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Cronaca

Lasciò Forlì da ragazzo e ha vissuto in tutti e 5 i continenti: la sua storia è ora in un libro americano sui "figli del mondo"

Può definirsi a pieno titolo "figlio del mondo". Già da giovanissimo se lo è andato a conquistare, passo dopo passo, dimostrando una duttilità e una curiosità uniche

Franco Laghi, classe 1943, può definirsi a pieno titolo "figlio del mondo". Già da giovanissimo se lo è andato a conquistare, passo dopo passo, dimostrando una duttilità e una curiosità uniche. Ha cambiato moltissimi  Paesi e lavori. Lui sì che, raccontando la sua storia, può diventare un esempio per i giovani, spingendoli - dopo la laurea o il diploma - a imparare l'utile esercizio di aprire la mente viaggiando non per turismo, una settimana e via, ma per lavoro, vivendo nelle nuove città, immergendosi completamente nella società. In questo modo, Franco Laghi è finito sul libro "Portraits of immigrant voices" dove viene descritta, con immagini e poesia, la vicenda di 22 immigrati in Virginia di cui uno è proprio lui. Ma iniziamo dal principio.

Franco Laghi ha aperto gli occhi più o meno quando l'Italia ha firmato l'armistizio con gli alleati. Da lì a poco l'Italia, con grande fatica, si sarebbe incamminata verso il suo boom economico. Nel '62 si è diplomato all'istituto tecnico industriale di Forlì con la migliore votazione e poi si è iscritto a Bologna a Ingegneria chimica, laureandosi. "Il mio grande desiderio era viaggiare - spiega Franco Laghi - ma venendo da una famiglia con ridotti mezzi economici pensai che l'unica possibilità di esaudire il mio sogno era unire il viaggio al lavoro. E così fu. Ho iniziato con Eni in Zambia in una raffineria ma il destino ha voluto che non fosse il posto giusto e mi sono ritrovato a Singapore a fare il rappresentante di un'azienda italo-francese di apparecchiature elettromedicali. Dopo un po' ho nuovamente cambiato lavoro e ho aperto un ufficio di rappresentanza per la Lombardini Motori (che realizza motori industriali). Mi occupavo di marketing e di vendita per tutto il continente asiatico. Ma volevo fare un'esperienza gestionale. E quindi sono andato in Australia e ho fondato la filiale della Same & Lamborghini, un'azienda italiana che lavorava nel settore dei trattori agricoli (praticamente la Lamborghini di Cento agli albori)".

Ed ancora: "Dal '79 all'85 sono stato il manager director, poi ho avuto un'occasione migliore e nel '85 mi sono trasferito negli Stati Uniti (a Richmond in Virginia) alla Bondioli e Pavesi Usa, una nuovissima azienda, che si occupava di componenti per macchine agricole. Io abito ancora a Richmond, con mia moglie che è di Singapore, e due volte all'anno torniamo a Forlì. Quattro anni fa la città di Richmond ha deciso di dar vita a un progetto, organizzato dall'Ufficio immigranti e rifugiati, molto interessante. Hanno affidato il compito a uno scrittore e a un pittore di raccogliere le storie e fare i ritratti di 22 immigrati in Virginia. E, tra la storia di un afghano e di una famiglia francese, c'è anche la mia. Doveva essere solo un'esibizione digitale ma io ho cercato di fare di tutto, grazie anche a mia moglie, affinché questo bel progetto di interculturalità e valorizzazione dell'immigrato avesse un respiro più ampio. E infatti abbiamo pensato di farne un libro e così è stato. Un libro del quale i proventi vanno direttamente a un fondo per i rifugiati afghani che arrivano in Virginia".

C'è da dire che nel 1985, quando Franco Laghi e sua moglie Julie Mei Li si trasferirono a Richmond, l'immigrazione era veramente poca cosa e i locali erano molto chiusi alle diversità. "Fu uno shock culturale - racconta nel libro Franco Laghi -. Fu difficile all'inizio perché la comunità stava molto sulle sue e non ci accoglieva. Poi le cose sono cambiate e penso che un progetto del genere possa solo far bene anche alle nuove generazioni. Bisogna apprezzare chi ha una cultura diversa o chi porta nuove esperienze perchè è ricchezza per l'intera comunità. E' un messaggio che deve arrivare forte a tutti".

E visto che ha viaggiato tanto conoscendo vari Paesi cosa pensa dell'Italia oggi? "L'Italia è il più bel Paese del mondo per fare le vacanze - conclude sorridendo Franco Laghi - ma per viverci è un caos. E' tutto difficile, complicato. La burocrazia ammazza ogni slancio affettivo verso questo Paese. Ogni volta che vengo c'è un nuovo problema e non si riesce mai a risolvere col buon senso. Comunque amo Forlì perché qui ho i miei amici delle superiori e dell'università, sono molto legato e non potrei nemmeno immaginare di non tornare più a Forlì". 
 

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