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Cronaca

Oggetti di casa che "vivono", l'inventore forlivese Eltore Elica apre le porte del suo magico mondo

Quando si apre la porta di casa di Eltore Elica nulla è più come sembra, bisogna scrollarsi di dosso condizionamenti e preconcetti ed aprire la mente, tornando un po' bambini

Quando si apre la porta di casa di Eltore Elica (nome d’arte di Fulvio Russo, 68 anni, costruttore di macchine d’arte) nulla è più come sembra, bisogna scrollarsi di dosso condizionamenti e preconcetti ed aprire la mente, oltre che gli occhi. Affidarsi ai sensi e cercare di tornare un po’ bambini.  “Queste sono opere che hanno una vita, il visitatore viene coinvolto e fa la sua personale strada – esordisce Elica -. Noi siamo abituati ad usare un unico senso per l'arte: la vista. L’arte va odorata, ascoltata, le opere ci possono telefonare, farci sentire i profumi della primavera. L’artista deve scomparire perché chi beneficia dell’arte diventa il protagonista”. Nella sua casa ogni cosa è un’opera d’arte: dagli orologi ai vasi di fiori, dai quadri alle radio, ai telefoni, ai lampadari. Ovunque ci si giri si scorge qualcosa che non è come sembra.

Originario di Napoli, è arrivato a Forlì 50 anni fa, nella vita ha fatto studi e lavori che nulla hanno a che fare con l’arte e la tecnologia: laureato in legge, è stato commissario di polizia a Palermo nella squadra mobile, a Forlì ha lavorato al Ministero delle finanze. E’ difficile riassumere la sua vita in poche righe, ha scritto libri, viaggiato tanto, conosciuto personalità in ogni campo, tra le quali Dario Fo, Lucio Dalla, Maurizio Costanzo, Tonino Guerra, Walter Veltroni, solo per citarne alcune. Con le sue macchine, esposte in moltissime mostre, ha vinto diversi premi. Questa passione è iniziata nel 1989: “A Forlì incontrai delle persone con le quali iniziai a studiare elettronica. Non è un lavoro – spiega a ForliToday – perché non ho mai voluto vendere nulla, ho regalato tante opere per beneficienza o ad amici”. 

DENTRO IL MAGICO MONDO DI ELICA: IL VIDEO

E’ difficile descrivere a parole le opere di Elica (per questo ci affidiamo ad un video che vale più di tante parole): “Le macchine ci vedono, sanno se siamo bambini, ci telefonano, leggono nella mente del visitatore”. Tra le macchine antropomorfe c’è quella che genera poesie, ‘sputando’ dalla bocca foglietti scritti, che “Dario Fo si divertiva a declamare dalla finestra, raccogliendo un discreto numero di spettatori che avevano bloccato il traffico”, racconta. Poi c’è il telefono a forma di ragazza, che deve essere abbracciata per poter parlare. La macchina che sostituisce la maestra e dice “Zitti, fermi, immobili”.  Tutte hanno un nome e una storia, moltissime cambiano colore, non essendo mai uguali a se stesse.

Le macchine d'arte di Eltore Elica

Tanti sono i quadri che ‘fanno cose’: ‘Il mare della tranquillità’ ad esempio contiene uno ionizzatore negativo, “per questo  dopo 7 minuti  ci si sente felici”, illustra Elica. Tantissime radio con le forme più impensabili:  una ballerina, un ritratto della nonna dell’autore. Un telefono  che sembra un quadro, libri scolpiti, una macchina che fa la neve, uno specchio che saluta, anche i lampadari sono opere. Elica ha dipinto anche una serie di quadri, cartine geografiche di diverse città, ma come lui le vorrebbe: Forlì, ad esempio, è sul mare. Anche i bambini sono grandi estimatori delle opere di Elica, liberi da pregiudizi, hanno quella mente assorbente e plasmabile che permette loro di godere appieno di questo viaggio artistico.

Elica non prende mai appunti quando costruisce, per cui dopo molto tempo, “succede che non ricordi come le ho costruite. Ormai è difficile anche trovare i componenti, mi ritrovo a comprare cose, farle a pezzi, per poi usarli”.  Il tuffo in questo mondo, in mezzo ad oltre 500 opere di ogni forma, materiale e colore, lascia davvero qualcosa al visitatore, di sicuro la voglia di guardare tutto da una diversa prospettiva.  
 

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