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Cronaca

Irst, nuovo contratto integrativo: inquadrati 76 professionisti impegnati nella lotta contro i tumori

“Si tratta – ha spiegato il presidente Irst, Renato Balduzzi – di un accordo che colma un vuoto normativo significativo: quello riguardante l’inquadramento del personale impegnato in ricerca"

Dove si fa ricerca la cura è migliore. L'impegno dell’Istituto Scientifico Romagnolo per lo Studio e la Cura dei Tumori (Irst) Irccs nel mantenere fede alla mission che ne definisce il percorso di crescita, segna in questi primi giorni di settembre il raggiungimento di un traguardo significativo, una tappa che riguarda direttamente chi persegue le attività di studio. Approvato il 17 luglio scorso dal consiglio d'amministrazione Irst dopo più di un anno di approfondimenti, valutazioni in stretta collaborazione con alcuni tra i più importanti studi giuslavoristici e completata la fase di concertazione interna e con le organizzazioni sindacali, si è concluso l’iter d’inquadramento della gran parte dei contratti atipici del personale operante in Istituto; in particolare, professionisti impegnati in “prima linea” nel settore ricerca o nelle funzioni tecniche di supporto alla ricerca.

L’accordo integrativo aziendale Irst, unico nel panorama degli Irccs di carattere privatistico, si affianca ai tre contratti collettivi aziendali di primo livello della sanità pubblica che regolano i rapporti di lavoro con il personale delle professioni sanitarie, della dirigenza medica e della dirigenza sanitaria, professionale, tecnica e amministrativa. “Si tratta – ha spiegato il presidente Irst, Renato Balduzzi – di un accordo che colma un vuoto normativo significativo: quello riguardante l’inquadramento del personale impegnato in ricerca. A seguito della nuova legge sul lavoro, che promuove la trasformazione in forme subordinate dei contratti a progetto – ovvero la forma attualmente più utilizzata per questi professionisti – l’azione intrapresa ha assunto carattere ancor più d’urgenza. A ciò si aggiunge un altro aspetto, quello delle motivazioni personali: occorre valorizzare lo spirito e la volontà di questi giovani ricercatori, render loro merito attraverso contratti tutelanti, impedendo così quella fuga verso l’estero cui, purtroppo, spesso assistiamo".

Il presidente ha anche annunciato un avvicendamento della compagine del consiglio d’amministrazione: al posto del dottor Giampiero Cilione, divenuto recentemente direttore amministrativo all’Istituto ortopedico Rizzoli, in qualità di rappresentante della Regione Emilia-Romagna, è subentra la dottoressa Marzia Cavazza. I professionisti coinvolti, in totale, sono 86: 44 collaboratori nel settore Ricerca, 32 dipendenti nell'Area Ricerca e Tecnostruttura a supporto della Ricerca, 10 collaboratori del settore della Tecnostruttura gestionale; di questi, su 54 collaboratori, 17 sono stati inquadrate a tempo indeterminato, 37 a tempo determinato. Si tratta di personale in gran parte femminile (nel settore ricerca e tecnostruttura a supporto, su 76 professionisti, 64 sono donne) e dall’età media bassa: 36 anni. Il costo aggiuntivo per Irst dell’operazione è di 382mila euro anno con un recupero di 376mila euro in tre anni per effetto delle agevolazioni fiscali previste dal Jobs Act.

“Questa operazione – ha detto Giorgio Martelli, direttore generale Irst – deriva da un percorso piuttosto lungo e complicato, frutto di un corposo lavoro con le organizzazioni sindacali; non è stato semplice trovare uno strumento che potesse inquadrare nella giusta posizione di lavoro personale così importante, già sottoposto a procedure di selezione. A questi professionisti diamo una certezza lavorativa.” L’impegno di Irst nei confronti del proprio personale, in piena aderenza ai principi ispiratori della Carta europea dei ricercatori e del Codice di condotta per l’assunzione dei ricercatori, oltre ad esser finalizzato ad assicurare maggiore stabilità e sicurezza ai professionisti, risponde all’esigenza di regolamentare i rapporti di lavoro in un ambito non ancora ben definito dal legislatore. In particolare, obiettivo raggiunto dal nuovo accordo,  modello per l’intero panorama degli Irccs di carattere privato, è stato quello di superare le difficoltà date dalle tipologie contrattuali collettive esistenti che, in quanto formulate con esclusivo riferimento all’attività assistenziale offerta dalle strutture pubbliche, non sono idonee a comprendere le numerose mansioni svolte dai ricercatori al di fuori di quelle prettamente di studio come, ad esempio, la gestione dei progetti, il supporto metodologico, la supervisione. Per questa ragione, prima ancora dell’emanazione del Jobs Act (legge 183 del dicembre 2014) ma in sintonia con esso Irst ha autonomamente operato la collocazione del personale impegnato in attività di ricerca o a sostegno di questa. E’ stato stipulando un accordo integrativo in grado di garantire sia le tutele ai professionisti e una certa stabilità, sia la possibilità per l’Istituto di poter impiegare per i propri progetti personale selezionato, qualificato, motivato, incentivato alla produzione scientifica.

“Quello che abbiamo realizzato è un disegno di contratto molto innovativo, che penso potrà diventare un modello nel panorama nazionale – ha aggiunto il professor Dino Amadori, direttore scientifico Irst –. La sua prima caratteristica è la distinzione di due ambiti della ricerca: quello strutturale permanente - che rappresenta l’impalcatura sul quale la ricerca deve svilupparsi e che è formato da quel personale che quotidianamente garantisce le pratiche necessarie perché possa andare avanti – e il settore dei ricercatori. Se per il primo abbiamo privilegiato i contratti a tempo indeterminato, per il secondo ambito la scelta è ricaduta sui contratti rinnovabili a tempo determinato. Ciò è motivato dal fatto che un ricercatore deve essere anzitutto uno “scopritore” e per essere tale deve dimostrare, con la propria attività, la capacità di aumentare le conoscenze; il ricercatore deve esser spronato dalla consapevolezza che il suo rapporto di lavoro è legato all’abilità di produrre risultati. I soggetti che dimostreranno di saper portare avanti progetti e sviluppare linee di ricerca, sono destinati a diventare delle figure stabili in Istituto.”

Paolo Lucchi, sindaco di Cesena, intervenuto in veste di prresidente della Conferenza Socio Sanitaria della Romagna: “Scriverò a nome degli altri 73 sindaci della Romagna, al presidente del consiglio e al miinistro del Lavoro segnalando loro una novità straordinaria: a fronte di dati discordanti sull’efficacia della legge sulla riorganizzazione delle opportunità di lavoro, quello presentato oggi è un risultato certo e in controtendenza. Ci sono 86 giovani lavoratori che avrebbero potuto andare a lavorare all’estero e invece sono rimasti qui per fare una cosa straordinariamente utile nel nostro territorio come la ricerca sulle malattie oncologiche. Questo deve essere un segno di speranza per tutti.”

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