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Giovedì, 28 Settembre 2023
Cronaca

L'arresto di Pini, il Gip: "Intorno al lui un sistema clientelare, un mercato di scambio di favori e relazioni opache"

Il gip definisce quello di Pini un “sistema clientelare” con appartenenti alle istituzioni, “realizzando un mercato di scambio avente oggetto reciproci favori, in un contesto di relazioni opache”

Emergono nuovi dettagli sulla vicenda giudiziaria che ha portato in carcere l'ex deputato leghista Gianluca Pini e ai domiciliari l'ex direttore generale dell'Agenzia delle Dogane Marcello Minenna, nell'ambito di una maxi-inchiesta della Procura di Forlì e della Direzione distrettuale Antimafia di Bologna, che ha visto - su due filoni solo parzialmente intrecciati tra loro – 34 provvedimenti cautelari e 63 milioni di euro sequestrati. Per Minenna, lo scorso aprile il gip De Paoli aveva respinto la richiesta di arresto avanzata dalla Procura della Repubblica.

Il business delle mascherine

Il filone di indagine che vede Pini come perno dell'inchiesta verte appunto su una sospetta truffa nella pubblica fornitura di mascherine all'Ausl Romagna (seguito alla Procura di Forlì dalla procuratrice Maria Teresa Cameli e dalla pm Laura Brunelli). Bisogna fare un salto indietro al drammatico periodo del marzo 2020: l'epidemia era nella sua fase iniziale e più virulenta e perfino negli ospedali mancavano dispositivi di protezione personale, ormai irreperibili sul mercato.

E' in questo contesto che, secondo le accuse, Pini sarebbe riuscito a procacciarsi  i dispositivi in Cina e a stipulare un contratto milionario in pochi giorni, per rifornire di mascherine l'azienda sanitaria per un massimo di 6,3 milioni di euro. Per la Procura, tuttavia, tali mascherine sarebbero state munite di falsi certificati CE e di conformità. In appena 11 giorni l'ex deputato ricevette sui conti della sua società 'Codice' (che si occupa di ristorazione e alimenti) ben 3.592.800 euro in tre tranche, come pagamento anticipato e, per le accuse, illecito, relativo a 3.480.000 mascherine tra “facciali” e FFP2. Connesso a questa vicenda è finito nei guai anche Gianluca Prati, responsabile del magazzino unico dell'Ausl Romagna.

Pini interrogato: risponde alle domande di giudice e pm

Minenna nel sistema clientelare di Pini 

Il gip definisce quello di Pini un “sistema clientelare” con appartenenti alle istituzioni, “realizzando un mercato di scambio avente oggetto reciproci favori, in un contesto di relazioni opache”, ma “dimostrandosi capace di uno straordinario peso specifico circa il livello di penetrazione e di prepotenza”. Una trama di legami che si sarebbe realizzata grazie alla sua pregressa attività di deputato della Repubblica. “Di fatto l'indagato appare essere stabilmente inserito, grazie a questa rete di conoscenze e rapporti speciali, in enti pubblici nazionali e locali”, è quanto scrive il Gip De Paoli. Si va da “agganci” in Polizia come nei Carabinieri, dalle Prefetture di Forlì e di Ravenna e perfino in Procura a Ravenna. 

Rapporti che arrivavano fino al direttore dell'Agenzia delle Dogane Marcello Minenna, con cui Pini aveva allacciato relazioni fin dal gennaio 2019. Perché tale relazione? Minenna avrebbe cercato in Pini “un valido interlocutore per esercitare una penetrazione nella Lega”, per “vedersi confermati i propri incarichi o di ottenerne di più prestigiosi”. Tuttavia in quel periodo Pini non era più parlamentare e da tempo aveva assunto una posizione di netta rottura con la linea della “Lega nazionale” di Matteo Salvini, restando ancorato alla vecchia Lega Nord di Bossi e Maroni. Tuttavia questo, non sarebbe stato un problema, dato che Pini avrebbe mantenuto “rapporti inalterati con molti esponenti di tale formazione politica”, sempre secondo il Gip.

I rapporti coi politici

Con chi? Il nome che ricorre più spesso nelle carte della Procura è quello del Ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti (non coinvolto nell'inchiesta). Pini avrebbe sollecitato Giorgetti a partecipare ad alcuni eventi di Minenna, come la presentazione del 'Libro Blu' e l'inaugurazione della 'Casa dell'Anticontraffazione': a quest'ultimo evento, il 16 giugno 2021, Giorgetti partecipò effettivamente e tale presenza “fu molto apprezzata da parte di Minenna, perché rappresentava per lui l'accreditamento con la Lega che tanto desiderava”, dice come testimone uno dei più stretti collaboratori dell'ex direttore dell'Agenzia delle Dogane. Tale incontro è “risultato effettivamente conseguito grazie all'intercessione di Pini”, secondo il Gip De Paoli.

Prima, invece, nel maggio 2020, Marcello Minenna  pareva soffrire di questo mancato riconoscimento. In una telefonata con Pini diceva: “Gianlù, abbi pazienza, io sono in squadra e Matteo (Salvini, ndr) lo sa, Giancarlo (Giorgetti, ndr) pure, cioè non riesco a capire perché questi mi trattano....”. I due poi si sentono per altre “attività volta a comprimere le voci di dissenso o critiche che si levavano sull'operato dell'Agenzia delle Dogane all'interno del partito della Lega o da iniziative giornalistiche”. Pini, a favore di Minenna, promette di parlare con il direttore di un giornale in occasione di una intervista ritenuta travisata. I contatti si fanno febbrili nel febbraio 2021 quando l'ex direttore delle Dogane teme per l'incarico nel passaggio al nuovo governo e cerca, tramite Pini, un incontro nuovamente con Giorgetti. Il 17 maggio 2021 Minenna viene riconfermato alla guida delle Dogane.

I favori alle Dogane

Ma i messaggi e le telefonate tra i due, sempre secondo la ricostruzione degli inquirenti, non riguardavano solo i giochi della politica, ma anche gli interessi di Pini nell'inport-export. Gli inquirenti da marzo 2020 a febbraio 2021 tracciano 14 episodi in cui Minenna avrebbe messo “la sua funzione pubblica in una condizione stabile di messa a servizio di interessi meramente privatistici, quali quelli di un imprenditore”. Si tratta quasi sempre dello sblocco di lotti di mascherine che tardavano ad essere sdoganati a Malpensa e a Milano, oppure altre questioni burocratiche, verifiche o relative ai dazi. In un caso c'era di mezzo una partita di termometri non marcati CE in cui si prospettava il sequestro amministrativo cautelare. 

Una rete estesa 

Nella ricostruzione degli inquirenti, però, non c'è solo il fitto rapporto tra Minenna e Pini. Quello che il gip definisce un “sistema clientelare” dell'ex deputato si ramifica in vari enti e a più livelli. Si va dal poliziotto della Questura di Forlì che avrebbe passato all'ex parlamentare informazioni su terze persone acquisite dai sistemi informatici delle forze dell'ordine in cambio del trasferimento in un ufficio più gradito. Stessa cosa, sostanzialmente, con un carabiniere della provincia di Ravenna. Oppure il funzionario della Prefettura di Ravenna che mentre interloquiva con Pini per far ottenere alla figlia un posto in banca, si interessava a un iter bloccato di rinnovo di licenza di porto d'armi a favore di un amico e socio in affari dell'ex deputato.

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