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Cronaca

Green Pass, l'avvocato Francesco Minutillo: "L'obbligo non è assoluto. Pronti a diffidare chi discrimina"

"Non è stata prevista alcun adeguamento contrattuale per assumere i sostituti che avrebbero una posizione del tutto precaria perché potrebbero essere lasciati a casa imporvvisamente qualora il sostituito si presentasse con il Green Pass", dice Minutillo

"Sul Green Pass siamo oramai di fronte ad una vera e propria sospensione dello stato di diritto". Così il Comitato Referendum No Green Pass, organizzazione che sta raccogliendo in tutta Italia le firme per chiedere la consultazione per abolire tutte le norme relative all’obbligo del Certificato Verde, attraverso il suo referente regionale, l'avvocato Francesco Minutillo. "E’ incredibile come a ridosso dell’inizio della entrata in vigore dell’obbligo del passaporto verde al fine di accedere al posto di lavoro nessuno abbia chiarito come tale imposizione – essendo di natura prettamente amministrativa - rivesti carattere relativo e non assoluto - afferma l’avvocato forlivese -. Il problema è concreto e riguarda soprattutto le piccole e medie aziende che possono ritrovarsi da venerdì senza gran parte della forza lavoro posto che si troverebbero costretti a sospendere i lavoratori senza Green Pass".

Continua Minutillo: "E’ chiaro che, soprattutto nelle realtà più piccole, la sospensione anche solo di uno o due lavoratori significa enormi disagi se non la paralisi della produzione. Anche perché trovare un sostituto del lavoratore senza green pass dall’oggi al domani che possa garantire le stesse qualifiche del sostituito, così come previsto dalla normativa, è semplicemente una chimera. Tra l’altro non è stata prevista alcun adeguamento contrattuale per assumere i sostituti che avrebbero una posizione del tutto precaria perché potrebbero essere lasciati a casa imporvvisamente qualora il sostituito si presentasse con il Green Pass".

"A queste aziende bisogna spiegare che hanno il diritto di derogare alle norme del green pass invocando lo stato di necessità previsto dall’art.iolo4 della legge numero 689/81 ha codificato l’esimente dello stato di necessità in materia amministrativa- prosegue Minutillo -. Il rischio o il pericolo di un grave danno all’azienda e dunque ai lavoratori nel caso di blocco o paralisi della produzione rientra appieno nel concetto stabilito dalla giurisprudenza secondo cui  il “danno grave alla persona” previsto dallo stato di necessità  non alluda solo alla morte o all’integrità psicofisica ma comprenda anche i diritti fondamentali della persona, tra i quali la giurisprudenza annovera anche il diritto del lavoro e della produzione economica. Sul punto anche la Cassazione ha più volte richiamato il principio da ultimo con la Cassazione 2018, numero 6737".

“Le indicazioni che diamo come Comitato sono dunque molto chiare: se il datore di lavoro si rende conto che l’applicazione integrale delle norme sul green pass possono danneggiare la produzione e mettere a repentaglio la stabilità dell’azienda può invocare lo stato di necessità di cui all’articolo 4 della Legge 689/1981 e derogare alla normativa sul Green Pass e consentire l’accesso ai lavoratori che ne siano sprovvisti - aggiunge -. E questo almeno fino a quando non riesca a trovare una soluzione organizzativa validamente alternativa. Di fronte a tale situazione qualsiasi sanzione elevata dalle forze dell’ordine tanto al lavoratore quanto al datore di lavoro sarebbe illegittima ed andrebbe annullata”.

"Possiamo anche dire di più - afferma il referente del Comitato No Green Pass -: se il datore di lavoro decide di rinunciare all’esercizio dello stato di necessità e preferisce – magari perché apparentemente più comodo – sanzionare i lavoratori senza green pass così mettendo a rischio l’impresa compierebbe un vero e proprio atto di discriminazione arbitrario che non potrebbe passare senza conseguenze; primo tra tutti il risarcimento dello stipendio che abbia omesso di versare al lavoratore arbitrariamente sospeso”.

"Insomma - conclude Minutillo -. La normativa del Green Pass non è assoluta. Le imprese non sono la Pubblica Amministrazione nella quale un impiegato in più od in meno cambia poco. Nel settore privato le forze produttive sono fondamentali e non si può scaricare sulle imprese e sulla stabilità della produzione l’onere di fare applicare una normativa di polizia amministrativa. La produzione ed il diritto alla stabilità aziendale a tutela anche dei lavoratori che abbiano fatto il vaccino è valore di rango superiore a quella perseguita dal Green Pass. Anche per questo è sempre più evidente a tutti che il Green Pass non ha senso e le norme devono essere abrogate con il referendum".

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