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Cronaca

Aperto in Comune il dossier dell'Hotel della Città: "Mancano documenti, spariti gli arredi di pregio di Gio Ponti"

Il nuovo assessore alla Cultura, in una conferenza stampa, presenta i membri del cda della Fondazione Garzanti e pone una serie di domande, soprattutto su quella che definisce una “mancanza di documenti” per ricostruire la storia recente

“Sono seriamente preoccupato per l'Hotel della Città, è una struttura troppo bella per andare in malora. E' un bene che moralmente appartiene alla città e rischia di diventare un Bronx, un rifugio di senza tetto, in corso della Repubblica”: sono le parole dell'assessore alla Cultura Valerio Melandri, che ha aperto il dossier dello storico hotel all'indomani del suo insediamento. L'hotel della Città  fu inaugurato il 12 ottobre del 1957, ha 54 stanze, il ristorante, diverse sale convegni, un giardino su corso della Repubblica e altre pertinenze. E' il dono che l'editore Aldo Garzanti volle fare alla sua città natale, portando a Forlì l'architetto di fama internazionale Gio Ponti per realizzare un “salotto buono” che purtroppo ormai da quasi 5 anni, esattamente dal marzo 2015, è chiuso al pubblico. La proprietà dell'edificio è della Fondazione Garzanti. “Anche l'attività culturale della Fondazione 'Livio e Maria Garzanti' è a zero, c'è solo da ringraziare il 'Centro studi Melandri' che fa un minimo di guardiania, tiene aperto ogni tanto i locali per eventi culturali, paga le utenze della parte della sala convegni”, sempre Melandri.

Il nuovo assessore alla Cultura, in una conferenza stampa, presenta i membri del cda della Fondazione Garzanti e pone una serie di domande, soprattutto su quella che definisce una “mancanza di documenti” per ricostruire la storia recente della Fondazione. “Emerge che il 17 maggio è stato approvato un nuovo statuto in cui il Comune passa dalla nomina di 2 a 3 membri del Cda sui 5 totali (gli altri 2 spettano all'Università). Il perché il municipio si sia ritrovato in mano più poteri, con la nomina della maggioranza assoluta dell'organo di controllo della Fondazione Garzanti, a sentire dal Comune stesso, non è dato sapersi. Non c'è più il consigliere che secondo il precedente statuto era di nomina della Fondazione milanese “Ravasi Garzanti”, intitolata dal figlio di Aldo Garzanti, Livio, alla madre e moglie di Aldo. “Ipotizzo che ci sia stato il ritiro della Fondazione Ravasi per perdita di interesse nella Fondazione Garzanti”, dice Melandri. Nel precedente cda proprio il membro della fondazione Ravasi, l'avvocato Marino Busnelli, ha ricoperto il ruolo di presidente della Fondazione Livio e Maria Garzanti. 

Per la Fondazione Garzanti è quindi una ripartenza da zero. Valerio Melandri, ufficializza la scelta dei tre consiglieri del cda che spettano al Comune e che svolgeranno la loro funzione in maniera totalmente gratuita. Consiglieri incontrati informalmente venerdì mattina per discutere delle problematiche della struttura. Si tratta di Andrea Babbi, ex direttore generale dell'Ente nazionale per il turismo; del commercialista Andrea Giannelli che si occuperà dei conti, l'ultimo bilancio disponibile non sarebbe infatti in equilibrio; e di Luca Zambianchi, membro anche della Fondazione Cassa dei Risparmi. Tutte persone scelte “non per le appartenenze politiche - ci tiene a sottolineare l'assessore - ma per le loro competenze”. Gli altri due membri del cda sono di nomina dell'Università che ha confermato Paola Marzocchi e Marco Borraccetti. Nessun cambio anche per il collegio dei revisori dei conti. “Ringrazio infinitamente i membri del nuovo cda perché hanno preso un incarico gravoso, gratuito e senza neanche il rimborso spese, che porterà via loro molto tempo ed energie”.

Il primo punto fermo è che si è chiuso nel mese di marzo il contenzioso tra Fondazione, proprietaria dell'hotel della Città, e l'ultimo gestore, la prima vantava affitti non pagati, il secondo lavori di straordinaria manutenzione da scontare pochi anni prima della chiusura dello storico hotel. “Una partita finita zero a zero, nessuno deve avere niente dall'altro secondo il giudice”, commenta Melandri. Sgravata di questo fardello giudiziario, la Fondazione deve guardare a come riaprire i battenti. In passato è stato fatto un bando pubblico per cercare nuovi gestori, più volte si è parlato di interessamenti negli anni scorsi, ma di fatto – a vedere i risultati – non c'è stata alcune soluzione positiva. La Fondazione è riuscita ad affittare i due locali di sua proprietà su corso della Repubblica,il minimarket Meta e il bar 'Borgo Cotogni', le pigioni sono ad ora il principale fonte di sostentamento della Fondazione Garzanti, fanno sapere in conferenza stampa.

La scomparsa degli arredi

Molti aspetti rimangono oscuri, perchè "non abbiamo le carte" e da “un punto di vista legale non c'è affatto chiarezza”, spiega l'assessore al ramo. A partire dagli arredi originari dello stesso Giò Ponti. La struttura è "spolpata, completamente spoglia", la descrive Melandri dopo il sopralluogo, ma che fine abbiano fatto tavolini e sedie non si sa. "Non sappiano dove sono e chi li ha presi, sarà il cda a valutare un'eventuale denuncia". E pensare che i primi sono valutati 6.000 euro e le seconde 30.000 e che le stanze sono una cinquantina. In passato si era parlato anche di metterli al sicuro, per non lasciarli esposti all'abbandono: “Non so, non abbiamo le carte”, ribadisce laconicamente l'assessore alla cultura, lasciando aperte tutte le porte. C'è chi sostiene di aver visto questi arredi su siti di antiquariato. Ora, rimarca Melandri, "ci teniamo a prenderlo in mano, è un bene importante per la città, anche se non è di proprietà del Comune". Potrebbe tornare a essere un grande hotel oppure un albergo per gli studenti Erasmus. Certo, aggiunge, ci sono "difficoltà strutturali, dobbiamo salvare l'opera di Gio' Ponti, ci sono infiltrazioni nel salone, il giardino è abbandonato", sempre Melandri. Una stima dei lavori si aggira attorno al milione di euro.

La volontà del Comune è di indirizzare la Fondazione, pur nel rispetto della sua autonomia e delle indicazioni della Soprintendenza, perché "il bene moralmente appartiene ai forlivesi, è il Grand hotel di riferimento della città e trattato in questo modo...". E già una bocciatura arriva: “Spero non si facciano degli appartamenti, su cui c'era un progetto che fortunatamente non e' andato avanti". L'auspicio è che si proceda celermente, perche', conclude l'assessore, "se viene giu' il tetto e' un guaio”.

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