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Cronaca Bertinoro

Trascinata per i capelli dal marito dopo un rapporto rifiutato: lei trova il coraggio di denunciarlo

Le indagini hanno portato ad indagare un 33enne con le accuse di maltrattamenti in famiglia, tentata violenza sessuale e minacce

Un matrimonio che col passare del tempo si è logorato. Una giovane madre costretta a subìre la violenza del marito. Tutto questo fino allo scorso autunno, quando la vittima ha deciso di mettere fino all'incubo e denunciare il compagno. Le indagini hanno portato ad indagare un 33enne con le accuse di maltrattamenti in famiglia, tentata violenza sessuale e minacce. Il procedimento penale si è concluso con la condanna da parte del giudice del tribunale di Forlì Giorgio Di Giorgio ad un anno e quattro mesi di reclusione.

LA DENUNCIA - Era l'8 novembre scorso, quando la donna, 32 anni, si è presentata alla stazione dei Carabinieri di Bertinoro per segnalare la serie di violenze patite nel tempo. A spingerla a liberarsi del peso che la tormentava quel che era accaduto poco prima, dopo essersi rifiutata di avere un rapporto sessuale. La decisione ha acceso la rabbia del compagno. La vittima ha riferito di esser stata afferrata per il collo, scagliata contro un mobile per poi esser trascinata per i capelli.

LE VESSAZIONI - Nel corso delle indagini è emerso come la 32enne fosse stata in diverse circostanze picchiata, anche con calci, alla presenza della figlioletta. E che sistematicamente era oggetto di vessazioni, violenze psicologiche e verbali. In occasione di una banale lite lo scorso agosto il marito le ha scagliato addosso un ventilatore. Non sono mancate le minacce, in un caso anche di morte, come riportato negli atti. L'apice è stato raggiunto l'8 novembre.

LE INDAGINI - Gli inquirenti hanno raccolto testimonianze ed acquisito referti medici, richiedendo alla magistratura il provvedimento dell'allonamento dalla casa familiare. Richiesta accolta il 9 dicembre, con il giudice per le indagini preliminari che ha firmato al 33enne il divieto di avvcinamento alla donna, oltre che di contattarla. Il procedimento penale è proseguito e il 14 marzo è arrivata la condanna ad un anno e quattro mesi. L'uomo ha ammesso le proprie responsabilità.

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