L'addio a Valeria, madre di Lele ma un poco anche nostra
Tanta gente nella chiesa di San Giovanni Evangelista per l’estremo saluto a Valeria Leoni in Ragazzini, morta il 30 maggio all’ospedale di Forlì dopo una lunga malattia
Tanta gente nella chiesa di San Giovanni Evangelista per l’estremo saluto a Valeria Leoni in Ragazzini, morta il 30 maggio all’ospedale di Forlì dopo una lunga malattia. E’ stato un dono grande aver conosciuto questa donna esile, ma fortissima di carattere e sempre sorridente, che ha saputo seminare bene e amore per il prossimo grazie alla fede.
“Valeria - ricorda il parroco don Mauro Dall’Agata, che ha concelebrato con don Massimo Masini - non voleva lasciare questa vita, né abbandonare i suoi cari, nonostante la grande sofferenza fisica degli ultimi tempi”. Anche al termine dei suoi giorni, ormai sfinita e ridotta pelle e ossa, continuava a lottare per rimanere a fianco del marito Mauro e del primogenito Fabrizio, a pochi mesi dalla perdita di Lele, il figlio minore, l’angelo di tanti forlivesi che grazie a lui hanno imparato a stare al mondo e ad “occuparsi” degli altri.
“La presenza di Lele - ha dichiarato l’amica Anna, che ha messo per iscritto alcuni pensieri di Valeria - ha veramente consentito a molti ragazzi di salvarsi. Prendersi cura di lui non è stato facile, ma ci siamo riusciti grazie all’aiuto degli altri, sempre coinvolti con fiducia e modestia e affidandoci alla Madonna per ogni difficoltà”. La sua preoccupazione maggiore era di non lasciare indietro nessuno. “Occorre accettare la diversità degli altri offrendo la propria”, sosteneva Valeria, maestra di vita (aveva il diploma magistrale, che non ha mai utilizzato per poter vivere a fianco del figlio disabile).
Per comprendere pienamente la sua figura occorre partire dall’Inno alla Carità, la Prima Lettera ai Corinzi di San Paolo Apostolo, letta durante la liturgia esequiale: “La carità non invidia, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, ma si compiace della verità. Tutto tollera, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta”. Mai visto una madre donare così tanto amore allo sposo e ai due figli, a cominciare appunto da Lele, il più giovane e fragile, ma anche il più ricco nella sua diversità. Da quando questo angelo se n’è andato, nel settembre scorso, a Valeria è mancata l’aria da respirare, il motivo principale per cui lottare ancora contro una malattia autoimmune che l’aveva colpita una decina di anni prima.
Grazie a Lele ha insegnato a tanti, semplicemente testimoniando con la sua vita, cosa significa donarsi agli altri. Nel suo commovente saluto, Fabrizio ha raccontato di quando, bimbo, veniva accompagnato dalla madre all’asilo, passando per i giardini pubblici. “Giunti a destinazione, la stringevo forte e le chiedevo come mai avrei fatto per quelle poche ore senza di lei. E piangevamo insieme. Ora, mamma, consapevole che non potrò più abbracciarti fisicamente, mi faccio forza cercando di vivere con i miei cari quanto appreso dal tuo esempio”.
“Cara Valeria - è il saluto dell’amico Cesare - voglio ricordarti come moglie e madre eccezionale. Tu e Lele eravate una cosa sola, un esempio di bontà e generosità che mi ha sempre commosso. Sei stata un quadro di valore nella mia storia, un esempio di fede da insegnare e inseguire. Sì, Valeria, in questo mese di maggio dedicato alla Madre di Cristo, potrai finalmente riabbracciare il tuo Lele in Paradiso”.
L’ultimo saluto è stato quello di Stefania, sempre vicina a Valeria anche nella cura di Lele: “Porterò nel cuore i nostri pellegrinaggi a Medjugorje. Ora non ci resta che raccogliere la tua eredità, fatta di ricordi dei frutti delle tue fatiche e rinunce, ma soprattutto delle tue preghiere, con l’impegno di alimentarle nelle relazioni fra noi e tra i tuoi cari tanto amati”. “Valeria è già in paradiso - conclude don Mauro - grazie a quella forma di santità domestica e di dedizione totale maturata accanto a Lele e alla sua famiglia”.