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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Bancarotta fraudolenta nel settore metalmeccanico: 5 denunce

"La società - illustrano fonti investigative - aveva iniziato l’attività nel 2011 ed apparteneva ad un gruppo industriale facente capo all’amministratore di fatto"

La Guardia di Finanza di Forlì ha concluso le indagini delegate dalla Procura della Repubblica di Forlì in merito al fallimento di un’azienda locale operante nel settore della lavorazione di lamiere stirate per rivestimenti interni ed esterni nel campo dell’edilizia, in liquidazione volontaria dal 2013, che hanno consentito di accertare una serie di delitti di bancarotta fraudolenta distrattiva e di esposizione di passività inesistenti nonché di bancarotta semplice commessi dall’organo amministrativo pro tempore, dal liquidatore nominato e da un gestore di fatto.

"La società - illustrano fonti investigative - aveva iniziato l’attività nel 2011 ed apparteneva ad un gruppo industriale facente capo all’amministratore di fatto, tanto che operava contestualmente negli stessi uffici e stabilimenti della controllante. In breve tempo la società aveva raggiunto un volume d’affari di 1,2 milioni di euro cambiando spesso l’organo amministrativo ed arrivando ad avere ben 27 dipendenti, per poi essere posta in liquidazione nel 2013. Al momento della dichiarazione di fallimento da parte del Tribunale di Forlì, nell’aprile 2015, aveva un passivo di oltre 320 mila euro, prevalentemente verso istituti di credito, fornitori ed Equitalia". Sulla base della relazione del curatore fallimentare, la Procura di Forlì ha delegato al Nucleo di Polizia Tributaria di Forlì gli approfondimenti investigativi per verificare l’individuazione di eventuali condotte distrattive e/o la commissione di operazioni imprudenti a scapito dei creditori.

Secondo quanto emerso dalle indagini delle Fiamme Gialle, i vari amministratori succeduti ed il liquidatore avrebbero realizzato una serie di azioni depauperative del patrimonio della società in decozione al fine di drenare risorse economiche, quali cespiti aziendali e flussi finanziari, per un valore complessivo di circa 250 mila euro. Infatti i finanzieri avrebbero rilevato che dalle casse sociali della fallita sarebbero usciti i soldi per sostenere i costi ingiustificati per quasi 90mila euro a favore degli immobili ed uffici della società controllante. Inoltre, dalla disamina dei conti correnti intestati alla fallita e delle annotazioni contabili societarie, gli investigatori avrebbero appurato la distrazione di somme di denaro pari a circa 45 mila euro per scopi estranei all’oggetto sociale, effettuate mediante prelievi bancari riportanti causali generiche o inesistenti (es. rimborso spese, credito verso liquidatore e/o prelevamenti).

Dall’esame della contabilità aziendale sarebbe emerso come le scritture contabili, oltre a non essere aggiornate, mostravano passività inesistenti pari a circa 40 mila euro che rappresentano una diminuzione fittizia del patrimonio societario (si tratta in pratica di un mero artifizio contabile che attesta un finto acquisto senza alcun riscontro reale). "Sempre l’organo amministrativo, poco prima che l’impresa venisse posta in liquidazione e quindi nel momento in cui versava in uno stato di deficit finanziario, procedeva ad un manifesto imprudente acquisto di un’autovettura (Chevrolet Orlando), per la cifra di circa 20 mila euro, che è stata poi utilizzata dall’organo amministrativo e dal liquidatore", sostengono fonti investigative.

Infine, il liquidatore avrebbe omesso di consegnare alla procedura fallimentare una serie di cespiti facenti parte del patrimonio per un valore stimato pari a circa 57mila euro (si tratta di mobili, arredi e strumentazione tecnica). Al termine dell’attività, il sostituto procuratore Federica Messina ha emesso un avviso di conclusione delle indagini nei confronti di 5 soggetti (un 39enne residente a Bellaria, un 61enne residente a Torino, un 62enne di Bellaria, un 62enne di Sarsina e un 70enne di Forlì) come gestori di fatto e/o di diritto della società fallita per i reati di bancarotta fraudolenta e semplice aggravata per i quali sono previste pene detentive fino a 10 anni di reclusione. "L’attività di contrasto dei reati fallimentari rientra nell’impegno della Guardia di Finanza a tutela dell’economia, delle imprese oneste e della parte più debole della società (lavoratori e piccoli artigiani) che risulta essere la più danneggiata da questo tipo di condotte", concludono dalle Fiamme Gialle.

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