rotate-mobile
Cronaca Portico e San Benedetto

Il ristorante che ha attraversato 3 secoli fondato da un'ostessa che sposò un vetturale

La storia dell'osteria "Acquacheta" di San Benedetto in Alpe che da 200 anni è gestita dalla famiglia Valtancoli e che oggi vede alle redini del locale l'ultimo discendente

Ad aprire l'osteria "Acquacheta" di San Benedetto in Alpe fu  un'ostessa che sposò un vetturale (praticamente un postino) e insieme decisero di gestire la stazione di posta dove si fermavano a bere e a mangiare i cavalli con i loro cavalieri. Lei, Francesca Ciani, aveva 18 anni ed era originaria di San Benedetto in Alpe; lui, che di anni ne aveva 24, si chiamava Vicienzo Valtancoli e veniva da San Lorenzo in Bastia, una località che distava circa 6 chilometri da San Benedetto e che ora si chiama Bocconi. Il loro atto di matrimonio è datato 22 aprile 1822 e, visto che ai tempi non si perdeva tempo in viaggi di nozze o cose simili, fu proprio da quel momento che i due giovani sposini iniziarono a gestire quella che sarebbe diventata prima osteria e poi ristorante albergo "Acquacheta", ancora operativo e, soprattutto, ancora gestito dalla famiglia Valtancoli che si appresta a festeggiare i 200 anni di attività. Un traguardo di tutto rispetto per una piccola impresa commerciale che, oltre a essere una fonte di guadagno per i proprietari, ha saputo giocare anche il ruolo di vero e proprio servizio a favore della piccola comunità di San Benedetto in Alpe (nel 1822 gli abitanti erano circa 1200, ora non ne conta più di 173).

A raccontare la storia dell'Acquacheta è Maria Valtancoli, 68 anni, che insieme al marito Carmine, ha gestito il ristorante/albergo fino al 2018 per poi passare il testimone al figlio Nicolò Russo, primo titolare con un cognome diverso perchè porta quello del padre. Ragione per cui proprio nel 2018 hanno deciso di aggiungere al nome "Acquacheta" anche il cognome Valtancoli affinché le onorate origini non vadano disperse nel tempo dei tempi.

"Io sono l'ultima nata qui dentro - racconta orgogliosa Maria - Ci avrei fatto nascere anche i miei figli ma, alla fine, me l'hanno sconsigliato. Il locale, nonostante  tutte le varie ristrutturazioni e gli ingrandimenti, è sempre quello in cui si mangiava e beveva 200 anni fa. A gestirlo prima di me sono stati mio padre, Renato Valtancoli e mia madre, Wilma Pieri, poi il nonno Emilio Valtancoli, il bisnonno Vincenzo Valtancoli, il trisavolo Pietro e il primo di tutti, Vicienzo. Secondo le voci tramandate in casa, Vicienzo faceva anche il portalettere e anche questa attività, come quella dell'osteria, si è tramandata da generazione in generazione. Il cugino di mio padre, infatti, Pierpaolo, che in settembre compie 90 anni, è stato l'ultimo portalettere della famiglia Valtancoli. All'inizio - spiega Maria tornando all'osteria - non c'erano le camere. C'era solo il piano terra dove i clienti si fermavano a mangiare e a bere. Era pienissimo soprattutto la domenica perché tutti quelli della zona, dopo essere stati a messa, il pomeriggio venivano a giocare a carte e a bere e restavano qui fino alla sera. Prendevano il quarto di litro o il mezzo litro di vino e un pezzetto di formaggio col pane. Allora non c'era il bicchiere di vino come oggi. Poi negli anni Cinquanta è stato rialzato di un piano e sono state realizzate 5 camere da letto. Dopo 15 anni è stato fatto un altro piano. Eravamo arrivati a 11 camere e col fatto che prima non c'erano i condizionatori d'estate avevamo la fila di persone che volevano venire quassù a trascorrere i giorni più caldi d'estate. Fino al 2000 esisteva la villeggiatura, la gente veniva dalla città o dalle zone più calde per trascorrere 15 o 20 giorni all'aria buona, fare delle camminate, mangiare bene. Poi vuoi la crisi, vuoi il condizionatore entrato in tutte le case, i nonni sono rimasti in città a tenere i nipoti mentre i genitori continuavano a lavorare anche d'estate, magari andando via qualche fine settimana. Così è cambiato il nostro modo di fare turismo. Adesso, per fortuna, da 5 o 6 anni si è sviluppato il turismo escursionistico, e quindi tramite booking prenotano per dormire, ma di solito è una o al massimo due notti. Diverso il discorso per il ristorante. Per la cucina siamo conosciutissimi e vengono da tutte le parti, diventa difficile anche prenotare. Abbiamo mantenuto i piatti della tradizione romagnola e toscana, qui siamo proprio al confine, integrando con tantissimi tipi di pasta fatta in casa, tra cui anche i tortelli di patate che in Romagna non si trovano, la pizza la sera. Siamo famosi soprattutto per il nostro antipasto rustico, un misto di antipasti caldi a base di tartufo, porcini, crostini alla toscana. Solo da noi si mangia un antipasto così. Poi lavoriamo molto con i funghi, il tartufo nero, gli arrosti, il capretto, la fiorentina, la carne alla griglia. La gente viene da noi perché oltre alla qualità offriamo la quantità. E quello che rimane lo portano via. In cucina, da noi, non torna indietro nulla".

Maria, nonostante sia andata in pensione, non si è ancora stancata di dare una mano in cucina o in sala. "Do volentieri un aiuto a mio figlio - conclude Maria - del resto sono molto affezionata a questo posto, ci sono nata". E, visto che nel 2021 l'unica nata a San Benedetto in Alpe è stata proprio Ginevra, sua nipote, la figlia di Nicolò,  Maria deve mantenersi attiva per insegnarle, tra qualche anno, tutti i trucchi del mestiere e continuare così la lunga, appassionata e prospera tradizione dei Valtancoli. 

IMG-20220416-WA0019-2

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Il ristorante che ha attraversato 3 secoli fondato da un'ostessa che sposò un vetturale

ForlìToday è in caricamento