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Cronaca

Infortuni sul lavoro per Covid: sono 681 in provincia. I settori a rischio, più colpite le donne

Forlì-Cesena è la provincia che registra i numeri migliori in Romagna dove si contano cinque decessi

Maglia nera alla provincia di Rimini con 943 infortuni Covid sul lavoro, ma Ravenna registra l’aumento maggiore nel mese di dicembre registrando un +67% di infortuni rispetto al mese precedente. Purtroppo sono 5 le persone in Romagna decedute a seguito di infortunio Covid. Forlì-Cesena è la provincia che registra i numeri migliori: zero decessi e 681 infortuni Covid sul lavoro. I dati pubblicati da Inail non sono confortanti. Nel 2020 in Romagna sono stati 2.368 gli infortuni sul lavoro dovuti al Covid e 5 le vittime.

“I dati sono migliorati rispetto alla prima ondata - afferma il segretario generale della Cisl Romagna, Francesco Marinelli - ma gli aumenti nel mese di dicembre devono preoccuparci. Diversamente da marzo dello scorso anno, ora abbiamo protocolli e dispositivi di sicurezza, ma nonostante ciò, l’andamento degli infortuni da novembre è ripreso a salire in maniera preoccupante. È fondamentale che le aziende e i lavoratori non abbassino la guardia”. La provincia che registra i dati peggiori è quella di Rimini con 943 infortuni, poi Ravenna con 744 e Forlì-Cesena con 681.

L'84% degli infortuni sono ricondotti a infermieri

Il 39% degli infortuni hanno colpito lavoratori con una età compresa tra i 35 e il 49 anni e sono le donne le più colpite, il 73% sul totale degli infortuni. “Questo è spiegabile - sottolinea il segretario cislino - dal fatto che la maggioranza degli infortuni si registra nel settore sanità e assistenza sociale, dove in maggioranza è impiegato personale femminile”.

Rimini segna nel 2020 il dato più alto con 943 di infortuni Covid, e registra anche un forte aumento tra novembre e dicembre, + 46%.
Rispetto al resto del Paese l’Emilia Romagna ha registrato un numero maggiore di infortuni nel mese di marzo, mentre è inferiore alla media italiana nella seconda ondata di ottobre-novembre. L'Emilia Romagna è quarta in Italia sia per numero di infortuni Covid, sia per infortuni mortali. Il 68% degli infortuni si registra nel settore sanità e assistenza sociale, il 16% nella pubblica amministrazione e il 6,3% nei lavoratori precari della ricerca e tecnici impiegati in sanità.

La professione più colpita (46% del totale) è, secondo la definizione dell’Inail, quella dei “tecnici della salute”, di cui l’84% degli infortuni sono ricondotti a infermieri. “Questo è certamente dovuto alla maggiore esposizione al virus nelle strutture sanitarie, – sottolinea il segretario Marinelli - come dimostrano il numero elevato di accessi registrato ai pronti soccorsi degli ultimi mesi e i casi di contagio avuti all’interno delle medicine. Su questo tema è già stato posto l’accento da parte della nostra organizzazione sindacale, che da tempo sottolinea la necessità di estrema attenzione al tema degli organici e dell’organizzazione di tutti i reparti maggiormente esposti alle conseguenze dell’andamento pandemico a garanzia del personale e della qualità dei servizi”.

“I dati anche in Romagna sono migliori rispetto al resto del Paese, dove invece il numero di infortuni Covid tra ottobre e novembre è superiore rispetto alla prima ondata di contagi avuta tra marzo e maggio. Questo significa che nei nostri territori i protocolli fatti con le aziende sono stati utili ed utilizzati, ma - sottolinea Marinelli - preoccupano fortemente gli aumenti registrati nell’ultima rilevazione del mese di dicembre. Ora, a differenza della prima ondata, sono a disposizione ampie dotazioni di dispositivi di sicurezza che vanno utilizzati correttamente, ma è fondamentale non abbassare la guardia continuando ad impegnarsi per limitare sempre di più le occasioni di contagio per i lavoratori”.

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