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Cronaca

La passione per l'arte in Romagna, la grande eredità di Mariacristina Gori

Chiesa del Suffragio gremita, venerdì scorso, per la presentazione del volume in ricordo di Mariacristina Gori “Architetture e decori in Romagna”, edito da “Il Ponte Vecchio” di Cesena.

Chiesa del Suffragio gremita, venerdì scorso, per la presentazione del volume in ricordo di Mariacristina Gori “Architetture e decori in Romagna”, edito da “Il Ponte Vecchio” di Cesena. Presentato al Suffragio dallo storico d’arte Franco Faranda, il testo appare già il miglior tributo possibile alla memoria della grande studiosa, scomparsa il 2 ottobre 2006. Organizzato in collaborazione con Italia Nostra Sezione di Forlì, l’Associazione La Foglia e la Commissione Diocesana d’Arte Sacra, l’incontro è stato moderato dalla ricercatrice Serena Vernia e ha visto gli interventi preliminari di don Paolo Giuliani, rettore della chiesa del Suffragio (amatissima da Mariacristina) e della ricercatrice Luciana Prati, già direttrice della Pinacoteca e dei Musei cittadini di Forlì.

Mariacristina Gori, che fu docente di storia dell’arte al Liceo Classico “Monti” di Cesena ed ispettore onorario della Soprintendenza, ha dedicato la vita allo studio del patrimonio artistico locale, elaborando pubblicazioni che ancora oggi si pongono alla base del moderno studio dell’arte. Non è allora un caso che il volume contenga i saggi di alcuni ricercatori che hanno già fatto tesoro degli insegnamenti di Maria Cristina: Roberto Balzani, Giordano Conti, Luciana Prati, Ulisse Tramonti, Andrea Brigliadori, Ferruccio Canali, Serena Vernia, Anna Maria Matteucci, Deanna Lenzi, Enrico Bertoni e Roberto Pistolesi. All’inizio del suo accorato intervento, Faranda, che è funzionario del ministero per i Beni Culturali, non ha risparmato critiche agli ultimi governi nazionali succedutisi alla guida del Paese, colpevoli, a suo dire, di volere la fine degli stessi Beni Culturali. A parte il discusso progetto “Franceschini” di riforma dell’istituto, che prevede “la separazione dei musei dal territorio di riferimento”, Faranda adduce a sostegno della sua tesi anche il fatto che il Ministero “nel triennio 2016 - 2018 non ha previsto alcun intervento per il territorio bolognese”.

Faranda ha citato papa Francesco e il paragrafo 232 dell’Enclica “Laudato sì”, laddove esprime un plauso per le varie associazioni sorte in seno alla società “che intervengono a favore del bene comune, difendendo l’ambiente naturale e urbano e che si preoccupano di un luogo pubblico (un edificio, una fontana, un monumento abbandonato, un paesaggio, una piazza), per proteggere, risanare, migliorare o abbellire qualcosa che è di tutti. Questo vuol dire anche coltivare un’identità comune, una storia che si conserva e si trasmette”. Il relatore, che ha conosciuto Mariacristina Gori in gioventù durante la comune frequenza del corso post laurea di specializzazione in storia dell’arte, ha lodato la studiosa per l’innata capacità di coinvolgere nell’amore per l’arte e la storia, gli studenti incontrati a scuola e le persone comuni: “E’ stata studiosa eclettica e versatile, potendo spaziare su tutti i fronti della ricerca artistica: architettura, pittura, scultura e persino teatro”. Quello che rimarrà indelebile nel bagaglio di ogni studioso di storia dell’arte, è il suo metodo di lavoro: Maria Cristina era attenta e minuziosa, ma è stata anche a dir poco contagiosa in questa sua passione per i beni culturali.

Il volume “Architetture e decori in Romagna” è curato dal marito Franco Sami. Nel corso del suo saluto ai presenti, il consorte ha ricordato che la Gori sapeva andare a fondo delle fonti, al punto da aver lasciato un archivio documentale e fotografico enorme. “Il mio auspicio – ha concluso Sami – è di poter donare questo patrimonio al San Domenico, così da mettere studiosi e ricercatori in condizione di continuare nel migliore dei modi lo straordinario lavoro avviato da Mariacristina”. 

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