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Incidenti stradali Dovadola

Due morti sulla Statale 67, l'odissea di oltre 50 famiglie per uscire di casa

La tragedia, con i due morti a Casone di Dovadola, riporta in primo piano l'emergenza della strada statale 67 del Muraglione

La tragedia, con i due morti a Casone di Dovadola, riporta in primo piano l'emergenza della strada statale 67 del Muraglione, un'arteria statale gestita dall'Anas che da Pieve Salutare in su è rimasta cristallizzata da decenni, pressoché identica a quando il Granduca di Toscana la realizzò nell'800, prima dell'Unità d'Italia. Dei progetti di riammodernamento, di cui si parla da oltre trent'anni, non esiste più traccia. Ed ora l'Anas fa perfino fatica, coi fondi che ha a disposizione, a curare la manutenzione ordinaria. Intanto non si sopisce l'annosa polemica delle moto che sfrecciano  a velocità paurose verso il Muraglione, una sorta di "tempio delle due ruote". Anche nella giornata di martedì, col caldo estivo di questo periodo, molti residenti dei vari comuni che insistono sull'arteria avevano notato un forte via vai di moto, decisamente oltre i limiti di velocità.

LE INDAGINI - La dinamica dell'incidente di martedì pomeriggio è ancora al vaglio della Polizia Stradale di Rocca San Casciano, che deve determinare la velocità con cui la Kawasaki percorreva la Statale in quel punto (dove il limite è dei 50 km all'ora), così come capire se l'anziano di 86 anni  travolto stava camminando sul ciglio stradale corretto vale a dire in quello in senso di marcia opposta, come prescrive il codice della strada per i pedoni su strade extraurbane; oppure ancora se l'attraversamento era stato fatto in sicurezza. Il decesso di entrambi i protagonisti dell'incidente di fatto affievolisce anche l'impellenza di individuare la percentuale delle responsabilità, sebbene la Stradale abbia ascoltato alcuni testimoni da accompagnare ai rilievi sull'asfalto.

TRAGEDIA A DOVADOLA: IL VIDEO

STRADA PERICOLOSA - Al di là delle responsabilità resta la pericolosità oggettiva del punto in cui è avvenuto l'incidente. La piccola via Leopardi, una strada chiusa, serve una piccola zona abitata con oltre 50-60 famiglie che non hanno altra via di uscita da casa se non appunto la statale. Nessun attraversamento pedonale protetto, nessun marciapiede, ma neanche un ciglio erboso su cui ricavare un sentiero oltre la linea bianca di delimitazione della carreggiata, dal momento che subito sui lati si trovano i fossi di scolo. Per raggiungere a piedi o in bicicletta anche il vicino bar della frazione a 200 metri, centro della vita sociale del piccolo abitato, o la fermata dell'autobus, l'unico modo per queste famiglie è quello di fare gli equilibristi sulla linea bianca di delimitazione. E' qui che hanno trovato la morte investito e investitore. "Quando il camion dei rifiuti deve svuotare i cassonetti di quella via laterale si deve bloccare completamente in mezzo alla statale e poi entrare in retromarcia nella via Leopardi, occupando entrambe le corsie della Statale per una manovra molto lenta - spiega un utente abituale della Statale -. Io lo so e freno per tempo, ma chi non lo sa?". In questo c'è anche il dramma tutto italiano di costruire abitazioni (in questo caso ben 4 condomini) lungo gli assi stradali più trafficati e abbandonandole poi a sè stesse, senza che un Comune imponga di realizzare un marciapiede per permettere un collegamento con la vita sociale di un borgo che pure è così piccolo. L'unico sostegno che ha chi esce da via Leopardi è uno specchio parabolico, dal momento che poco distante c'è pure una curva sulla SS67.

Drammatico incidente mortale a Dovadola, 23-5-2017

IL SINDACO - Il sindaco di Dovadola Gabriele Zelli allarga le braccia: "Per creare marciapiedi in tutti quei punti ci vorrebbero risorse ingenti che l'Anas non ha, dato che fa fatica a rispondere alle nostre richieste di manutenzione ordinaria, per altro non facile in zone collinari. Anche a Dovadola per raggiungere punti pubblici, come il cimitero bisogna camminare sulla statale in tratti privi di marciapiede e quindi la prima cosa resta sempre il rispetto dei limiti di velocità, di uniformare la guida alle condizioni della strada e a quelle meteorologiche. Non esistono strade sicure, anche quelle ammodernate, se non si rispetta questo principio".

L'INCIDENTE - Nello schianto avvenuto a Casone due persone sono morte martedì pomeriggio intorno alle 18,30. Il tutto si è verificato in pochissimi istanti, quando un motociclista che scendeva dal passo del Muraglione in direzione Forlì ha travolto un pedone che, secondo le prime informazioni, attraversava in un punto della Statale 67 privo di marciapiede e passaggio pedonale e camminava sul ciglio stradale. Come conseguenza dell'impatto anche il motociclista, che si trovava in sella ad una Kawasaki Ninja 600, è rovinato sull'asfalto. Nella caduta ha perso la vita. L'anziano pedone invece è stato sbalzato nel fosso. Sul posto si sono concentrati i soccorsi del 118, giunti con un'ambulanza, l'auto medicalizzata e l'elicottero delle emergenze giunto da Ravenna. Purtroppo tutti gli sforzi per rianimare i due coinvolti nell'incidente sono andati vani ed entrambi sono morti sul posto: il pedone di 86 anni, Primo Benedetti, residente nella stessa frazione, e il centauro trentenne, Manuel Castagnoli, residente a Forlimpopoli, ma domiciliato ai Romiti di Forlì. Quest'ultimo faceva il cuoco al ristorante "Panoramico" di Vecchiazzano. Per rilevare l'incidente è giunta una pattuglia della Polizia Stradale di Forlì, distaccamento di Rocca San Casciano. Presenti anche i vigili del fuoco.

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