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Cronaca

Malmissole ricorda don Gino Ricci intitolandogli una strada

Nel corso della cerimonia Gabriele Zelli ha ricordato la figura del sacerdote avendone già tracciato, insieme a Marco Viroli, il percorso umano e religioso nel libro "Personaggi di Forlì II. Uomini e donne tra Otto e Novecento"

Nei giorni scorsi si è svolta a Malmissole la cerimonia di intitolazione di una via a don Gino Ricci alla presenza di Nevio Zaccarelli, assessore del Comune di Forlì, e di don Nino Nicotera, parroco del luogo. L'iniziativa, che ha visto la presenza dei nipoti di don Ricci e di gran parte dei residenti della frazione del Forlivese, con in prima fila i dinamici rappresentanti del Comitato di Quartiere, è servita a mettere in evidenza ancora una volta la figura di un parroco che si è prodigato per ben 36 anni in ambito locale e cittadino.

Nel corso della cerimonia Gabriele Zelli ha ricordato la figura del sacerdote avendone già tracciato, insieme a Marco Viroli, il percorso umano e religioso nel libro "Personaggi di Forlì II. Uomini e donne tra Otto e Novecento", edito dalla casa editrice "Il Ponte Vecchio" di Cesena. Nel volume si ricorda che oltre dieci anni fa la "Comunità di Malmissole", così si definì un nutrito gruppo di cittadini della frazione, avanzò la proposta di dedicare un luogo pubblico a don Ricci. Nella missiva inviata al Comune di Forlì furono indicate anche le motivazioni: "Per il costante e proficuo impegno profuso a favore della collettività e delle opere parrocchiali di Malmissole è considerato unanimemente generoso benefattore".

LA STORIA - E in effetti don Gino Ricci lo fu, a partire dal 15 dicembre 1946 quando venne nominato parroco della parrocchia di San Michele Arcangelo che allora contava 107 famiglie e 655 abitanti. Aveva 34 anni, essendo nato a Ravenna il 3 dicembre 1909 da Elettra Agostini, casalinga, e da Carlo, detto Cartocia, di professione fabbro ferraio. Quarto di sei figli, Gino compì gli studi presso il seminario di Ravenna e in quella città fu ordinato sacerdote nel 1937. Poiché la famiglia nel frattempo si trasferì a Forlì, in via Tripoli, egli fece le sue prime esperienze pastorali come vicario cooperatore a San Biagio e a Sant'Alberto di Ravenna.

Dal 1942 al 1943 prestò servizio come cappellano militare in Jugoslavia. Al ritorno svolse con dedizione il suo apostolato nella Diocesi di Forlì stabilendosi a Malmissole dove l'antichissima chiesa, ricordata in documenti storici fin dal 1202, fu in gran parte distrutta dai bombardamenti del Secondo conflitto mondiale. Il campanile della pieve fu invece fatto saltare dai guastatori tedeschi, analogamente a quanto accadde al vicino Santuario della Boara, come ebbe modo di raccontare il parroco dell'epoca don Giacomo Zaccaria.

Stesso trattamento fu riservato dai tedeschi in fuga a molti campanili e luoghi di culto del nostro territorio. I cittadini del posto ricordano don Gino come un "vigile pastore e solerte guida del suo popolo", con il carattere di vero sacerdote romagnolo, piccolo di statura ma capace di fare cose importanti. Dopo appena un anno di permanenza a Malmissole, presentò alla parrocchia ben 68 iscritti all'Azione Cattolica, con la quale cooperò sempre anche a livello diocesano, e riavviò le attività ricreative e formative interrotte dalla guerra.

Il 18 maggio 1951, la nuova chiesa totalmente ricostruita fu consacrata e inaugurata; fu la prima tra quelle distrutte in zona a essere completata e restituita ai fedeli. Don Gino si impegnò molto nell'impresa, così come iniziò a impegnarsi nell'organizzazione dei viaggi degli ammalati ai santuari mariani con l'Unitalsi di cui è considerato, assieme alla sorella Maria e alla "zia" Annetta Manuzzi, fondatore della sottosezione forlivese. L'attività nell'Unitalsi offrì a don Gino l'opportunità di vivere fino in fondo l'aspetto più nobile della carità e del servizio che la Chiesa è chiamata a offrire soprattutto agli ultimi e ai sofferenti. Lo dimostra il fatto che don Gino fu anche donatore di sangue iscritto all'Avis.

L'8 dicembre 1954, in occasione delle nozze d'oro dei genitori, invitò nella sua parrocchia di Malmissole il vescovo, monsignor Paolo Babini, che, per l'occasione, inaugurò la "grotta" realizzata su un lato del piazzale della chiesa e benedisse l'opera scultorea in marmo di Carrara, copia identica di quella originale, raffigurante Bernadette e la Madonna di Lourdes, opera del professor Novelli. Nel 1967, dopo aver acquisito i locali lasciati dalla storica Cassa Rurale, una delle prime a essere costruite nel Forlivese, destinò a bar e luogo di incontro per tutti quegli ambienti che in tal modo tuttora vengono utilizzati dalla comunità.

Nello stesso anno fu inaugurato nel piazzale della chiesa il Monumento ai caduti di tutte le guerre, anche questa opera fortemente voluta da don Gino.Nel 1982, a causa della salute malferma e dell'età oramai avanzata, don Gino rinunciò alla parrocchia e fu nominato canonico onorario del Capitolo della Cattedrale di Forlì. Mori il 14 marzo 1988, assistito da parenti e amici.

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