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Imaginaction, 'Forlì e Co': "80mila euro per mille presenze". Gli organizzatori: "Dimenticano pioggia e restrizioni Covid"

“La giunta Zattini è incapace di elaborare una visione culturale d’insieme ed è costretta a giocare  la carta di iniziative spot, effimere e di immagine, che hanno un costo esorbitante"

“La giunta Zattini è incapace di elaborare una visione culturale d’insieme ed è costretta a giocare  la carta di iniziative spot, effimere e di immagine, che hanno un costo esorbitante e una capacità pressoché nulla di lasciare ricadute sul territorio, figurarsi contribuire a rilanciare il centro”: è la critica che proviene dai Consiglieri di opposizione di Forlì e Co. Giorgio Calderoni e Federico Morgagni. E tutto questo, sempre secondo il gruppo di opposizione, mentre giacciono fermi il recupero del Palazzo del Merenda, mentre per il complesso del San Domenico “invece del quarto stralcio e la chiusura del secondo chiostro, così da poter completare il trasferimento della pinacoteca, la giunta investe 100mila euro, per allestire una cucina al San Giacomo di modo da facilitare lo svolgimento cene e banchetti in questo spazio così prestigioso per utilizzarlo per le mangiate”.

Calderoni e Morgagni poi criticano la scelta di ospitare il Festival Imaginaction, “un'iniziativa presentata dal Comune come un modello di rilancio del centro storico tramite musica e cultura, e per la quale sono stati investiti ben 80.000 euro”. I due consiglieri hanno fatto ripetuti accessi agli atti e da quanto hanno ottenuto, individuano due punti critici rispetto al contratto stilato col Comune: “La società organizzatrice Daimon Srl ha aumentato il prezzo dei biglietti dell'evento dai 10 euro previsti ad una cifra variabile fra 20 e 35 euro pur in assenza di una esplicita autorizzazione del Comune”, dicono Calderoni e Morgagni. “Non sono poi state organizzate, in accompagnamento alle tre serate musicali, le parti forse più qualificanti del progetto, le uniche in grado di favorire un coinvolgimento di turisti e cittadini e legare la rassegna al nostro territorio, ovvero le attività di workshop, laboratori, incontri da realizzare in collaborazione con soggetti pubblici e privati operanti sul territorio in ambito musicale, pure prescritte esplicitamente dal bando”. 

Un quadro dipinto che però viene respinto dagli organizzatori del festival, tirati in ballo da Forlì & Co e che replicano a caldo, in attesa di elaborare una risposta dettagliata con carte alla mano. Per gli organizzatori c'è stata l'attività collaterale, ma soprattutto sul prezzo dei biglietti viene spiegato che tali prezzi vengono definiti nelle normali dinamiche di mercato per gli ingaggi di grandi artisti. Il festival ha portato, infatti, nomi come Fabrizio Moro, Mahmood, Diodato, Riccardo Cocciante e Samuele Bersani in tre giorni in piazza Saffi.

Ed ancora secondo Forlì & Co: “Non sono stati versati gli introiti della vendita dei biglietti ai lavoratori dello spettacolo, colpiti dall'emergenza covid. Dall’accesso agli atti è emerso che sono stati devoluti in beneficenza (e non ai lavoratori dello spettacolo) solo 6.200 euro, mentre il resoconto delle serate alla voce biglietti indica la cifra di euro 15.200”. La donazione è andata a favore di Emergency. E anche su quest'aspetto c'è la puntualizzazione degli organizzatori che spiegano che i due consiglieri di 'Forlì e Co' non hanno considerato il netto rispetto alle spese obbligatorie, ma solo i dati degli incassi. Tuttavia Morgagni e Calderoni concludono: “Alla luce di tutto questo, il nostro gruppo ha chiesto formalmente al  Collegio dei revisori dei conti del Comune di Forlì di effettuare le verifiche del caso al fine di accertare se l’attività contrattuale relativa al Festival si sia svolta regolare sotto il profilo contabile, finanziario ed economico”. 

L'evento, sempre secondo il gruppo do opposizione, non ha raccolto il pubblico sperato: “La relazione consuntiva di Daimon certifica che il Festival ha ospitato appena 350 spettatori per ciascuna delle tre serate (circa 1000 in tutto) contro i 3000 a serata che erano stati previsti inizialmente. È evidente che con l'investimento di 80mila euro si sarebbero potute realizzare molte iniziative musicali a maggior successo di pubblico. Tirando le somme, il Comune di Forlì ha investito 80.000 euro di denaro dei contribuenti e chiuso per tre sere piazza Saffi, con contraccolpi anche per le attività economiche che hanno abbassato le saracinesche in anticipo, per portare a casa un risultato costituito da poche centinaia di spettatori e nessuna ricaduta sul territorio del festival. Ancora una volta ingenti risorse sono state stornate da progetti coerenti e di prospettiva per una iniziativa effimera”. Ma proprio su questo è più tranchant la replica degli organizzatori del Festival, che negano la previsione di tremila presenze a serata, capienza impossibile a causa delle restrizioni anti-Covid vigenti in quel momento: il distanziamento, infatti, portava ad una capienza massima di mille presenti, tutti distanziati con posti a sedere prefissati. Una limitazione che ha portato ad un aggravio maggiore di costi. Due serate, infine, sono state vittima anche del meteo inclemente, con gli spettatori che hanno assistito al concerto di Fabrizio Moro, e con ospite Cocciante, con gli ombrelli aperti e sotto la pioggia scosciante.

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