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Cronaca

"La grandezza della sua lezione vive": fissato l'ultimo saluto alla guerriera Patrizia Donati

resiederà la cerimonia funebre il neo parroco di Bertinoro don Mauro Petrini

Si terranno martedì alle 10.30, presso la pieve di Santa Maria in Acquedotto, a due passi dal casello autostradale di Forlì, i funerali di Patrizia Donati, scomparsa domenica all’età di 62 anni. Presiederà la liturgia funebre il neo parroco di Bertinoro don Mauro Petrini. Patrizia, Patty per gli amici, è stata per 28 anni il perno emotivo della Casa della Carità di Bertinoro, lo straordinario veicolo d’amore per i sofferenti fondato nel 1981 dal parroco “pro tempore” don Gianluigi Pazzi.

Dall'8 marzo 1993, festa della donna, viveva prigioniera del suo corpo in seguito ad un aneurisma cerebrale, che l’aveva costretta alla pressoché totale immobilità. Accolta da don Pazzi, dalle suore Carmelitane della Carità e dai tanti volontari che presidiano la benemerita istituzione di via Frangipane, ha continuato a inneggiare alla vita nonostante la grave disabilità e la continua dipendenza dagli altri. “Vivo perché qualcuno mi ama”, c'era scritto nella sciarpa che per 28 anni ha troneggiato sopra il suo letto.

"Patrizia - dichiara Sauro Bandi volontario storico della Casa della Carità - comunicava muovendo le palpebre di un occhio e attraverso un computer speciale appositamente predisposto per lei. Era una donna forte, di grande fede, che voleva sempre essere in ordine, pettinata e truccata, per i tanti che andavano a trovarla, a cominciare dal marito Claudio e dai due figli Erica e Thomas, costantemente presenti nella sua quotidianità. Porterò nel cuore la sua testimonianza di attaccamento alla vita, che, come amava ripetere, va vissuta fino in fondo, anche nelle condizioni più difficili". Nel 2010 fece scalpore l’iniziativa del Club L’Inguaribile Voglia di Vivere, coordinato dal giornalista Massimo Pandolfi, che riuscì ad esaudire il grande desiderio di Patrizia di poter rivedere il mare, dov’era nata. Grazie al Rotary Club Valle del Rubicone, venne ospitata per un mese in una struttura attrezzata del Riminese, la Villa Salus di Viserba.

"Ho conosciuto Patrizia nel 1993 appena arrivata alla casa della Carità - racconta Gabriella Pivi, altra volontaria di lungo corso - ed era molto arrabbiata con la vita. Si era addormentata mentre stava progettando di partire con la famiglia per un viaggio in camper e si era risvegliata in un letto, incapace di muoversi e di parlare. Patty mi ha messo tanto in crisi, perché come lei avevo dei figli e il suo secondo aveva appena un anno quando si ammalò. Col tempo l’ho però vista maturare nell’accettazione e nella fede, diventando un punto di riferimento per tutti. Fra noi è cresciuta un’amicizia straordinaria: quando l’andavo a trovare, condividevamo le conquiste dei nostri figli, la bellezza di continuare ad essere una famiglia. Ha sempre tenuto molto al rapporto con il marito e i due figli. Ricordo che quando è divenuta nonna non si teneva dalla gioia. Era contenta di vivere nonostante le fatiche, confortata in questo dalla cura e dalle attenzioni che riceveva all’interno della Casa della Carità".

In una lettera ai giovani scritta nel 2003, Patrizia Donati insiste molto sulla necessità di ringraziare Iddio per quanto si ha: “Nonostante tutto, nelle mie giornate riesco anch’io a sentirmi contenta e a pensare che forse anche la mia vita può essere utile a qualcuno”. "La grandezza della sua lezione vive - si legge sul web - e lei, che l'ha donata con tanta generosità, ora riposi in pace, nell'abbraccio di Colui che l'ha amata e l'amerà".

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