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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

L'intervista di Natale, il sindaco Zattini: "Mi ricandido, servono 10 anni per realizzare la nostra idea di città. Il centro? Dobbiamo fare di più"

L'INTERVISTA AL SINDACO - "Il Pnrr è stato il faro di quest'annata, lo abbiamo seguito e abbiamo intercettato quasi cento milioni di euro"

Il 2022 sta per chiudersi, un anno pieno di grandi incognite mondiali, i cui effetti si sono riversati anche sulla città di Forlì: dalla guerra in Ucraina e i conseguenti rincari energetici all'inflazione che ci rende tutti più poveri, dall'uscita dalla fase acuta della pandemia di Covid ad un sistema economico e abitudini di vita inesorabilmente modificati da due anni di restrizioni e lockdown. Ma nel 2022 la città di Forlì non è stata alla finestra e si è sviluppata. Il come lo spiega il sindaco Gian Luca Zattini nella tradizionale intervista di Natale di ForlìToday.

"Il 2022 sarà l'anno del Pnrr e dove impareremo a convivere col virus. Il sogno è prenderci l'Ex Eridania": era il titolo che sintetizzava le sue dichiarazioni nell'intervista dello scorso anno. A un anno di distanza, è andata così?
“Direi che ci siamo. Il virus sta diventando qualcosa con cui stiamo convivendo e ha perso gran parte della sua aggressività. In questo momento anche i medici si rivolgono con più interesse verso l'influenza, ma il Covid è sempre in agguato e non dobbiamo abbassare le armi. Il Pnrr invece è stato il faro di quest'annata, lo abbiamo seguito e abbiamo intercettato quasi cento milioni di euro. Il sogno era l'ex Eridania? La città la vedeva come un'eterna ferita. Siamo partiti alcuni anni fa che per aquisirla c'era una stima di 16 milioni di euro, ora l'abbiamo comprata con poco più 800mila euro. E' un sogno compatibile con le nostre finanze”.

Non teme però che tra 10 anni saremo qui a parlare di un progetto fermo? I soldi necessari per un recupero dell'Ex Eridania sono davvero tanti.
“Sto dicendo a tutti che adesso l'abbiamo avuta e dobbiamo lavorarci. Gli obiettivi sono due: il primo è un grande parco naturale, dato che ci sono 16 ettari di verde. Il secondo, più complicato, è definire che destino dare agli immobili, che sono enormi. Nell'edificio principale ci sta un campo da calcio. Sarà un percorso che ci vedrà impegnati su vari fronti, ma per darle una destinazione ci dovrà essere un confronto con tante realtà. Mi chiedono 'Cosa ne facciamo?'. Intanto abbiamo tolto ogni ipotesi di speculazione edilizia e cementificazione di un'area importante del centro della città”.

Che anno è stato il 2022?
“E' stato un anno con tante prospettive, ma complicato. Anzitutto è l'anno della guerra, noi ci eravamo attesi di uscire dal problema sanitario e dalle difficoltà economiche, ed è arrivata la guerra con la tragedia umana di un popolo aggredito da un confinante. C'è poi la ricaduta economica sul resto del mondo, dove noi eravamo talmente dipendenti da quell'area per gli approvvigionamenti energetici”.

Come vede il tessuto sociale? Prima la pandemia, ora anche l'inflazione, che genererà impoverimento delle fasce più deboli, ma anche della classe media. Forlì è quinta in Italia per inflazione, al 13,3% a novembre. Tutto questo andrà a generare pessimismo e altro risentimento sociale?
“Le città romagnole si sono distinte, purtroppo in modo negativo, per l'inflazione. E' un momento difficile per le famiglie, di fatto scompare una mensilità di stipendio. Percepisco però una risposta positiva della città, non si stanno verificando fenomeni di disgregazione sociale. Ma sarà un anno complicato se non cambia qualcosa: i rincari delle bollette e della spesa renderanno la vita molto più difficile ai cittadini. Quello che posso promettere è che nel bilancio comunale del prossimo anno non ci sarà alcun tipo di aumento di tasse e tariffe. Calcolando che con questa inflazione anche per il Comune ci saranno costi superiori, per noi sarà un grande sforzo. Prometto poi che manterremo la stessa tutela alle persone nel disagio che aumenterà tra le fasce deboli".

Parliamo del Pnrr, quanto abbiamo chiesto come Comune e quanto abbiamo ottenuto?
“Sulla stragrande maggioranza dei bandi abbiamo ottenuto un risultato positivo. Il Pnrr è una grande opportunità, ma una difficoltà enorme. Il piano è stato messo in piedi in un'epoca diversa dal punto di vista economico, ed ora per mantenere attivi i progetti  dobbiamo metterci risorse nostre, perché quello che prima costava 10 ora costa 14, il Comune metterà sul piatto circa 20 milioni di euro suoi per non perdere queste opportunità. C'è poi la difficoltà maggiore: la tempistica. Pensare di terminare tutti i cantieri a metà 2026 non è semplice, dobbiamo mettere in conto incidenti di percorso che storicamente hanno portato l'Italia a spendere poco dei fondi europei, mentre ora i fondi disponibili sono dieci volte tanto quelli che prima non riuscivamo a spendere. Ci giochiamo tanta parte del futuro dei prossimi anni, se li spendiamo male o addirittura non li spendiamo sarà un treno che non passerà più”.

Sul centro storico all'inizio del mandato ci si attendeva un piano complessivo. Non sono mancati gli interventi in vari campi, ma è mancata forse una strategia generale. Purtroppo molti dei problemi cronici sono ancora sul tavolo.
“E' il tema su cui mi sento più in difficoltà. Il successo del centro dipende in buona parte dal commercio e da vetrina accese, mentre siamo in una dinamica nazionale e internazionale dove un tempo si pensava che la guerra fosse tra centri commerciali e negozi di vicinato, ma ora si scopre che la guerra è tra il commercio in sede fisica e Amazon, quella è la vera tagliola. E'  una difficoltà epocale, che cercheremo di interpretare. Per quanto riguarda il nostro centro, i due anni del Covid non hanno favorito grandi decisioni, la programmazione che ci eravamo dati ha avuto uno stop. In futuro pensiamo di migliorare l'estetica della città, quindi migliorare strade, facciate, edifici pubblici e i luoghi simbolici come il chiostro di San Mercuriale. Stiamo investendo una cifra enorme sul recupero dell'hotel della Città, è in campo il miglioramento di corso della Repubblica. Sulla residenzialità in centro, poi, è il peccato originario: ci sono state politiche che hanno generato danni, noi abbiamo reso più agile recuperare gli edifici, ma gli effetti si vedranno nelle prossime generazioni. E' il campo dove mi sento più debole, si poteva fare qualcosa di più? Ci siamo fatti bloccare troppo dal Covid”.

Iniziative di Natale, ha avuto risultati l’investimento fatto?
“La gente apprezza e i riscontri non sono negativi. Ma molti consumi di Natale sono congelati dalle famiglie per capire quanto arriverà di bolletta. Noi ci abbiamo messo tutto: le luci, il videomapping e opportunità di socializzazione  a cui non si deve rinunciare mai. Si fa il discorso che c'è la crisi, ma a memoria mia non ricordo anno in cui non c'era una crisi. O si decide di dire 'Luci spente', oppure si organizzano le iniziative. Ma la luce è il primo presidio di socialità e sicurezza, e abbiamo mantenuto gli impegni”.

A proposito di luci, Ravenna e tutta la sua provincia a un certo punto avevo deciso di spegnere tutti i lampioni di notte per risparmio energetico
“Noi fin dall'inizio abbiamo detto che non avremmo spento le luci e altre città, anche grosse, ora devono fare retromarcia. Alcuni comuni hanno scelto di spegnere interi quartieri: è stato un incubo. E poi le luci non si sono spente neppure durante la guerra. Una città senza luce non può vivere”.

Il nuovo piano regolatore, il Pug, è in ritardo. Che tempi prevede e quali saranno le sue linee direttrici?
“Siamo partiti, è un percorso stabilito e rispetteremo in pieno gli obiettivi regionali. Non ho nessun tipo di timore, punteremo sullo sviluppo, non facendoci ingabbiare più di tanto perché la città deve restare dinamica”.

Nell'ultimo anno la sua maggioranza ha avuto scossoni da parte di alcune forze politiche. Ora pare ci sia un forte compattamento, dopo l'ingresso dei nuovi assessori. Diamo per scontata la sua ricandidatura a questo punto?
“Ho dato la mia disponibilità. Forlì ha una particolarità negativa: è da vent'anni che non si fa un ciclo completo di amministrazione. Un sindaco per programmare e mettere a terra la sua idea di città ha bisogno di dieci anni. Gli ultimi tre sindaci, nessuno dei quali sconfitti in elezioni, ha deciso di fare 5 anni, e di questo ne ha risentito la città. Una vita amministrativa in 5 anni ci sta veramente stretta se vuoi mettere a terra la tua idea. Le turbolenze in maggioranza? Più mediatiche che reali perché non c'è stato un voto in Consiglio comunale che abbia manifestato una frattura. Ovviamente una coalizione parla, a volte litiga, però nessuno ha mai fatto mancare l'appoggio nei momenti che contavano. In giunta non c'è mai stato un voto non unanime”. 

Che funzione avrà la sua lista civica nella ricandidatura?
“La lista si sta arricchendo. Ci sarà, io sono un civico e non ho tessere di partito se non quella della Dc alla fine degli anni '80. Rispetto i partiti, sono fondamentali, ma avrò una mia lista civica che mi sostenga e che sia la mia casa dove ricoverarmi nei momento di difficoltà e dove elaborare le mie idee. Ben venga la lista civica”. 

Premesso che nessuno va mai d'accordo con la propria opposizione, lo stato dei rapporti ad ora. 
“L'opposizione fa l'opposizione, ma io sono 'grande' anagraficamente e non ho mai visto un'opposizione che abbia come strategia solo il 'no' e il 'tanto peggio, tanto meglio'. Rifaccio l'esempio dell'arrivo della facoltà di Medicina a Forlì, che l'opposizione non lo vota. Capisco il dover metabolizzare la sconfitta elettorale, ma uno spirito di collaborazione nell'interesse della città lo si manifesta diversamente. Ma gli si ritorcerà contro. I cittadini non hanno gli occhi chiusi e vedono una città in movimento con tanti cantieri, con tante realizzazioni. Abbiamo messo mano a quasi tutti i buchi neri della città, ma l'opposizione dice 'Non si è fatto niente'”. 

Tra due anni scadrà il suo mandato, si può sbilanciare su un paio di progetti di cui tiene in particolare il taglio del nastro prima delle elezioni?
“Il completamento del miglio bianco con l'auditorium, per esempio. Poi i vari interventi sui luoghi della cultura, con lo spostamento della biblioteca, lo spostamento di alcune collezioni artistiche. Ma più che le inaugurazione conta l'idea che la città non si può fermare, sia che ci sia io o un altro sindaco. Io sicuramente lascio una città migliore di quella che ho ereditato. Da vecchio scout ho cercato di fare il mio meglio nell'amministrare la città e continuerò a fare del mio meglio. Si fanno gli errori e alcune cose si potevano fare meglio, ma procediamo con onestà, buon senso e umiltà di imparare dagli altri, chiedendo a chi può darti una mano a fare le cose meglio”.

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