuori dall’Italia si sentono i continuatori diretti dell’opera di Artusi e lo hanno dimostrato con orgoglio anche in questa Idic.

Artusi, nome tutelare della cucina delle case italiane, lo è per proprietà transitiva anche della cucina italiana fuori dall’Italia. Quale cucina infatti portarono gli emigranti con loro se non quella di casa, quella “regionale” che Artusi aveva recuperato nella sua Scienza? Una cucina fatta di cappelletti appunto, ma anche di tortellini alla bolognese, anolini alla parmigiana, risotto alla milanese, maccheroni alla napoletana, ravioli alla genovese, polpette e tanti altri piatti simili. In altre parole i piatti che hanno fatto la storia della cucina italiana nel mondo. Cucina di casa si, ma non solo cucina di mammà, perché quella fu anche la cucina delle locande, delle trattorie e osterie, vale a dire il settore HO.RE.CA. del tempo”.

Non solo. Durante la celebrazione della IDIC è stato fatto notare come la filosofia stessa della Giornata sia la stessa che animava  Artusi: non a caso il grande gastronomo nel suo libro scrive chiaramente (introducendo la ricetta 52 – Tagliatelle all’uso di Romagna) di non approvare “l’uso invalso, per uniformarsi al gusto degli stranieri, di triturare minutissimi nel brodo i capellini, i taglierini, e minestre consimili le quali, per essere speciali all’Italia, debbono serbare il carattere della nazione”. Arte e libertà in cucina, che lo stesso Artusi ci indica, trovano nel buon gusto italiano un  limite invalicabile, ragione per cui è nata 12 anni fa la giornata Idic.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Giornata mondiale delle cucine italiane: i cappelletti della resilienza nel nome di Artusi

ForlìToday è in caricamento