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Tempo di Natale

L'intervista di Natale, il vescovo Corazza: "Bisogna reagire con determinazione alla tentazione dello scoraggiamento"

L'INTERVISTA - Questo il messaggio di speranza nel giorno del Santo Natale che il vescovo della Diocesi di Forlì-Bertinoro, Livio Corazza, rivolge ai cittadini in un'intervista speciale rilasciata a ForlìToday

È un Natale di "luci in mezzo a tanta oscurità". Per molti difficile, nel quale si allungano i tentacoli di una crisi che spinge più forte che mai. Dalla quale "ne usciremo bene solo se lo faremo tutti insieme". E la comunità forlivese "reagisce con determinazione alla tentazione dello scoraggiamento e dello sguardo depressivo sul mondo". Questo il messaggio di speranza nel giorno del Santo Natale che il vescovo della Diocesi di Forlì-Bertinoro, Livio Corazza, rivolge ai cittadini in un'intervista speciale rilasciata a ForlìToday.

Eccellenza, come ha vissuto questo 2022?
"E’ stato un anno impegnativo e contraddittorio. Era iniziato con tanta fiducia, con molti segnali di ripresa gelati poi dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Dal punto di vista ecclesiale questi mesi sono stati caratterizzati dal cammino sinodale con oltre 400 incontri che si sono svolti in tutte le unità pastorali. In aprile poi con 600 ragazzi abbiamo partecipato a Roma all’incontro con Papa Francesco di 80.000 adolescenti, un evento molto significativo. Ma vedo anche il calo di partecipazione alla messa. Insomma luci e ombre".

Lei che è Pastore di questa comunità, come la vede dopo la pandemia, con timori di guerre e preoccupazioni economiche?
"Mi pare che la pandemia non sia proprio finita, ancora, bisogna essere prudenti. La comunità cristiano cattolica forlivese condivide con tutti le preoccupazioni sociali ed economiche, ma ha la netta consapevolezza che, partendo dalla fede in Cristo, non può, non deve e non vuole lasciarsi travolgere dalle preoccupazioni. Reagisce con determinazione alla tentazione dello scoraggiamento e dello sguardo depressivo sul mondo. Non è quello che Cristo vuole. Anzi. E segnali belli e promettenti ci sono".

Gli echi della guerra in Ucraina, famiglie che lottano ad arrivare alla fine del mese. Come ne usciremo?
"Ne usciremo, ma ne usciremo bene solo se lo faremo tutti insieme. È appena uscito il messaggio del Papa per la Giornata per la pace che porta il titolo significativo: “Nessuno può salvarsi da solo”".

Com'è cambiata la vita nella Diocesi dopo due anni di pandemia?
"Vedo anche qui luci e ombre. Più determinata in alcune componenti, in particolare fra i laici impegnati. Con i preti ancora di più immersi nei tanti servizi richiesti dal loro ministero. Dovremo ridurre il loro lavoro, distribuendo i compiti".

Il covid-19 è stato un autentico trauma. A soffrirne maggiormente bambini e giovani. Qual è la migliore riabilitazione?
"L’unica vera riabilitazione è la fraternità. L’esperienza vera e concreta della comunione aiuta a curare le ferite della solitudine e dell’isolamento. E questo è il compito della Chiesa. Un esempio sono i centri estivi e le proposte educative delle parrocchie e delle associazioni che sono riprese a pieno ritmo". 

Come ha giudicato il fatto che le Diocesi della Romagna non abbiano ricevuto i fondi dal Pnrr?
"Ho provato amarezza e sconcerto. Le Chiese della Romagna non sono diverse da quelle dell’Emilia. Gli edifici ecclesiali subiscono le stesse conseguenze in caso di sisma di quelli statali. Mi auguro che anche le autorità pubbliche, sindaci compresi, sostengano la richiesta di riparare a questa grave disuguaglianza".

Sono tanti i "tesori nascosti" che appartengono alla nostra Diocesi e che meriterebbero di esser messi in luce. C'è un impegno per far di Forlì meta di turismo religioso?
"Ci sono luoghi e opere d’arte di estremo interesse che sono già meta di pellegrinaggi religiosi come la chiesa di Sant’Andrea di Dovadola dove riposa Beata Benedetta Bianchi Porro e il santuario di Montepaolo dove ha vissuto 800 anni fa Sant’Antonio. Non dimentichiamo il Museo interreligioso di Bertinoro. Luoghi simbolici di straordinaria attrattiva. Abbiamo un museo permanente diocesano contenuti in oltre 200 chiese, con 1581 quadri, 838 calici e centinaia di oggetti sacri, opera di artigiani locali, che potrebbero essere messi in mostra incrementando le visite d’arte. Non mancano buona volontà e idee, ma manca altro…"

E' davvero una "Forlì che brilla" a suo avviso?
"Certo, ma potrebbe brillare tutto l’anno. Anche se questo richiede tanti investimenti dal pubblico e dai privati. Per me, le luci esterne sono un incoraggiamento affinchè si accendano le luci dell’anima".

Corsa ai regali, apparenze: si sta forse smarrendo il vero significato del Natale?
"Il consumismo è più una tentazione degli anni del passato. Non credo che oggi molti si possano permettere il lusso di sprecare risorse. Sarebbe un’offesa ai poveri. Devo dire invece che cresce la solidarietà".

Monsignore, cosa significa per lei il Natale, il quinto da quando è arrivato a Forlì?
"Vivo sempre intensamente il Natale. Una festa che, come tanti, porto nel cuore fin da piccolo, ma che cerco di vivere nell’oggi. Cerco di non guardare lo specchietto retrovisore, ma camminare con i miei fratelli e sorelle di oggi. Ora i miei compagni di strada siete voi. Sono contento di essere qui, perché vedo in molti la fede nel Signore presente e vivo. Tanti germogli di speranza. Luci in mezzo a tanta oscurità".

Qual è il regalo più prezioso e bello che si possa fare o ricevere?
"La pace, in famiglia, nella Chiesa ovunque nel mondo. Una pace frutto di perdono, relazioni umane significative e solidarietà concreta. Il vero regalo è donare, camminare insieme, perdonarsi e ricominciare". 

Perché e come proporre i valori cristiani ai giovani d'oggi?
"Perché è l’unica proposta di vita autentica che io conosco. Come? Mettendosi accanto a loro, ascoltandoli, condividendo il cammino. In ogni caso la base è l’esempio degli adulti".

Anche a Forlì sono sempre meno i praticanti...
"Forlì condivide un processo che interessa tutto l’Occidente. Ma colgo anche qui delle apparenti contraddizioni. Il Papa non ha mai avuto così tanta popolarità, eppure viene meno la pratica religiosa. Tutti cercano e vorrebbero un prete in ogni canonica, ma non si desidera che i propri figli e figlie diventino preti o suore. Non ci sono mai stati nella storia così tanti Santi: papi, vescovi, laici, non c’è mai stato così tanto bisogno di cristiani sulla frontiera della custodia del creato, dell’accoglienza verso i poveri, della cura del bene comune e nello stesso tempo così freddezza nei confronti della Chiesa. A noi però non è chiesto di risolvere le contraddizioni, ma di vivere semplicemente la nostra fede con gioia. Io sono contento di essere cristiano e vescovo".

Ci sono temi nella gestione della città per i quali lei si sostituirebbe al sindaco?
"Il sindaco Gian Luca Zattini è bravo, come tutti i sindaci che conosco. Ho con tutti un bellissimo rapporto. Li sento e li vedo spesso, anche privatamente. Nel rispetto reciproco delle diverse funzioni collaboriamo tantissimo. Anche da qui rinnovo a loro gli auguri di buon Natale e di un nuovo anno almeno un po’ migliore".

Quali sono i principali appuntamenti nell’immediato futuro?
"Continuiamo il cammino sinodale con le Chiese che sono in Italia e stiamo valutando la necessaria riorganizzazione dell’assetto delle parrocchie. Non sarà facile. Per esempio, nel Centro storico fino a qualche anno fa c’erano 40.000 abitanti, ora sono attorno ai 15.000 e molti di essi non sono cattolici. Eppure l’assetto parrocchiale e le celebrazioni delle messe sono ancora legate a quella situazione. È necessario un cambiamento. Anche i costi incidono sulle scelte".

Come ripartire per un 2023 migliore? 
"Per prima cosa impariamo a leggere con verità i cambiamenti che stanno avvenendo, nell’ascolto di tutti, perché ognuno di noi è responsabile. Adottiamo poi i cambiamenti necessari, proiettati verso il futuro, perché le nostre decisioni, nel bene o nel male, ricadranno sulle nuove generazioni. Lasciamoci guidare dal Vangelo, assumendoci ognuno le proprie responsabilità. Senza lamento e scoraggiamento guardiamo ai germogli di bene che nascono, che per quanto piccoli sono l’inizio di una vita nuova. La corretta comunicazione è importante. Anche per questo abbiamo avviato un nuovo punto di comunicazione in piazza Saffi, "Good News!"". 

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