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Cronaca Predappio

La battuta di caccia al cinghiale finita in tragedia, morì un 62enne. Patteggia il compagno di "braccata"

Luciano Bergamaschi morì in un letto del reparto di Rianimazione dell'ospedale "Maurizio Bufalini" di Cesena a distanza di una ventina di giorni dal tragico incidente

Si è conclusa la vicenda processuale relativa al tragico incidente di caccia avvenuto il 6 novembre del 2019 tra Predappio Alta e Monte Mirabello, in particolare nell'area della frazione di Baccanello e nel quale ha perso la vita il 62enne Luciano Bergamaschi. L'uomo, originario di Predappio e residente a Forlì, si trovava in quel momento con altri cacciatori in un punto piuttosto impervio tra campi agricoli aperti e boscaglia, quando è stato attinto accidentalmente all'addome da uno dei due colpi esplosi da un cacciatore ferrarese, all'epoca dei fatti 72enne. Bergamaschi morì in un letto del reparto di Rianimazione dell'ospedale "Maurizio Bufalini" di Cesena a distanza di una ventina di giorni dal tragico incidente.

Subito dopo l'episodio, i Carabinieri della Compagnia di Meldola, al comando del capitano Rossella Capuano, avevano raccolto le testimonianze dei presenti per chiarire i contorni di quello che può essere classificato un incidente. I militari del Nucleo Operativo e Radiomobile, guidati dal sottotenente Gino Lifrieri, hanno ricostruito i momenti che hanno preceduto il ferimento del 62enne, poi divenuto mortale. Secondo quanto appurato, era in atto una "braccata", una tecnica che prevede spostamenti in linea per portare la preda in un'area dove ci sono i cacciatori pronti a colpire.

In quel momento le condizioni atmosferiche non erano ottimali e questo può aver influito sull'incidente. La "braccata" è infatti una tecnica che richiede la massima attenzione, affiatamento di squadra e precisione, con padronanza della tecnica ed acuto "senso del selvatico", intuendo il comportamento dei cinghiali. Per l'incidente il ferrarese era stato indagato inizialmente a piede libero per "lesioni colpose", reato poi trasformatosi in "omicidio colposo" con la morte del 62enne.

Dagli accertamenti è emerso che il ferrarese aveva notato l'animale selvatico, premendo il grilletto. Uno dei due colpi tuttavia finì contro il collega di battuta di caccia, che si trovava a poca distanza dal cinghiale. Gli inquirenti appuravano che la vittima indossava tutti i dispositivi di sicurezza del caso, come ad esempio il giubbino fluorescente. L'inchiesta è finita sul tavolo del sostituto procuratore Lucia Spirito.

Nel corso del procedimento giudiziario è stata svolta una perizia dinamica per ricostruire i fatti, dalla quale è emerso come Bergamaschi e il ferrarese si trovassero "appostati" in due poste da caccia vicine, in un campo aperto e quindi ben visibili, in attesa dell'arrivo dei cinghiali 'stanati' dai cani. Una delle prede sbucò da un cespuglio, passando tra le due poste: il ferrarese esplose due colpi seguendo il percorso del cinghiale quando questo era già tra i due cacciatori appostati, colpendo purtroppo il 62enne.

Il pubblico ministero aveva richiesto per il ferrarese il rinvio a giudizio. La difesa si è accordata davanti al giudice Massimo De Paoli per il patteggiamento di sei mesi, pena sospesa. La famiglia della vittima (Bergamaschi ha lasciato la moglie e due figli) era assistita dall'avvocato Elena Conti e dall'avvocato Antonio Giacomini.

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