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Settant'anni fa la Liberazione di Forlì: tra bombe, crolli e manovre militari la cronaca di quel 9 novembre

Giovedì 9 novembre 1944: "All'1,45, senza preavviso alcuno, a distanza di dieci minuti fra l'una e l'altra esplosione, i tedeschi fanno saltare la torretta degli Uffici Statali, la torre dell'Orologio, il campanile del Duomo, alto 42 metri e più volte restaurato". Sono le prime note del bibliotecario Mambelli

Giovedì 9 novembre 1944: “All’1,45, senza preavviso alcuno, a distanza di dieci minuti fra l’una e l’altra esplosione, i tedeschi fanno saltare la torretta degli Uffici Statali, la torre dell’Orologio, il campanile del Duomo, alto 42 metri e più volte restaurato”. Sono le prime note che l’autore del “Diario degli Avvenimenti in Forlì e Romagna dal 1939 al 1945”, il bibliotecario comunale Antonio Mambelli, riporta alla pagina del 9 novembre, assurto convenzionalmente a giorno della Liberazione di Forlì. Ma quanta rovina: la Torre Civica è caduta al suolo travolgendo anche il sottostante Teatro Comunale, che non sarà mai più ricostruito. L’ultima manifestazione artistica fra quelle mura rimarrà il “Barbiere di Siviglia” del 23 marzo 1944.

Grande desolazione anche tutt’intorno alla Cattedrale: “Il campanile si è abbattuto sulla cappella di San Valeriano e la sacrestia con demolizione delle volte e danni ai grandi armadi, agli arredi e alla Madonna del Voto”. E se il prezioso organo Callido nella cappella della Madonna del Fuoco giace semidistrutto, dagli enormi squarci nel fianco dell’edificio si vede il cielo. “Intatto invece appare, ed è grazia miracolosa, la cupola dipinta da Carlo Cignani, il più grande lavoro del genere dei secoli XVII e XVIII”. Ancora Mambelli: “Il campanile del Duomo è crollato alle 2.40 in un boato pazzesco. Non prima di aver sloggiato dalla torre e dalla cella campanaria le decine di persone rifugiatesi fra quelle anguste ma possenti mura”. Negli ultimi mesi del conflitto, la Cattedrale forlivese, considerata come una sorta di zona franca, ha accolto fino a 300 sfollati. A cominciare dallo stesso vescovo monsignor Giuseppe Rolla, che a più riprese abbandonò la dimora istituzionale in piazza Alighieri per condividere le sorti della sua gente. La mattina seguente è grande lo stupore dei pochi rimasti in città, alla vista della torre di San Mercuriale ancora in piedi. Il rettore del santuario della Madonna del Fuoco don Ettore Sozzi, uscito all’aperto dopo le esplosioni, stentava a crederlo. “In entrambi (Duomo e abbazia, ndr.) erano state collocate 15 cariche di esplosivo e sparse ben 45 mine”. La “vox populi” attribuirà a don Pippo Prati la salvezza del monumento.

La liberazione di Forlì: 9 novembre 1944

L’attacco militare per la presa di Forlì, come riportato nel prezioso volume di Salvatore Gioiello e Lieto Zambelli “Usfadè”, dedicato proprio alla Liberazione della città, aveva avuto inizio alle 3 del 9 novembre con l’avanzata su Forlì del 6° reggimento Black Watch da nord-ovest. Alle 5.30 il 1° Royal West Kent riceve l’imput di avanzare da est, fino alle Casermette. “Dopo aspri combattimenti nella notte tra carri armati specie in Bussecchio – scrive Mambelli - le avanguardie del Quinto corpo dell’Ottava armata britannica, al comando del generale McCreery, erano prossimi alle porte Cotogni e Ravaldino”. A dire il vero, alle 5 di mattina del 9 novembre i tedeschi sono ancora saldamente in città, tanto da minare il ponte sul fiume Montone dirimpetto Porta Schiavonia e farlo saltare. “Echeggiano gli spari – annota Mambelli - qualche granata sibila, una pattuglia tedesca oppone resistenza nei pressi dell’ospedale”. La città è ancora lungi dall’essere ripulita. Gli inglesi fanno il loro ingresso in città verso le 9, venendo da via Decio Raggi. Il nuovo obiettivo delle truppe di Sua Maestà britannica è il guado del Montone in località San Martino in Strada: “Il fiume sarà completamente raggiunto nella giornata del 12 novembre”. Tuttavia, la resistenza dei tedeschi cesserà solamente il giorno 13, con l’arrivo dei carri “Sherman” inglesi a Roncadello e il ritiro della “wermacht” dalla Provincia. Forlì è ufficialmente libera.

Venerdì 7 novembre 2014, al Teatro “Il Piccolo” di Forlì è stato presentato il libro di Marco Viroli e Gabriele Zelli: “8 settembre 1943 - 10 dicembre 1944 - I mesi che sconvolsero Forlì”, edito da Il Ponte Vecchio, Cesena. Si tratta dell’ultimo lavoro sulla Liberazione di Forlì a 70 anni esatti da quegli eventi che posero le basi per il futuro democratico della città. Piero Ghetti

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