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Cronaca

Liceale suicida, "ricorso inammisibile": i genitori assolti definitivamente

Giovedì la VI sezione della Corte di Cassazione, presieduta dalla presidente Anna Criscuolo, ha dichiarato inammissibile il ricorso in Cassazione presentato dalla Procura Generale di Bologna

"Ricorso inammissibile". E' confermata la sentenza del 26 giugno del 2019 con la quale erano stati assolti i genitori di Rosita Raffoni, la giovane di Fratta terme che si suicidò ad appena 16 anni il 17 giugno 2014, gettandosi dal tetto del Liceo Classico 'Morgagni' di Forlì. Giovedì la VI sezione della Corte di Cassazione, presieduta dalla presidente Anna Criscuolo, ha dichiarato inammissibile il ricorso in Cassazione presentato dalla Procura Generale di Bologna.

Il procuratore generale Simone Perelli ne aveva chiesto l’accoglimento. E’ dunque divenuta definitiva la sentenza emessa dalla Corte d’assise d’appello di Bologna, presieduta dal giudice Orazio Pescatore, che aveva assolto entrambi i genitori dal reato di maltrattamenti aggravati ai danni della figlia, "perché il fatto non sussiste". I coniugi erano assistiti dall'avvocato Michele Vecchi e Marco Martines.

Rosita si era suicidata gettandosi dal tetto del liceo classico che frequentava a Forlì, il 17 giugno 2014. Prima di togliersi la vita, registrò un video e scrisse una lettera, dicendo di sentirsi odiata. Poco dopo i genitori erano stati iscritti nel registro degli indagati e poi rinviati a giudizio, due anni dopo, con l'accusa di maltrattamenti in famiglia fino alla morte e, solo per il padre, istigazione al suicidio. Nel processo in primo grado erano stati condannati in primo grado a tre anni e quattro mesi per maltrattamenti. Assolti in appello, la sentenza è stata quindi confermata.

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