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Martedì, 16 Aprile 2024
Cronaca

Inceneritore, i medici Isde replicano: "Effetti sulle emissioni e sulla salute: incremento degli aborti"

Ridolfi cita anche lo studio Moniter condotto nel decennio scorso in Emilia-Romagna che “ha indagato gli effetti sanitari ed ambientali sulla popolazione residente in un raggio di 4 Km dagli 8 inceneritori regionali

L'inceneritore non può essere considerato uno strumento sostenibile di gestione dei rifiuti, sia per le ricadute sulle emissioni in atmosfera, sia per la salute di chi ci abita intorno: è la posizione che viene ribadita da Ruggero Ridolfi, Coordinatore Medici per l’Ambiente (ISDE) Forlì-Cesena, in risposta alla presa di posizione di Hera, che è intervenuta dopo il voto in Consiglio comunale in cui si pone la data del 2027 per lo spegnimento dell'inceneritore.

Ridolfi spiega che l'incenerimento è superato anche dalle ultime indicazioni dell'Europa: “Il 10 febbraio 2021 il Parlamento Europeo ha approvato nell’ambito del “dispositivo per la ripresa e la resilienza” una normativa valida per tutti i Paesi dell’Unione che sposta tutti gli incentivi per l’incenerimento e per le discariche dei rifiuti (fase terminale dello smaltimento), al recupero dei rifiuti al fine di ridurre drasticamente il quantitativo inquinante e di realizzare una vera Economia Circolare. Solo quest’ultima, infatti, svolge un ruolo fondamentale nella riduzione delle emissioni di gas con effetto serra per un contrasto al riscaldamento climatico, richiedendo d’altra parte una profonda trasformazione delle catene dell’attuale economia. Deve, dunque, radicalmente cambiare il concetto secondo cui discariche ed inceneritori siano strumenti di “tutela ambientale e strutture strategiche” e con esso dovranno drasticamente ridursi gli enormi interessi legati allo smaltimento, rimettendo finalmente in primo piano la salute delle persone e la tutela del territorio”.

Ridolfi cita anche lo studio Moniter condotto nel decennio scorso in Emilia-Romagna che “ha indagato gli effetti sanitari ed ambientali sulla popolazione residente in un raggio di 4 Km dagli 8 inceneritori regionali ed ha prodotto due pubblicazioni scientifiche (Epidemiology. 24 - 2013; Environment Int. 78 - 2015) che hanno verificato rispettivamente un incremento del 75% dei nati prematuri ed un incremento del 30% dell’abortività spontanea. Scrivono gli autori: 'l’esposizione alle emissioni  degli inceneritori  di rifiuti urbani è associato ad un aumento di rischio statisticamente significativo di aborti spontanei'. Dobbiamo ricordare che le alterazioni e le patologie legate alla riproduzione sono le prime ad apparire negli studi epidemiologici dei territori inquinati; le malattie degenerative ed i tumori vengono evidenziati solo con studi a più lungo termine”.

Inoltre c'è anche lo studio fatto a Forlì: “Recentemente è stato pubblicato uno studio condotto su 220 bambini sani di Forlì, 62 dei quali residenti entro 3 Km dai “nostri” due inceneritori e considerati “esposti” (Int. J. Environ. Res. Public Health – 2020). L’accumulo di metalli pesanti valutato nelle unghie dei ragazzi ha mostrato una percentuale di concentrazione maggiore negli esposti rispetto ai controlli (cioè gli altri 158 bambini). In particolare le concentrazioni di Bario, Nichel, Manganese e Rame risultano essere efficaci predittori di identificazione di coloro che vivono nelle aree esposte e, correlando tra loro, suggeriscono una fonte comune di emissione. Va ricordato che gran parte di questi metalli viene veicolato dal particolato fine (PM2,5) ed ultrafine per il quale non esiste alcun filtro anche nei più moderni impianti. Manganese e Rame, se in eccesso nel nostro corpo, sono elementi pericolosi per la salute e il Nichel è un cancerogeno gruppo1 IARC. La difesa degli inceneritori (in Europa il termine termovalorizzatori non esiste!) è sempre più debole: lo sanno i ragazzi di Friday For Future, se ne stanno accorgendo i cittadini preoccupati per la propria salute e per la tutela dell’ambiente e dovranno prenderne atto anche gli amministratori con buona pace degli imprenditori che dovranno cercare altre vie di business”, conclude il coordinatore Isde.

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