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Cronaca

La polemica tra cuore e sindacato finisce in tribunale, ma la sindacalista ne esce assolta

Darsela di santa ragione - verbalmente parlando - tra sindacalisti è concesso. Chi infatti più dei sindacalisti può colorire il linguaggio per sostenere una propria tesi?

Darsela di santa ragione - verbalmente parlando - tra sindacalisti è concesso. Chi infatti più dei sindacalisti può colorire il linguaggio per sostenere una propria tesi? Per questi il diritto di critica non ha le maglie strette, specialmente quando la critica riguarda, come è normale che sia, la materia del lavoro. E' giunto alla stesse conclusioni il giudice che ha dovuto esaminare il caso di una querela sporta nei confronti di una sindacalista, Cinzia Colaprico, storica Rsu dello stabilimento Electrolux di Forlì. A sporgere la denuncia per diffamazione, però, non è stata la controparte della sindacalista, vale a dire un rappresentante dell'azienda, ma un altro sindacalista, questa volta della Cisl.

I fatti risalgono al 2017, in un momento in cui c'era una forte “dialettica” nelle assemblee dei lavoratori, con posizioni dei sindacati anche molto diversificate tra loro a sostegno degli scioperi di allora. E Colaprico, in una pagina Facebook da lei gestita attaccò diretta il collega della Cisl, sindacato che in quel momento non appoggiava le agitazioni dei lavoratori ed anzi, secondo Colaprico, aveva fatto interventi pubblici pro-azienda. Quanto basta per far scattare una querela nei suoi confronti, dove a metterci lo zampino – rileva anche la sentenza – ci sarebbe stato anche un rapporto sentimentale pregresso burrascoso tra i due sindacalisti. La separazione era anche di natura sindacale: il querelante, prima sindacalista della Cgil come Colaprico, poi era passato alla Cisl.

Cuore e sindacato in quel caso non sono andati d'accordo. Ma per il tribunale questo cambia. Il giudice andando alla valutazione delle espressioni colorite utilizzate nella polemica intra-sindacale, ha sentenziato infatti che sono proprie del linguaggio sindacale “espressioni forti e pungenti”, ricordando come la Corte di Cassazione ha sdoganato in passato anche l'epiteto 'mascalzone' all'interno di queste polemiche. Per questo, indicando la questione come una “fisologica critica sindacale”, Cinzia Colaprico è stata infine assolta, con spese a carico del querelante. 

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