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Cronaca

Il Comitato invia un altro carico di aiuti al popolo Sahrāwi

Nemmeno la drammatica alluvione che nei giorni scorsi ha devastato la Lunigiana e lo spezzino, riuscirà ad impedire, vemnerdì sera, la partenza dal porto di La Spezia dell'ennesimo carico di aiuti per il popolo Sahrāwi

Nemmeno la drammatica alluvione che nei giorni scorsi ha devastato la Lunigiana e lo spezzino, riuscirà ad impedire, vemnerdì sera, la partenza dal porto di La Spezia dell’ennesimo carico di aiuti per il popolo Sahrāwi, offerto dal Comitato per la lotta contro la fame nel mondo di Forlì.Gran parte dei beni inviati dal Comitato, a cominciare dal materiale edile, è destinato al completamento del Centro di Fisioterapia.

Il mezzo pesante, stipato di materiale vario, dopo un viaggio di 2.000 chilometri nel Sahara, da Orano a Tindouf, sfidando solleone, sabbia e predoni sotto scorta di militari algerini, recherà agli esuli Sahrāwi materiale da costruzione, viveri non deperibili, medicinali, letti e vestiario. Ad accogliere i benefattori, in nome del popolo Saharawi, i vertici nazionali del governo in esilio, ma anche e soprattutto la volontaria italiana Rossana Berini, fondatrice dell’Associazione regionale di solidarietà “Rio de Oro” e da 11 anni fra quella povera gente. Gran parte dei beni inviati dal Comitato, a cominciare dal materiale edile, è destinato al completamento del Centro di Fisioterapia per disabili ed anziani gestito da Rossana. “L’ospedale – dichiara il responsabile dell’intervento umanitario Giovanni Di Fonzo - – sta sorgendo vicino alle 10 casette in mattoni che noi del Comitato abbiamo realizzato a partire dal 2007.Per il resto, l’accampamento delle decine di migliaia di esuli che da 35 anni vivono in quel lembo di deserto concesso dall’Algeria, è fatto di tende”.

Il vero dramma del popolo Sahrāwi è l’indifferenza mondiale nei confronti della vicenda. A cominciare dall’Unione Europea, che tiene un atteggiamento veramente schizofrenico: con una mano aiuta i profughi, e con l’altra chiude un occhio sullo sfruttamento dell’ex colonia franchista del Sahara spagnolo da parte del Marocco. Tutto ha avuto inizio nel 1975, l’anno dell’occupazione militare da parte del regno nordafricano, intenzionato a sfruttare le ingenti risorse naturali presenti nell’ex colonia spagnola, in particolar modo fosfati, utilizzati dall’industria chimica di tutto il mondo. Gran parte dei duecentomila abitanti della regione è sfollata a Tindouf, nel deserto algerino. Per consolidare la sua azione invasiva, il Marocco ha innalzato un muro di sassi, sabbia e mine lungo ben 2.600 chilometri. Da circa un decennio, il dramma Sahrāwi è monitorato attentamente anche dalla Regione Emilia Romagna, con interventi di prevenzione sanitaria e di tutela dei diritti dei profughi. Uno dei progetti regionali pro Sahrāwi, “Sostegno all'istruzione pubblica ed alla conservazione ed al consolidamento della cultura Sahrāwi”, vede come capofila lo stesso Comune di Forlì.

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