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Cronaca

Lampade solari, in Italia sono vietate ai minori: ma il 7% continua a farle

"A far uso delle lampade - dichiara Stanganelli, professore associato dell’Università di Parma e responsabile della Skin Cancer Unit dell’Istituto Scientifico Romagnolo per lo Studio e la Cura dei Tumori Irst Irccs - è soprattutto il fototipo chiaro"

Con l’avvicinarsi dell’estate, in attesa del sole naturale, c’è una vera e propria corsa all’abbronzatura artificiale, motivata dal desiderio di “sentirsi più belli”. Per questo anche i ragazzi ricorrono all’uso delle lampade solari che, però, in Italia sono vietate per legge ai minori di 18 anni dal maggio 2011; eppure il 7% degli adolescenti continua a farle. A mettere in guardia sul mancato rispetto della normativa vigente sono i risultati di uno studio pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica Medicine a cura del gruppo di ricerca dell’Istituto Oncologico Romagnolo integrato al Centro clinico-sperimentale di Oncologia Dermatologica - Skin Cancer Unit Irst Irccs guidato dal professor Ignazio Stanganelli, nell’ambito del progetto “Save the skin”.

"Dalla ricerca, che ha coinvolto 3.098 studenti tra i 13 e i 20 anni di sei scuole superiori della provincia di Ravenna e due di Forlì, emerge chiaramente che, così com’è, la normativa e quanto ruota intorno a livello anche di informazione e controlli, non sembra funzionare - spiegano dall'Irst -. Il 7% degli adolescenti afferma, infatti, di frequentare i solarium. Soprattutto le ragazze ne farebbero uso più del doppio rispetto ai ragazzi. Dei giovani coinvolti nella ricerca, inoltre, 229 hanno partecipato ad un progetto di educazione sulla prevenzione primaria e secondaria del cancro della pelle. I divieti di legge sono ben motivati da precise ragioni scientifiche. Venti minuti di esposizione alla lampada equivalgono a 200-300 minuti di sole naturale nelle ore centrali di agosto e le scottature o troppi raggi UV, come continua a ribadire anche l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), aumentano il rischio di tumori cutanei. Tuttavia, non sono previste sanzioni in caso di violazione della normativa e gli adolescenti continuano ad utilizzare le lampade con, nel 33% dei casi, il consenso dei genitori".

“A far uso delle lampade - dichiara Stanganelli, professore associato dell’Università di Parma e responsabile della Skin Cancer Unit dell’Istituto Scientifico Romagnolo per lo Studio e la Cura dei Tumori Irst Irccs - è soprattutto il fototipo chiaro, che si scotta facilmente e con lentiggini, che tra l’altro è proprio quello più a rischio. Informazione e sensibilizzazione sono le parole chiave per combattere il fenomeno”. Alla base dei ‘cattivi comportamenti’ ci sono la mancanza di educazione alla salute, sia in famiglia sia nella scuola. Nel 25% dei casi questi ragazzi hanno genitori che fanno le lampade e la percentuale sale nelle famiglie in cui i familiari hanno solo la licenza elementare. Fondamentale poi il ruolo della scuola. Nel gruppo che aveva seguito il progetto di educazione e prevenzione si è registrata una maggiore attenzione alla propria salute.

"I programmi - continua Stanganelli – hanno maggiore successo alle elementari. Anche se gli adolescenti conoscono il potenziale rischio delle lampade, mantengono purtroppo le loro abitudini. Sui bambini, invece, la sensibilizzazione diventa reale prevenzione". Il progetto “Salviamo la pelle”, sviluppato dal gruppo di ricerca composto da Ior e Irst in collaborazione con il Ceum dell’Università di Bologna e lo Ieo di Milano, si è articolato principalmente in due aree. La prima sulla popolazione generale con il “Progetto Raggio di Sole” attraverso la creazione di “Info Summer Points” e un’indagine epidemiologica volta a rilevare il livello di consapevolezza e le abitudini degli amanti dell’abbronzatura in merito all’esposizione ai raggi solari e artificiali.

Questa parte del progetto ha avuto un notevole impatto nella riviera ravennate per la diffusione del messaggio di educazione sanitaria “un passaporto per una sana esposizione solare” e per la creazione di una rete sociale comprendente cittadini, imprenditori, amministrazioni comunali (Cervia e Ravenna), direzione ex Ausl di Ravenna, ottici e altri che hanno aderito alla campagna educazionale. I risultati di questa ricerca in ambito dermatologico sono stati già pubblicati sul British Journal of Dermatology e sull’European Journal of Dermatology. La seconda area, con i risultati precedentemente  rilevati,  per un intervento di educazione sanitaria nelle scuole superiori sulla prevenzione del melanoma.

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