"Ristorazione come valore per la socialità, ma è un errore pensare che il centro sia la sua zona predefinita"
Una carta dei valori della ristorazione, firmata a due mani sia dal presidente della Fipe Confcommercio Forlì Andrea Zocca, sia dal sindaco di Forlì Gian Luca Zattini
Una carta dei valori della ristorazione, firmata a due mani sia dal presidente della Fipe Confcommercio Forlì Andrea Zocca, sia dal sindaco di Forlì Gian Luca Zattini: il testo arriva in occasione della prima Giornata nazionale della ristorazione, voluta per il 28 aprile in tutt’Italia proprio dalla Confcommercio per celebrare l’ “arte” di fare l’attività di pubblici esercizi, vale a dire bar, ristoranti e in generale la somministrazione di cibo e bevande, un’attività anche di presidio delle comunità e di socialità in ogni angolo più remoto d’Italia.
In Italia ci sono più di 300mila pubblici esercizi, di cui 2.876 in provincia di Forlì-Cesena e 507 nel territorio del Comune di Forlì. “E’ una rete molto capillare anche perché in parte segue dinamiche diverse dalle attività commerciali, particolarmente legata alle capacità dell’imprenditore e al possesso di una cultura trasversale”, spiega il direttore di Confcommercio Forlì Alberto Zattini. Questi 507 esercizi pubblici creano migliaia di posti di lavoro in città, ma hanno un valore “non solo economico, ma anche rispetto alla comunità, alla cultura, dal momento che l’enogastronomia è cultura, ed non ultimo all’ambiente”, aggiunge Zocca.
“La carta dei valori della ristorazione non riguarda il guadagno dei pubblici esercizi, ma come si fanno utili”, sintetizza Zocca. “Attorno alla ristorazione ora ci sono tanti concetti, che non sono più il ‘riempire la pancia’, ma la salute, la qualità della vita, l’accoglienza turistica, con la città che sta cambiando aspetto sulla ristorazione, per esempio con l’arricchimento di attività di locali e ristoranti in centro storico”, aggiunge il sindaco Zattini.
La Giornata della Ristorazione vedrà anche, come momento celebrativo, un pranzo con tutti e 15 i sindaci del territorio forlivese. “Per festeggiare questa giornata vogliamo mettere tutti i sindaci alla stessa tavola, perché a tavola non ci sono bandiere e divisioni di partito, ma è il luogo dove ci si trova e si ragiona assieme”, aggiunge il direttore di Confcommercio Alberto Zattini.
Anche il pubblico esercizio sta cambiando velocemente faccia. Se una volta, infatti, c’era la latteria, con l’avvento dei supermercati questi esercizi di prossimità si sono trasformati tutti in bar, mantenendo solo la denominazione, specialmente coi punti di riferimento storici nei quartieri. Ma negli ultimi anni è sopraggiunta un’altra novità: dopo i bar dove ci si ritrovava a giocare a marafone, nei locali ora si richiede sempre di più particolare attenzione al cliente, cura negli spazi e ultra-specializzazioni su specifici prodotti. Il cliente cerca un bell'ambiente dove mangiare e ritrovarsi assieme.
C’è chi ritiene che questa vocazione si consoliderà sempre di più nei centri storici, dove spicca maggiormente l’aspetto della socialità, del turismo anche enogastronomico, del “vivere la comunità” e dove la clientela è in cerca di sapori più originali e ricercati. Viceversa, sull’onda dello stesso ragionamento il commercio, per esempio di abbigliamento, troverebbe una vocazione in periferia, specialmente nelle grandi superfici di vendita.
“Per la ristorazione in centro storico è un fenomeno che vediamo consolidarsi per esempio con successo in piazza delle Erbe – commentano Alberto Zattini e Andrea Zocca -. Ma non facciamo l’errore di credere che esistano luoghi o zone predestinati ai pubblici esercizi, questi vanno dove l’imprenditore ritiene che ci sia un’opportunità commerciale. Non dimentichiamoci che nei quartieri e fino alla più sperduta delle frazioni c’è un soggetto che fa ristorazione". E concludono: "Ma dicendo questo non si parli del commercio di vicinato come qualcosa di morto”.
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