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Cronaca

A Forlì la 36esima edizione della Marcia della Pace di Capodanno

Il percorso 2015 prevede l’attraversamento in senso orario di piazza Saffi, con una prima tappa davanti al Palazzo del Comune per la consegna del messaggio alle autorità cittadine

Esordirà alle 16.30, direttamente dal sagrato della basilica di San Mercuriale, la 36° edizione forlivese (49° a livello mondiale) della Marcia della Pace di Capodanno nel centro della città. Organizzata dalle Consulte diocesane delle aggregazioni laicali e degli organismi socio-assistenziali, in collaborazione con l’Ufficio per la pastorale sociale e del lavoro, sarà guidata dal vescovo di Forlì-Bertinoro monsignor Lino Pizzi e s’incamminerà dietro uno striscione con il titolo dell’evento: “Vinci l’indifferenza e conquista la pace”. L'obiettivo enunciato quest’anno da Papa Francesco nel suo Messaggio di Pace al Mondo, è custodire le ragioni della speranza sul presupposto che “Dio non abbandona l’umanità”.

Il percorso 2015 prevede l’attraversamento in senso orario di piazza Saffi, con una prima tappa davanti al Palazzo del Comune per la consegna del messaggio alle autorità cittadine. Alle 17 il corteo imboccherà via delle Torri per poi raggiungere piazza Ordelaffi, sino alla naturale conclusione in Cattedrale per la santa messa presieduta dal vescovo nella solennità di Maria Madre di Dio.

“Le guerre e le azioni terroristiche – scrive il papa - i sequestri di persona, le persecuzioni per motivi etnici o religiosi, le prevaricazioni, hanno segnato dall’inizio alla fine lo scorso anno moltiplicandosi dolorosamente in molte regioni del mondo, tanto da assumere le fattezze di quella che si potrebbe chiamare una ‘terza guerra mondiale a pezzi’. Ma alcuni avvenimenti degli anni passati e dell’anno appena trascorso mi invitano, nella prospettiva del nuovo anno, a rinnovare l’esortazione a non perdere la speranza nella capacità dell’uomo, con la grazia di Dio, di superare il male e a non abbandonarsi alla rassegnazione e all’indifferenza”.

Il pontefice adduce molteplici ragioni per credere nella capacità dell’umanità di agire insieme in solidarietà, nel riconoscimento della propria interconnessione e interdipendenza, avendo a cuore i membri più fragili e la salvaguardia del bene comune. La mancanza di lavoro intacca pesantemente il senso di dignità e di speranza, e può essere compensata solo parzialmente dai sussidi, pur necessari, destinati ai disoccupati e alle loro famiglie. “Il cuore di tutti coloro che si riconoscono membri dell’unica grande famiglia dei suoi figli, deve battere forte dovunque la dignità umana sia in gioco”. Un’attenzione speciale deve essere dedicata alle donne e ad alcune categorie di lavoratori, le cui condizioni sono precarie o pericolose e le cui retribuzioni non sono adeguate all’importanza della loro missione sociale. “Gesù – conclude il pontefice - ci avverte: l’amore per gli altri – gli stranieri, i malati, i prigionieri, i senza fissa dimora, perfino i nemici – è l’unità di misura di Dio per giudicare le nostre azioni”. 

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