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Il caso

Indossò la maglietta 'Auschwitzland', "Il fatto non costituisce reato": assolta

La Procura aveva chiesto per lei una condanna a nove mesi e 600 euro di multa. "Siamo felici e soddisfatti", commenta Ticchi, difesa dal marito, avvocato Daniele D'Urso. L'Anpi si era costituita parte civile.

"Il fatto non costituisce reato". Con questa formula il tribunale di Forlì ha assolto Selene Ticchi, all'epoca militante di Forza Nuova e ora nel Movimento nazionale rete dei patrioti, che il 28 ottobre 2018 indossò la maglietta con la scritta 'Auschwitzland' durante il raduno dei 'nostalgici' a Predappio (Forli'-Cesena) e per questo motivo era a processo per la violazione della Legge Mancino. La Procura aveva chiesto per lei una condanna a nove mesi e 600 euro di multa. "Siamo felici e soddisfatti", commenta Ticchi, difesa dal marito, avvocato Daniele D'Urso. L'Anpi si era costituita parte civile.

La vicenda fece scoppiare un caso nazionale sulla manifestazione filofascista, una delle tre che ogni anno si tiene a Predappio, città natale del Duce, assieme alla celebrazione della nascita e della morte di Benito Mussolini. All'inizio del mese di febbraio del 2019 il pubblico ministero Francesca Rago aveva riconosciuto in quella maglietta una "manifestazione esteriore di intolleranza razziale in quanto raffigurante il campo di sterminio di Auschwitz, simbolo universale del genocidio degli ebrei" come se fosse una sorta di Disneyland, cioè un parco divertimenti. La maglietta col suffisso "land" e con i caretteri tipici della Disney avvicinava i due concetti in modo irriguardoso.  

In questa maglietta, la Procura di Forlì aveva ravvisato quindi la violazione dell'articolo 2 della legge 205 del 1993 contro le discriminazioni razziali in quanto ha rappresentato l'ostentazione di emblemi e simboli dei movimenti che incitano alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi (Legge Mancino). L'ostentazione era documentata, secondo l'accusa, nel suo utilizzo nel corso di interviste e fotografie scattate da giornalisti di testate locali, nazionali e da riprese girate una troupe televisiva spagnola.

Il pm Rago aveva quindi chiesto al gip l'emissione di un decreto penale di condanna, un rito alternativo che prevede una condanna che viene comminata senza processo e contro cui l'indagato ha la possibilità di ricorrere entro 15 giorni, per chiedere di essere processato. Il gip Monica Galassi aveva nel febbraio del 2019 accolto la richiesta della Procura di una condanna a 4 mesi di reclusione, convertita in 9.050 euro di multa. Giovedì l'assoluzione in primo grado, perchè "il fatto non costituisce reato".

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