Informatori scientifici del farmaco: "Esclusi dalla vaccinazione prioritaria, ma siamo categoria a rischio"
"L’Emilia Romagna è una delle 5 regioni che negano la vaccinazione agli Informatori scientifici del farmaco e parafarmaco"
Il Coordinamento emiliano-romagnolo di FedaiisfII, attraverso Lamberto Zannotti, presidente della sezione Aiisf interprovinciale di Forlì-Cesena, mette in risalto il rifiuto da parte della Regione Emilia-Romagna alla vaccinazione prioritaria anti-covid della categoria degli informatori scientifici del farmaco operanti nel territorio. "L’Emilia Romagna è una delle 5 regioni che negano la vaccinazione agli Informatori scientifici del farmaco e parafarmaco - si sottolinea - qualcuno ritiene che gli ISF siano privilegiati perché 15 regioni hanno considerato questa professione a rischio di contagio e quindi l’hanno inserita nella fase 1 delle categorie prioritarie per la vaccinazione".
"L'attività degli informatori scientifici del farmaco, anche se preesistente, è stata inserita nella legge 833 del 1978 che istitutiva il Servizio Sanitario Nazzionale come “servizio scientifico”, ma è nel 2006 col decreto legge 219 che viene compiutamente regolamentata la professione. Non è un venditore, deve essere un laureato con il compito specifico di illustrare ai medici le caratteristiche tecnico scientifiche dei farmaci che l’azienda per cui lavora produce - prosegue -. Come dice Aifa, è 'l’unico esclusivamente legittimato a fornire al medico l’informazione sui medicinali'. Essendo vietata la pubblicità dei farmaci da prescrizione, l’Isf, con l’informazione scientifica e non pubblicitaria, è quindi l’unico veicolo che le aziende hanno per far conoscere ai medici i propri farmaci. E la conoscenza tecnico scientifica dei farmaci da parte dei medici permette loro di scegliere il farmaco più adatto alle esigenze terapeutiche di ogni singolo paziente".
"Una professione - rimarca il coordimento - quella dell’Isf che deve svolgersi per forza di cose in ospedali, ambulatori e strutture sanitarie in genere. Non vogliamo prevaricare su categorie fragili, ma vorremmo solo essere riconosciuti professionalmente come ISF e che ci venisse comunicato quando potrà essere il nostro turno di vaccinazione".