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Cronaca

Ilaria e il Papavero Bianco: "Scrivo per trasformare in bellezza le brutture della vita"

E’ una raccolta di pensieri, dove l’autrice inizialmente volteggia spericolata fra quasi rassegnazione e ribellione

Ilaria Spadaccini non ha mezzi termini: “Scrivo per trasformare in bellezza le brutture della vita”. E’ in vendita su Ibs.it e altri siti online, il libro “Papavero Bianco. Storia di una consolazione”, scritto per Foschi Editore. E’ difficile trovare in libreria una risoluzione così definita del dolore unito alla speranza. Papavero Bianco è una raccolta di pensieri, dove l’autrice inizialmente volteggia spericolata fra quasi rassegnazione e ribellione. “Mi manchi/a me mancherà tutta la vita il non averti avuta”.

Poi, anche quando l’esistenza mostra il lato più crudo, quello della sofferenza senza speranza di una persona cara, si staglia la professione d’amore per la vita. Ilaria Spadaccini nasce a Martina Franca, in Puglia, nel 1990 e vive a Forlì. Laureata in Scienze Internazionali e diplomatiche, opera come project manager in una azienda locale. Fervida sostenitrice del potere terapeutico della scrittura, imprime su carta pensieri ed emozioni come percorso d’introspezione e presa di coscienza di sé. Nel 2017 pubblica, sempre per Foschi Editore, il suo romanzo d’esordio, “Il volto della Fenice”. Papavero Bianco nasce invece da un'urgenza espressiva e liberatoria, a fronte dei due lutti ravvicinati che l’hanno colpito (nel giro di due anni, Ilaria ha perso padre e sorella): “L'ho scritto per non fare come le piante grasse, che muoiono da dentro, l'ho fatto per non implodere, per incanalare tutto quel dolore, quella forza distruttiva, in qualcosa di costruttivo, che potesse essere un baluardo di speranza per chi, come me, soffre o ha sofferto, e non trova via d'uscita”.

Ilaria si pone davanti al "dolore": “Tu non sai quanto sia spaventoso chiudere gli occhi e vedere i muri sciogliersi, la terra creparsi, le ombre avanzare, le orecchie strillare. Mi ripeto che non è reale, eppure il cuore non mi dà ascolto, s’arrampica fino alla gola perché vuole scappare. Sto soffocando, lo sento, è la paralisi che prende il sopravvento mentre impietrita rimango a guardare un’anima sottile pronta a capitolare”. In questa lirica, l’autrice parla della spaventosa condizione di chi, come lei, soffre di ansie, tachicardie notturne, allucinazioni ipnagogiche: “Ritengo che accada specie quando si reprimono le proprie emozioni di giorno, per far fronte ai pesi del quotidiano… ma dalla notte non si sfugge”. Ed ecco la "ribellione": “A volte, cambiare casa, città, pensiero, persona, è la risposta a tutti i tuoi tormenti”. Ma anche: “Se esiste un Dio? Non posso affermarlo con assoluta certezza. Ciò in cui credo fermamente però è che noi tutti siamo molto più che questo cumulo di ossa ricoperto da carne calda e vene infestanti. C’è luce dentro, la luce è energia e l’energia muove il mondo”.

Con il sopravvento della speranza riesplode l’"amore". E tutto è Poesia. “Ero di fronte ad un bivio, tutto è poesia, niente è poesia, dicevano i cartelli, così ho atteso e ho pensato agli occhi affamati con cui guardo il mondo, alla lingua frenetica che fa l’amore con le parole, a questa personalità prorompente che ha il sorriso stanco. Ho pensato al modo in cui ho riempito la mia casa, letto libri, guardato film, alla compartecipazione che ci metto nell’amicizia, nelle passeggiate, nel lavoro, al modo in cui faccio festa, faccio l’amore, a come mi sentivo ieri, a come mi sento adesso, così ho deciso la mia strada”. Alla fine, Ilaria, come Anna Frank, manifesta “l'esplicita volontà di concentrarsi non su tutta la miseria, ma sulla bellezza che ancora rimane”. Il messaggio di Papavero Bianco è proprio questo: concentrarsi su quanto di bello la vita può ancora dare, nonostante il dolore provato. 

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