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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Il report della Caritas, ecco chi sono i nuovi poveri: "Il lockdown ha acuito la crisi, ma anche rivelato capacità di resilienza"

Il Report 2020 sulle Povertà e le Risorse della Caritas diocesana di Forlì-Bertinoro non è in grado di fornire una lettura comparativa rispetto agli anni precedenti

“La Caritas diocesana e le realtà parrocchiali, seppur con molte difficoltà, sono riuscite a garantire una presenza costante e ad affiancare chi ha attraversato un momento di difficoltà”. Dal Rapporto su Povertà e Risorse 2020 anticipato alla stampa (la presentazione ufficiale è in programma giovedì 20 maggio, alle 20.30, su piattaforma Zoom, con la partecipazione del vescovo mons. Livio Corazza), emerge che “il lockdown – sono parole del direttore Caritas Filippo Monari - ha lasciato un segno indelebile nel contesto sociale, acuendo il disagio e le disparità, ma anche rivelando capacità di resilienza, generatività e processi di rete necessari a vincere la crisi”.

Il Report delle Povertà 2020 non è in grado di fornire una lettura comparativa rispetto alle precedenti edizioni. “E’ una conseguenza – dichiara Sabrina Mungari dell’Osservatorio – della chiusura forzata dei centri di ascolto imposta dalla pandemia, che ha impedito la raccolta sistematica dei dati delle persone che si sono rivolte alla Caritas, consentendo però di affrontare le emergenze e persino di riorganizzare i servizi. Sono state attivate forme di ascolto telefonico, consegnati pacchi alimentari a domicilio e trasformata la modalità di accoglienza da temporanea a residenziale, concedendo a chi una casa non ce l’aveva di avere un luogo sicuro in cui ripararsi”.

L’emergenza sanitaria da Covid-19 si è innestata in un tessuto, quello italiano, in cui le famiglie in povertà assoluta, cioè prive dei beni essenziali, sono oltre 1 milione e 600 mila e comprendono quasi 4 milioni 600 mila individui. Ne consegue che a risentirne maggiormente sono state le persone già colpite da precarietà lavorativa, da fragilità e vulnerabilità sociali, che nel contesto attuale, caratterizzato da chiusure forzate, blocchi lavorativi e distanziamenti sociali, vedono sempre più aggravata la loro condizione di indigenza.

“Da una prima analisi ed ancora in piena pandemia – interviene Luciano Ravaioli, direttore dell'Ufficio diocesano per la pastorale sociale - cerchiamo di trarre qualche considerazione per il futuro. Occorre cominciare a pensare ad un’impresa che lavora non soltanto per il benessere dell’azionista, ma anche per la comunità in cui si trova, ad un assetto istituzionale che assicura a tutti, a prescindere dalle loro condizioni, i medesimi livelli di protezione. Senza scarti”.

In questa nuova economia orientata all’inclusione, diventa cruciale il ruolo dello Stato e della Pubblica Amministrazione per fissare regole chiare e farle rispettare, soprattutto in campo fiscale. Entrando nel dettaglio dell’impegno profuso dalla Caritas diocesana durante il lockdown, emerge che il totale degli utenti registrati dai due Centri di ascolto diocesani Buon Pastore e Betania negli 8 mesi di apertura, è stata pari a 781 persone. Di queste, il 32% è composto da nuovi utenti (246 persone in termini assoluti).

“Questi ‘nuovi poveri’ – precisa Sabrina Mungari - sono per il 66% uomini, di cui il 67% cittadinanza straniera, con un’età compresa tra i 19 e i 34 anni, che vivono soli sul territorio e in condizioni di forte precarietà lavorativa e abitativa aggravata dall’avvento della pandemia. All’interno di questi nuovi arrivi, vi sono lavoratori nel settore della ristorazione, stagionali in ambito ricettivo e del settore sportivo, ma soprattutto irregolari e intermittenti che non possono beneficiare delle misure di sostegno statale perché ‘invisibili’ agli occhi del mercato del lavoro”. Tra le donne, invece, si registra una nuova utenza composta per il 53% da cittadine straniere, che vivono in nucleo familiare, con un’età compresa tra i 35 e i 64 anni. Sul totale complessivo di 781 utenti e (il totale dei beneficiari è stato di 1.274 persone), se il 47% risulta essere senza fissa dimora, il 63% è di cittadinanza straniera.

In continuità con il 2019, la nazionalità maggiormente incontrata è quella nigeriana, seguita da quella marocchina e senegalese. E ancora, se la Caritas Diocesana rivela un’utenza costituita principalmente da uomini colpiti da gravi problematiche di tipo abitativo, le persone che si sono rivolte alle 21 Caritas parrocchiali su 29 rimaste operative durante la pandemia, registrano una presenza del 58,10% di donne. Si tratta di madri di famiglia, prevalentemente di origine straniera, che hanno richiesto un aiuto di tipo alimentare o comunque economico. “L’emergenza sanitaria – conclude Monari – ha dimostrato anche quanto la relazione di fiducia instaurata con i volontari dei CDA parrocchiali sia in grado di resistere persino alle difficoltà di una pandemia”. 

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