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Sanità

La sanità del futuro: "Riconoscere il valore terapeutico della presenza dei familiari"

"E‘ quando siamo fragili, malati, anziani, disabili, che abbiamo più bisogno dei nostri cari, dei famigliari, degli amici fidati", si legge nella missiva

La Consulta Comunale delle Famiglie ha inviato una lettera al direttore sanitario dell'Ausl Romagna Mattia Altini e al sindaco Gian Luca Zattini "per favorire la cura delle persone fragili da parte dei propri familiari sia in ospedale che nelle strutture residenziali". "E‘ quando siamo fragili, malati, anziani, disabili, che abbiamo più bisogno dei nostri cari, dei famigliari, degli amici fidati. L’amore, l’affetto, la vicinanza, sono cura e medicina, fondamentali - esordisce la missiva -. E' prima di tutto una questione di rispetto della dignità e dei diritti di tutte le persone. Diritto di essere assistiti e di assistere, di essere accompagnati e di accompagnare, di essere tenuti per mano e di tenere per mano".

"Nel corso degli anni abbiamo sperimentato sia interventi che favorivano, sia interventi che allontanavano le persone fragili dai loro cari -prosegue il contenuto della lettera -. La pandemia Covid-19 ha scatenato provvedimenti di allontanamento, di “messa in sicurezza” delle persone fragili dai propri famigliari, sia in ospedale sia nelle strutture residenziali. Molti sono deceduti senza il conforto della vicinanza dei propri cari e talvolta anche dei Sacramenti. Oggi, con l'attenuarsi dell'emergenza pandemica, continuare in questa direzione significa perpetrare una strategia negativa. Riconoscere l’importanza della rete affettiva famigliare significa riconoscere i valori della cura e dell’accompagnamento proprie della famiglia, favorisce il diffondersi di questi valori, li trasmette come esempio alla comunità civile, educa le giovani generazioni".

"I famigliari, i parenti, gli amici, sono una risorsa, perché hanno una valenza fondamentale e imprescindibile nel processo di guarigione e per il benessere degli anziani, degli ammalati e di tutte le persone fragili - viene rimarcato -. Nello stesso tempo sono una risorsa fondamentale anche per gli operatori sanitari, sia per le informazioni, la conoscenza della persona, le competenze acquisite con l’esperienza e l’amore di cura, sia perché gli operatori, specie in ospedale, non sono in numero sufficiente, e non possono sostituire le figure che sono significative per il malato; non è loro compito assicurare al malato l'assistenza continuativa e la presenza affettiva".

"Se verrà riconosciuto il pieno rispetto dei diritti del malato e dei suoi familiari e a ciascuno verrà assicurato il proprio ruolo e il proprio compito, in collaborazione e complementarietà, la condizione delle persone ricoverate negli ospedali avrà sicuramente una qualità di cura e di risoluzione più dignitosa e positiva - continua la missiva -. E’ indispensabile quindi trovare modalità e cercare soluzioni che favoriscano la vicinanza, anziché l’allontanamento come conclude la mozione presentata dal Comitato Nazionale di Bioetica alla Presidenza del Consiglio dei Ministri il 29 gennaio 2021 dove si legge: “pur comprendendo le difficoltà che quotidianamente si pongono al nostro Servizio Sanitario Nazionale nell'attuale contesto pandemico (il Cnb) raccomanda di perseverare nella ricerca di soluzioni innovative per garantire la sicurezza senza perdere di vista la dimensione relazionale, di vicinanza e prossimità da parte dei famigliari... Ove richiesta andrebbe garantita l'assistenza spirituale. Andrebbe inoltre favorita la presenza del volontariato per l'assistenza ai malati”".

"Per evitare che si ripetano vicende dolorose occorre un tavolo di lavoro per formulare quanto prima un Protocollo di Intesa da applicare in tutti gli ospedali del Distretto Sanitario, che preveda il riconoscimento del valore terapeutico di cura agito dalla presenza dei familiari e delle persone affettivamente significative accanto ad ogni persona malata che richieda una assistenza parziale o continuativa, anche transitoria, determinata dalle condizioni di salute, fisica e psichica, da invalidità temporanea o permanente, da disabilità, dall’età, e non solo in riferimento ai minorenni, ma anche a persone giovani-adulte-anziane, temporaneamente o permanentemente non autosufficienti", conclude la lettera.

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