rotate-mobile
Cronaca

Lav e "Striscia" scoprono "allevamenti-lager" di galline ovaiole

Allevamenti "lager" di galline ovaiole nel Forlivese e Veronese. A smascherare le aziende agricole un'indagine diffusa dalla Lav e condotta da all'associazione Four Paws a fine febbraio

Allevamenti “lager” di galline ovaiole nel Forlivese e Veronese. A smascherare le aziende agricole un'indagine diffusa dalla Lav e condotta da all'associazione Four Paws a fine febbraio. Il filmato, trasmesso mercoledì da “Striscia la Notizia” in un servizio di Edoardo Stoppa, mostra anche diversi tipi di gabbie convenzionali illegali, galline con i becchi tagliati per ridurre gli infortuni di altri uccelli e gli atti di cannibalismo. Nelle azienda ripresa dal video non c'era luce naturale.

Roberto Bennati, vicepresidente della Lav, ha denunciato le illegalità scoperte per maltrattamento e frode in commercio, chiedendo “tolleranza zero”. “Perché i Servizi veterinari Asl non hanno chiuso queste aziende? - si interroga Bennati -. Gli allevatori hanno avuto più di un decennio per adeguarsi, dalle istituzioni ci aspettiamo ogni sforzo per garantire la legalità e adeguati controlli”. Sono centinaia le galline che non sono sopravvissute, con i cadavere gettati in un grosso contenitore.

Il video mostra anche galline che depongono le uova nei pressi di cataste di animali morti, con evidenti problemi sotto il profilo igienico-sanitario. “Possiamo ipotizzare che le uova fossero vendute in prodotti trasformati come pasta, dolci e maionese – tuona Bennati -. Questa illegalità è ingiusta per gli animali vittime, per i cittadini ma anche per la maggior parte degli agricoltori europei che si sono adeguati alle nuove norme”.

La Direttiva del Consiglio dell'Unione europea 1999/74/CE prevede che le galline devono essere tenute all'aperto, a terra o in "gabbie modificate", con almeno 750 centimetri quadrati di superficie a disposizione di ciascuna gallina. Devono essere presenti anche un nido, lettiera, posatoi e dispositivi per accorciare le unghie in modo da soddisfare i loro bisogni biologici e comportamentali.

Assoavi, associazione degli allevatori e produttori avicunicoli intende replicare specificando le seguenti argomentazioni: "E’ necessario andare oltre, e fornire un’informazione corretta. Va fatto riferimento alla risolutiva circostanza che, in diritto, la Direttiva 1999/74/CE deve essere necessariamente integrata con quanto cristalllizatosi nel decreto 3 agosto 2011 del Ministero delle Politiche alimentari e forestali, là dove si è stabilito che l’allevatore ha il diritto, sancito dalla legge, di avvalersi della proroga di 36 mesi a far data dal 1/1/2012 per l’adeguamento richiesto relativamente all’installazione delle gabbie modificate”. Le aziende poste in evidenza hanno tempestivamente presentato, ai sensi del DM del 3 agosto 2011, istanza di adesione volontaria al programma di adeguamento degli impianti di allevamento delle galline ovaiole alle norme per il benessere animale. Circa l’asserita frode in commercio deve ricordarsi che lo stato dell’arte degli studi scientifici condotti in materia porta alla conclusione che gli inconvenienti delle gabbie non modificate superano i possibili vantaggi: minori esposizione ai parassiti, buona igiene e gestione più semplice, non potendosi parlare, secondo la migliore dottrina in soggetta materia, di una diversa qualità delle uova prodotte nei diversi sistemi di allevamento. Il confronto con studi precedenti rafforza la convinzione che per quanto riguarda la qualità dell’uovo quello che conta realmente non è il sistema di allevamento (all’aperto, in terra o in gabbia) in sé per sé, ma piuttosto la capacità di chi lo gestisce sia in grado di operare le migliori scelte possibili, è quindi una questione attinente all’affidabilità del produttore. Nulla di più.”

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Lav e "Striscia" scoprono "allevamenti-lager" di galline ovaiole

ForlìToday è in caricamento