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Martedì, 16 Aprile 2024
Cronaca

La Consulta delle famiglie: "Ripristinare il pieno diritto di assistere i propri cari in ospedale"

Si è tenuto un incontro tra Ausl Romagna, rappresentata dal direttore sanitario Mattia Altini, e la "Consulta comunale delle associazioni delle famiglie" di Forlì

Si è tenuto un incontro tra Ausl Romagna, rappresentata dal direttore sanitario Mattia Altini, e la "Consulta comunale delle associazioni delle famiglie" di Forlì, guidata  da Maria Cristina Terenzi.che un paio di mesi fa aveva sollecitato l'azienda sanitaria su alcuni temi ritenuti prioritari, come l'aborto e il pieno accesso dei famigliari nelle strutture di cura e ricovero. Presente anche all'incontro l'assessore al Welfare Rosaria Tassinari. Si è partiti innanzitutto  dall'esame dell'applicazione del Protocollo operativo per il miglioramento del percorso dell'interruzione volontaria di gravidanza, sottoscritto nel 2004 da Comune di Forlì, Ausl e Associazioni della Consulta per la prevenzione dell’aborto volontario in attuazione della prima parte della Legge 194/78.

Spiega una nota di Terenzi: "Il percorso era volto a sostituire la medicalizzazione dell’aborto con l'ottica di un approccio socio-assistenziale prevalente sull'aspetto meramente sanitario, a motivo delle problematiche di tipo sociale riscontrate nella maggior parte dei casi nelle richieste delle donne. Abbiamo sottolineato che le criticità di applicazione sorte nel tempo di fatto disattendono questo modello di buona prassi nella prevenzione dell'aborto. Il direttore Altini ha sollevato alcune difficoltà tra le quali l’ estensione del protocollo IVG all'area vasta della Ausl Romagna con criteri univoci e generalizzati, concludendo che l'esperienza virtuosa di Forlì deve essere adeguatamente approfondita e aggiornata".

Il secondo tema affrontato nel corso del confronto, ha riguardato l'urgenza del riconoscimento del diritto dei familiari ad assistere in ospedale i propri cari, disabili, anziani o anche temporaneamente non autosufficienti. Così la consulta: "Le famiglie, infatti, hanno una valenza fondamentale nel processo di guarigione e rappresentano una risorsa anche per gli operatori sanitari; in tanti casi, invece, sono state invitate “a stare a casa” e questa mancata interazione è oggetto di segnalazioni da anni, in occasione della pandemia, mentre sarebbe opportuno coinvolgere le famiglie riconoscendo la diversità e complementarietà dei ruoli per concordare decisioni individualizzate. Si offrirebbe così anche un valore aggiunto sia per le informazioni e le competenze acquisite dai famigliari, sia per la carenza del personale ospedaliero".

Ed ancora: "L'esasperazione dell'allontanamento dei familiari dai propri cari, acutizzata dall'emergenza Covid, è stata ben esemplificata anche dalla lettura della testimonianza di un uomo che ha voluto consegnare il suo sfogo ad un'associazione della Consulta dopo la pubblicazione della lettera aperta al Direttore Altini, in cui racconta di essere stato informato freddamente dell'avvenuta morte del padre in una RSA dopo mesi di silenzio da parte della struttura sulle condizioni del proprio caro". L'Ausl avrebbe recplicato che che "la sensibilità per il benessere e la sicurezza delle persone ricoverate nelle strutture ospedaliere, oggetto di una formazione specifica già prima del Covid, rimane di primaria importanza, aggiungendo che durante la recente emergenza sanitaria ha prevalso il rischio infettivo, ma ora si sta già cercando la più ampia apertura per dare il massimo spazio possibile alla relazione con i familiari, nel rispetto della fragilità propria di ogni paziente", continua Terenzi.

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