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Cronaca

Giro di bitcoin per esser usati nel "Deep web": arrestato genio dell'informatica

Il giovane, pedinato dai militari, è stato fermato a fine settembre nei pressi della stazione di Bologna a seguito di uno scambio, venendo trovato in possesso di 52mila euro

Si dice "bitcoin", si traduce moneta elettronica. E nel mondo del "Deep Web" va molto di moda per la compravendita di droghe via internet, sempre più diffusa tra i più giovani. Dentro quel tunnel oscuro era finita una coppia di giovani forlivesi, arrestata in concorso per "detenzione e importazione di sostanze stupefacenti dall'estero". Le indagini dei Carabinieri del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo del comando provinciale di Forlì-Cesena, al comando del maggiore Pietro d’Imperio, e seguite dal tenente colonnello Gianluigi Cirtoli, comandante del Reparto Operativo, sono proseguite, permettendo di individuare la figura alla quale i due si erano rivolti per acquistare i bitcoin.

Si tratta di un esperto informatico di 26 anni, incensurato e residente nel Modenese, arrestato in esecuzione ad un'ordinanza di custodia cautelare firmata dal giudice per le indagini preliminari Giorgio Di Giorgio per "riciclaggio, indebito utilizzo di carte di credito o di pagamento e porto abusivo in luogo pubblico di arma da fuoco".

Riciclaggio di bitcoin, arrestato un 26enne

Il giovane, pedinato dai militari, è stato fermato a fine settembre nei pressi della stazione di Bologna a seguito di uno scambio, venendo trovato in possesso di 52mila euro in una valigetta. Ammesse le proprie responsabile, tornato in libertà con l'obbligo di firma. Secondo le risultanze investigative, gestiva un volume d'affare elevato, quantificato in circa mezzo milione di euro mensile, l'equivalente di circa 300-350 di "bitcoin", dal quale ricava una percentuale. 

IL VIDEO: ARRESTATO INTERMEDIARIO DI "BITCOIN"

L'inizio dell'indagine

L'indagine, coordinata dal pubblico ministero Sara Posa, ha mosso i primi passi all'inizio del 2017 con l'arresto in flagranza di una coppia di giovani forlivesi in concorso per "detenzione e importazione di sostanze stupefacenti dall'estero". Secondo quanto appurato dagli uomini dell'Arma, i due avevano acquistato droga dalla Germania ed Olanda utilizzando la rete "Tor" (The Onion Router), un sistema di comunicazione operante nel "Deep Web", considerato il lato “oscuro” ed anonimo di internet dove viene venduta e acquistata merce illegale di ogni tipo, dalle sostanze stupefacenti alle carte di credito clonate ed alle armi.

I bitcoin

Nella circostanza la merce era stata pagata mediante criptomoneta, nel caso specifico “bitcoin”. Si tratta di una moneta virtuale (non regolamentata al momento in Italia), realizzata attraverso stringhe di codice informatico, creata nel 2009 da un programmatore che utilizzò lo pseudonimo Satoshi Nakamoto. I bitcoin si comprano tramite alcuni software, pagando, ma c’è anche chi li acquista di persona per restare ancora più anonimo.

Dall'analisi del materiale informatico sequestrato è emersa la figura del 26enne modenese. Il suo ruolo era quello dell'"exchanger", figura assimilabile all’intermediario finanziario, da cui i forlivesi acquistavano i "bitcoin". Gli investigatori hanno appurato che il denaro frutto dell’attività di spaccio della coppia, quantificabile di diverse migliaia di euro, attraverso l’intermediazione dell’exchanger, veniva regolarmente convertito in criptovaluta, attraverso carte prepagate, che, al fine di eludere i controlli antiriciclaggio, erano regolarmente intestate a dei soggetti prestanome.

Il ruolo del 26enne

Secondo quanto appurato dagli investigatori, il 26enne aveva effettuato altre transazioni di denaro con numerosissimi soggetti noti alle forze dell'ordine, principalmente per i reati di detenzione, spaccio e traffico di sostanze stupefacenti, frode informatica e truffa. Il prosieguo dell’attività, svolta con tecniche tradizionali e sviluppata attraverso l’utilizzo di apparecchiature ed il supporto di avanzati strumenti informatici, ha accertato come l'esperto informatico sia una figura molto conosciuta e ricercata dai numerosi clienti grazie alla pubblicità effettuata su siti internet specializzati, quali piattaforme di scambio o forum di discussione, con un volume mensile di scambi elevato, che si aggirava tra i 100 ed i 250 bitcoin ed oltre 500 scambi confermati. 

Il modus operandi

Il suo modus operandi era chiaro: per transazioni al di sotto dei 3mila euro l’attività si svolgeva tramite web con ricezione di denaro mediante accreditamento su carte prepagate, mentre per transazioni sopra i 3mila euro venivano concordati incontri di persona in molte città del Nord Italia tra acquirente e venditore di criptovaluta, utilizzando denaro in contanti. In questi casi, gli incontri, tutti monitorati dai carabinieri del Nucleo Investigativo, avvenivano nell’abitazione dell’arrestato o in camere d’albergo, provviste di cassetta di sicurezza, ove riporre il denaro ricevuto. Inoltre, il 26enne, titolare di porto di pistola per uso sportivo, temendo per la propria persona, era solito portare con sé la sua pistola, violando di conseguenza la normativa in materia di armi. Nel corso della perquisizione domiciliare (trovati 7mila euro) e nell’ufficio ove lavorava, sono stati sequestrati diversi apparati informatici, sui quali sono in corso approfondimenti tecnici. Sequestrati anche 16 bitcoin per un valore di circa 75mila euro di criptomoneta.

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