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Cronaca

Manifesti sulla 'teoria gender', Spinelli (Unione Giuristi Cattolici Italiani): "Salvaguardare la libertà di chi ha opinioni diverse"

"Indipendentemente dalla condivisione o meno del messaggio - che questa sezione condivide - il solo fatto di limitare libertà costituzionali è da stigmatizzare. Siamo sempre più assuefatti, come società, a questi arbitrii, che alla fine impongono a tutti di pensarla allo stesso modo"

"Come Sezione Locale Ugci di Forlì Cesena, riteniamo che si stia certificando una grave lesione della libertà costituzionale di parola e di manifestazione del pensiero, nelle decisioni che stanno adottando diverse amministrazioni comunali di rimozione dei manifesti con la scritta “basta confondere l’identità sessuale dei bambini "Stop gender”. Sul tema caldo interviene anche Stefano Spinelli, presidente Ugci, Sezione di Forlì Cesena, l'Unione Giuristi Cattolici Italiani.

"Indipendentemente dalla condivisione o meno del messaggio - che questa sezione condivide - il solo fatto di limitare libertà costituzionali è da stigmatizzare. Siamo sempre più assuefatti, come società, a questi arbitrii, che alla fine impongono a tutti di pensarla allo stesso mod - prosegue Spinelli -. I nostri padri combatterono per salvaguardare la libertà di avere opinioni diverse e poterle esprimere. Si dice che si adotterebbe questa limitazione sulla base di una modifica al CdS di recente approvata, che vieta “sulle strade e sui veicoli qualsiasi forma di pubblicità il cui contenuto proponga messaggi sessisti o violenti o stereotipi di genere offensivi … oppure discriminatori …” Ebbene, detta norma appare del tutto inapplicabile. Sia perché utilizza termini generici che non individuano precisamente il fatto che sarebbe vietato, sia perché essa richiede decreti ministeriali attuativi mai emanati, che avrebbero dovuto precisarne i limiti".

Prosegue Spinelli: "Utilizzare detta disposizione contro la semplice affermazione di non confondere l’identità sessuale dei bambini, significa solamente colpire le opinioni delle persone. È proprio su queste basi che è stato “sconfitto” il ddl Zan, che rischiava, e lo si vede bene con le applicazioni che si vogliono dare a queste norme, di imporre a tutti una certa ideologia: quella del gender, con la quale si legittima la scissione certificata dell’identità sessuale dal dato biologico: decido io cosa voglio essere maschio o femmina o *, e posso cambiare nel tempo questa decisione. Non dimentichiamo che queste decisioni incidono su bambini e ragazzi che stanno formando la propria personalità, a cui viene detto dall’istituzione scolastica - che dovrebbe rappresentare un loro punto di riferimento e che dovrebbe aiutarli a crescere - che il sesso è un’opzione che sarebbe possibile scegliere come un qualsiasi prodotto al supermercato".

"Questa Sezione Ugci è già intervenuta disapprovando l’adesione anche del nostro Comune di Cesena alla rete Re.a.dy, tra i cui obiettivi vi è quello di impartire ai bambini insegnamenti per l’identità di genere, mediante la formazione di educatori - conclude -. Queste posizioni non ci trovano d’accordo e vorremmo avere la possibilità di continuare a ribadirlo pubblicamente. Per questo auspichiamo che il nuovo governo e il parlamento si astengano dall’adottare norme ideologiche e generiche, come quella in oggetto, la cui applicazione può giungere a pericolose conseguenze sulle libertà costituzionali".

Per il Popolo della Famiglia, "la proposta della Cgil, che chiede di rimuovere i manifesti di Pro Vita & Famiglia contro il gender, dimostra l’intenzione di censurare la libertà di parola di tutti, come nei più biechi regimi. Siamo certi che a Forlì l’amministrazione comunale respingerà questa assurda richiesta di censura e farà rispettare il libero diritto di espressione esercitato dall’associazione Pro Vita & Famiglia, la quale ha a sua volta rispettato tutte le leggi italiane avviando questa campagna di affissione di manifesti.  Il fatto di ritenere violenti e scorretti slogan come “basta confondere l’identità dei bambini” è un’opinione personale della Cgil che è lecita tanto quanto quella di Pro Vita & Famiglia di affiggere i manifesti, ma evidentemente la democrazia per la Cgil è un disvalore.  Il richiamo poi al comma 4 della legge n.156 del 9 novembre 2021 è totalmente inopportuno e fuori luogo, in quanto non c’è alcun messaggio sessista o lesivo, ma la semplice constatazione di un dato biologico che non si può modificare per legge: il sesso è maschile e femminile e i bambini ne hanno piena e felice consapevolezza. Noi del Popolo della Famiglia il "No gender" l'abbiamo nel simbolo, la battaglia per la difesa dei piccoli dagli indottrinamenti sbagliati dei grandi è anche la nostra. Giù le mani dai bambini". 

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