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L'emergenza umanitaria

La diocesi forlivese in preghiera con la comunità ucraina: "La pace è un bene prezioso"

La Comunità cattolica forlivese si è unita alla Comunità ucraina nella preghiera eucaristica, presenti sacerdoti e fedeli di altre Comunità cattoliche straniere e sacerdoti di altre confessioni religiose del nostro territorio

Facendo proprio le parole del S. Padre pronunciate durante il consueto Angelus domenicale, la Comunità cattolica forlivese si è unita alla Comunità ucraina nella preghiera eucaristica, presenti sacerdoti e fedeli di altre Comunità cattoliche straniere e sacerdoti di altre confessioni religiose del nostro territorio. La messa, celebrata nella Chiesa di S. Filippo Neri, luogo abituale della preghiera domenicale della comunità ucraina a Forlì, è stata concelebrata dal vescovo Livio Corazza insieme al sacerdote ucraino Padre Vasyl e al sacerdote della comunità rumena di rito greco-cattolico Padre Octavian.

Il vescovo, dopo aver manifestato ancora una volta profonda solidarietà alla comunità ucraina, in apprensione per la sorte della loro patria e dei loro cari, ha sottolineato come la sua presenza,insieme a quella della comunità diocesana, degli uffici Caritas, Migrantes e del Vicario per il dialogo ecumenico e interreligioso, vogliono essere segno di vicinanza e di fede a questi fratelli, oltre che di attenzione all’aiuto nelle prime necessità ai profughi che stanno arrivando nella nostra città.

Al termine della funzione religiosa è seguito un momento di dialogo ecumenico, condotto dal Vicario don Enrico Casadio, fra i sacerdoti cappellani delle Comunità straniere cattoliche, protestanti ed evangelica presenti in Forlì, nel corso del quale è stato fra l’altro riaffermato "come la pace, al di là dei distinguo di credo e professione religiosa, sia un bene prezioso al quale l’umanità non può e non deve rinunciare".

Ricordando le parole di Papa Francesco, “la guerra non può essere qualcosa di inevitabile: non dobbiamo abituarci alla guerra! Dobbiamo invece convertire lo sdegno di oggi nell’impegno di domani. Perché, se da questa vicenda usciremo come prima, saremo in qualche modo tutti colpevoli. La guerra non devasta solo il presente, ma anche l’avvenire di una società. Rinnovo il mio appello: basta, ci si fermi, tacciano le armi, si tratti seriamente per la pace! Preghiamo ancora, senza stancarci, la Regina della pace, alla quale abbiamo consacrato l’umanità". 

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