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Cronaca

In Romagna aumenta la sopravvivenza per tumori. La nuova sfida sarà il Prime Center

"La Romagna ha gestito bene la situazione Covid - ha evidenziato Altini -. Possiamo affrontare l’inverno con ottimismo"

Sabato l’Istituto Oncologico Romagnolo ha celebrato quello che il professor Dino Amadori ha sempre definito come “il cuore pulsante dell’organizzazione”, coloro che “donano ciò che di più prezioso abbiamo, il tempo”: il gruppo di volontari che ogni giorno, in maniera totalmente gratuita e altruistica, prestano servizio e assistenza ai pazienti che soffrono, per agevolare il percorso di cura di chi ha più bisogno.

Il Palacongressi di Bellaria ha aperto le sue porte alla solidarietà che torna in presenza, come segno di rinascita e ripartenza verso una sempre più auspicabile normalizzazione dei rapporti umani pur non dimenticando che l’emergenza Covid è tutt’altro che alle spalle. Grandi emozioni quindi, ma anche tanta ricerca e tanta scienza: la prima parte del convegno ha visto la partecipazione del dottor Fabio Falcini, responsabile del Registro Tumori della Romagna, e di Mattia Altini, direttore sanitario dell'Ausl Romagna, che hanno fatto un po’ il punto della situazione della lotta contro il cancro nella nostra terra, per rispondere a quelle che sono le preoccupazioni di tutti riguardo al possibile rallentamento dei programmi oncologici in termini di prevenzione, diagnosi precoce e lavoro di laboratorio verso nuove cure sempre più efficaci.

"La Romagna è un’area ad alta incidenza di tumori femminili, tra cui il più comune è di gran lunga quello alla mammella, ma presenta i dati tra i più alti anche come sopravvivenza – ha spiegato proprio Falcini – la stessa cosa può dirsi per le neoplasie maschili, in cui la situazione è più variegata ma in cui comunque quello a carico della prostata la fa da padrona. In Romagna, quindi, stiamo andando bene e continuiamo a andare bene: l’incidenza cresce ma solo perché viviamo di più, e la sopravvivenza continua ad aumentare. Le persone che subiscono una diagnosi di questo tipo hanno maggiori probabilità di vivere, guarire o cronicizzare la patologia. Durante il lockdown abbiamo avuto due mesi e mezzo di blocco degli screening, ma in pochi mesi abbiamo recuperato quanto perso, raddoppiando o addirittura a volte triplicando l’attività. Questo ci riconferma che siamo fortunati e viviamo in un’area molto virtuosa».

Gli ha fatto eco Altini. "La scelta che abbiamo fatto ad agosto 2020 è stata quella di impostare l’assistenza ospedaliera non su strutture Covid e strutture non Covid, consapevoli che questa pandemia si sarebbe ripercossa soprattutto sui pazienti più fragili, che non potevamo permetterci di lasciare indietro. Abbiamo cercato di ridurre il meno possibile la nostra attività, cercando di procrastinare quelle situazioni non gravi, che potevamo permetterci di ritardare senza mettere a rischio la salute di nessuno. Oggi stiamo recuperando su tutta la linea. Per quanto riguarda il Covid, attualmente la variante Delta rappresenta il 100% delle varianti presenti nella nostra area, ma abbiamo presidi e siamo preparati ad affrontarla. Possiamo guardare all’inverno con ottimismo: d’altronde la Romagna ha sempre avuto dati bassi di occupazione delle terapie intensive, cosa che ci ha permesso di dare anche una mano alle aree limitrofe in maggiore difficoltà. Di questo non posso che ringraziare la linea tracciata dal prof. Amadori, quando propose di unificare le Ausl della Romagna: all’epoca non mi era chiara la visione del fondatore Ior, ma ci ha permesso di affrontare molto meglio anche questa emergenza".

Come prevedibile il ricordo del professor Amadori è stato un punto cardine anche dell’intervento di Luca Panzavolta, nuovo presidente dello Ior: "Io per primo, ma anche tutti i miei colleghi, sappiamo cos’abbiamo perso quando è scomparso il nostro Fondatore, tuttavia siamo consci di dover portare avanti il suo operato col suo stesso amore e con la sua stessa passione, sforzandoci di capire quale sarebbe potuta essere la sua visione verso le sfide future. È un testimone pesante ma di cui ci facciamo carico volentieri, con grande senso di responsabilità. A proposito di futuro, siamo molto consapevoli della nostra storia e delle nostre radici ma continuiamo ad andare avanti: le prossime sfide saranno il Prime Center, la struttura che metterà a disposizione della Romagna una facility fondamentale per la prevenzione e la medicina integrativa che migliori il percorso di cura dei pazienti, e il sostegno dell’apertura della Farmacia Oncologica presso l’Irst".

"Ringrazio tutto il mondo del volontariato Ior - ha concluso -. E' grazie a tutti voi presenti, e a chi ha preferito rimanere a casa per la situazione d’emergenza ma comunque dona il proprio tempo ai nostri servizi per i pazienti oncologici, che siamo ancora qua dopo più di 40 anni a prenderci cura dei bisogni del territorio. Un pensiero particolare va al mio predecessore, Domenico Scarpellini, che ha traghettato con grande passione e buona volontà la nostra organizzazione attraverso il momento più complicato, dopo la scomparsa del professor Amadori e in mezzo ad una situazione come quella che ha creato il Covid".

Della stessa opinione anche il direttore generale dello Ior, Fabrizio Miserocchi: "Il professor Amadori non ha lasciato solo un ricordo: ha lasciato una memoria ed un metodo che prosegue incarnato nelle persone che vivono e sentono la sua stessa passione verso chi soffre: è questa la grande bellezza che ci ha lasciato il nostro Fondatore. La storia dello Ior è la storia di una comunità, ed è questa la sua grande forza: è per questo che siamo riusciti ad essere vicini a chi soffre anche in un periodo di distanziamento sociale. Abbiamo implementato in fretta servizi online di assistenza e adeguato quelli in presenza in modo che potessero essere usufruiti in totale sicurezza: a dimostrarlo sono i dati che abbiamo riguardo le nostre attività".

"Sono state 39 le famiglie dei pazienti oncologici più in difficoltà che abbiamo aiutato a domicilio grazie al lavoro delle nostre operatrici sanitarie, per un totale di 610 visite e e 972 ore al letto del malato. Sono state 261 le donne in chemioterapia a cui abbiamo donato una parrucca oncologica - ha aggiunto -. Sono stati 397 i pazienti soli o non autonomi accompagnati da domicilio alle strutture ospedaliere e ritorno, per un totale di oltre 170 chilometri percorsi. Non dimentichiamo poi il grande supporto alle attività pensate per i pazienti dell’Oncoematologia Pediatrica di Rimini, e il contributo elargito al fine di far nascere presso Forlì e Ravenna le facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Bologna. Un bell’impegno che continueremo a portare avanti, consci delle nostre radici ma con un occhio sempre alle sfide future".

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