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Cronaca

I soldi del "nero" sulle vendita degli immobili finivano a San Marino, sequestrati 7,6 milioni di euro

Un maxi-raggiro finanziario è stato scoperto dai militari della Guardia di Finanza di Rimini

Un maxi-raggiro finanziario quello scoperto dai militari della Guardia di Finanza di Rimini che, al termine dell'operazione "Brick brocken", hanno denunciato 9 persone ed eseguito un sequestro per equivalente di 7,6 milioni di euro ritenuto il profitto del gruppo. L'indagine tocca anche Forlì, dove alcuni immobili sarebbero stati venduti generando dei fondi neri. L'indagine era partita nel 2017 dal fallimento di un gruppo societario riminese, costituito da una galassia di 12 società operanti nel settore dell'edilizia residenziale, che aveva costruito immobili nelle provincie di Rimini, Bologna, Ferrara, Forlì, Pesaro ed Ancona. L'indagine, portata avanti dal sostituto procuratore Paolo Gengarelli, aveva fatto emergere come le società coinvolte avrebbero sistematicamente sottofatturato la vendita degli immobili generando così un enorme quantità di "nero". I milioni di euro, per essere nascosti al fisco, secondo gli inquirenti delle Fiamme Gialle, erano affidati ad una banca di Rimini i cui funzionari in veste di "spalloni" a più riprese attraversavano in confine con la Repubblica di San Marino per depositarli presso una fiduciaria. Da qui i contanti venivano girati su un conto corrente sempre sammarinese da dove, poi, partivano una serie di bonifici a un secondo conto sempre intestato alla fiduciaria acceso presso una banca riminese dal quale venivano poi prelevati per eseguire una serie di investimenti in obbligazioni dell'istituto italiano.

Secondo le Fiamme Gialle, le operazioni erano documentate da ricevute fatte ad hoc per fare schermo e impedire la riconducibilità dei soldi agli illeciti fiscali che sarebbero stati commessi dagli indagati a capo del fallito gruppo edile. Questo meccanismo avrebbe quindi fatto da paravento per nascondere il flusso monetario illecito che appariva così del tutto estraneo ai veri artefici della frode. Secondo la Guardia di Finanza, il coinvolgimento della banca locale ha giocato un ruolo di particolare rilievo in quanto il Presidente pro-tempore del C.d.A. della banca ha ricoperto, nel contempo, anche la carica di Presidente del Collegio Sindacale della principale società fallita che quella di consulente fiscale di fatto dell’intero Gruppo di imprese, consentendo di fatto all’Istituto di credito di beneficiare, tra l’altro, anche dei fondi occulti, investiti prevalentemente in obbligazioni emesse dalla stessa banca e, dunque, direttamente destinati a finanziare l’attività bancaria del medesimo istituto.

Gli inquirenti della Finanza hanno accertato un flusso di oltre 20 milioni di euro che, così cammuffato, è stato sottratto illecitamente al fallimento del gruppo andando a determinare grave pregiudizio ai creditori e all’Erario. Al termine delle indagini è stato chiesto e ottenuto dal Gip un provvedimento di sequestro preventivo, anche “per equivalente”, nei confronti dei principali indagati, sulle disponibilità finanziarie, detenute anche attraverso intestazione fiduciaria, sui beni mobili ed immobili fino alla concorrenza delle distrazioni fallimentari e delle imposte evase, per 7,6 milioni di euro. Il provvedimento è stato eseguito anche nella Repubblica di San Marino a cura delle competenti Autorità estere interessate per rogatoria internazionale. I 9 indagati sono il patron del gruppo edile, che deve rispondere di bancarotta fraudolenta e omesso versamento delle imposte, il tesoriere, due membri del collegio sindacale, di cui uno è stato Presidente pro-tempore del C.d.A. della banca coinvolta, nonché il genero del patron. Per riciclaggio sono indagati invece due funzionari di banca e il fratello del patron; mentre per favoreggiamento, per aver ostacolato le indagini, risulta indagato il responsabile dell’area controlli dello stesso istituto.

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