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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Informatori scientifici del farmaco: "Esclusi dalla vaccinazione prioritaria, ma siamo categoria a rischio"

"L’Emilia Romagna è una delle 5 regioni che negano la vaccinazione agli Informatori scientifici del farmaco e parafarmaco"

Il Coordinamento emiliano-romagnolo di FedaiisfII,  attraverso Lamberto Zannotti, presidente della sezione Aiisf interprovinciale di Forlì-Cesena, mette in risalto il rifiuto da parte della Regione Emilia-Romagna alla vaccinazione prioritaria anti-covid della categoria degli informatori scientifici del farmaco operanti nel territorio. "L’Emilia Romagna è una delle 5 regioni che negano la vaccinazione agli Informatori scientifici del  farmaco e parafarmaco - si sottolinea - qualcuno ritiene che gli ISF siano privilegiati perché 15 regioni hanno considerato questa  professione a rischio di contagio e quindi l’hanno inserita nella fase 1 delle categorie prioritarie per  la vaccinazione".  

"L'attività degli informatori scientifici del farmaco, anche se preesistente, è stata inserita nella legge 833 del 1978 che istitutiva il Servizio Sanitario Nazzionale come “servizio scientifico”, ma è nel 2006 col decreto legge 219 che viene compiutamente regolamentata la professione. Non è un venditore, deve essere un laureato con il compito specifico di illustrare ai  medici le caratteristiche tecnico scientifiche dei farmaci che l’azienda per cui lavora produce - prosegue -. Come dice Aifa, è 'l’unico esclusivamente legittimato a fornire al medico l’informazione sui  medicinali'. Essendo vietata la pubblicità dei farmaci da prescrizione, l’Isf, con l’informazione scientifica e non pubblicitaria, è quindi l’unico veicolo che le aziende hanno per far conoscere ai  medici i propri farmaci. E la conoscenza tecnico scientifica dei farmaci da parte dei medici  permette loro di scegliere il farmaco più adatto alle esigenze terapeutiche di ogni singolo paziente".  

"Una professione - rimarca il coordimento - quella dell’Isf che deve svolgersi per forza di cose in ospedali, ambulatori e strutture sanitarie in genere. Non vogliamo prevaricare su categorie fragili, ma vorremmo solo essere riconosciuti  professionalmente come ISF e che ci venisse comunicato quando potrà essere il nostro turno di  vaccinazione".

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