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Martedì, 21 Marzo 2023
Cronaca

Producer forlivese tenta la fortuna a Londra: "Affronto questa capitale tutto da solo, che sfida!"

“Nel 2013 mi sono trasferito a Londra. Affrontare una città così grande totalmente da solo mi ha dato un’enorme spinta anche in campo musicale"

“Nel 2013 mi sono trasferito a Londra. Affrontare una città così grande totalmente da solo mi ha dato un’enorme spinta anche in campo musicale ed ho iniziato a sperimentare in modo totalmente personale i suoni che preferivo, cercando uno stile che mi rappresentasse davvero”: Marco Garavini è un musicista forlivese di 33 anni a cui la piccola provincia andava “stretta” e per questo ha scelto uno degli ombelichi del mondo, soprattutto dal punto di vista musicale, con l'approdo nella capitale inglese. E' tornato in Italia dopo due anni, per poi però   ripartire lo scorso anno per il Regno Unito, attratto da uno stipendio migliore ("è il doppio che a Forlì", spiega), ma soprattutto dalle sperimentazioni musicali di respiro internazionale di Londra. Perché non si va all'estero solo come "cervelli in fuga", ma anche per migliorarsi professionalmente e artisticamente. Di lavoro, a Forlì come a Londra, fa il visual designer. 

Ed ora si appresta a pubblicare un suo nuovo lavoro, il nuovo disco Ultrafuture, uscito in collaborazione con la rivista londinese “Public Pressure” e l’etichetta discografica britannica Tapeheadz. Il suo genere? Musica elettronica e Techno: generi internazionali per i quali non poteva essere certo Forlì una base di partenza. Il producer forlivese il cui nome d'arte è 'Dead Tribe' parla quindi della sua esperienza. Il tour di presentazione del disco comprenderà almeno 10 show in altrettanti locali notturni di Londra, dove la musica elettronica alternativa viene seguita con interesse anche da talent scout e addetti ai lavori.

Qual è la molla che ti ha spinto fino a Londra?

"Sono venuto per la prima volta a Londra nel 2013 ma poi dopo due anni sono tornato in Italia per motivi personali. Ho lavorato a Forlì come visual designer per due anni, ma ad ottobre scorso ho deciso di trasferirmi nuovamente in Inghilterra perchè riesco a prendere nello stesso campo uno stipendio quasi doppio rispetto a quello che percepivo in Italia. La vita prima del 2013 era la classica del ragazzo forlivese che cerca di vivere bene e facendo cose che gli piacciono, ma una volta che ho visto per la prima volta le opportunità enormi che una città come Londra mi poteva dare ho fatto molta fatica a pensare di rimanere davvero a Forlì. La giudico una città splendida ma purtroppo molto poco adatta ai giovani perchè a causa sia della burocrazia che degli abitanti stessi si tende spesso a togliere spazi anche serali ai musicisti creando un centro storico molto vuoto e difficile da abitare quotidianamente. Attualmente lavoro come Head of Visual Design per un'azienda che produce prodotti in pelle di lusso per brand come Bentley, Aston Martin e Burberry. Il mio lavoro consiste nel gestire tutta la comunicazione visiva dell'azienda sui canali media e tradizionali e la parte di progettazione grafica dei prototipi"

Quando hai iniziato a coltivare l'amore per la musica?
“Ho iniziato a suonare la chitarra quando avevo 14 anni e pochi anni dopo facevo parte di una band Punk Rock che si chiamava Wake Up. Abbiamo suonato assieme qualche anno facendo in totale una trentina di concerti. Ma il primo contatto con un software di produzione musicale risale al 1999, quando a casa di un amico ho giocato per la prima volta ad un gioco per Playstation1 che si chiamava Music 2000 dove era possibile creare musica e canzoni vere e proprie. Dopo un paio d’ore in cui giocavo avevo creato la mia prima traccia e in quel momento mi sono innamorato della produzione di musica elettronica. Qualche settimana dopo avevo comprato il mio primo software di produzione musicale”.

Hai fatto musica in Italia?
“Dopo qualche anno passato in casa a sperimentare ho deciso assieme ad altri tre amici di fondare un collettivo Hip Hop chiamato Fuoco Sul Beat. Nel 2010 abbiamo pubblicato indipendentemente il nostro primo disco “Rèvolte” che stato seguito da molti video su youtube ed Ep indipendenti. Il progetto è rimasto attivo fino al 2011, quando per motivi personali non ci era più possibile continuare questa avventura. Quindi nel 2013 mi sono trasferito a Londra. Il primo risultato ottenuto fu l’EP Money Talk / Mentalism, rilasciato indipendentemente attraverso i canali di Spotify. Quello è stato il mio “primo passo dalla luna”.

Però da Londra sei anche tornato in Romagna...
“Nel 2015 ho fondato assieme a Giulio Donati e Davide Cortini il Collettivo Shelter5 e gestito assieme a loro un evento mensile chiamato Basement. In due anni Basement è diventato un evento di riferimento a Forlì ed in Romagna per la musica Techno ed elettronica, collezionando serate da sold out in centro a Forlì. Con Shelter5 Records in due anni abbiamo inoltre pubblicato oltre 30 tracce di musica techno, promuovendo soprattutto artisti del territorio romagnolo",

Quando il primo vero disco?
“Nel 2017, dopo qualche anno di sperimentazione sui suoni è uscito il primo vero disco di Dead Tribe “Blood, violence and other cute things”. In questo disco, che è una descrizione dettagliata degli stati d’animo umani, si cerca attraverso a specifici suoni di far provare all’ascoltatore diversi sentimenti, che passano dall’ansia alla felicità, dal lutto alla vita”.

Ed ora un altro pronto.
“Ed ora 'Ultrafuture': il nuovo disco contiene 10 tracce dalle sonorità Futuresynth, in cui l’ascoltatore viene catapultato in un futuro alternativo, dove gli anni '80 non sono mai finiti, ma sono evoluti mantenendo lo stesso spirito e sonorità. In Ultrafuture gli yuppies stanno ancora guidando la loro cabrio sui lungomare di Miami al tramonto e le luci al neon illuminano i marciapiedi delle metropoli a notte fonda. Per non far mancare in nessun modo all’ascoltatore il mondo in cui si viene immersi Dead Tribe, in un momento storico in cui lo streaming la fa da padrone, ha deciso di produrre il disco su musicassetta. E' stato presentato ad Aprile a Tottenham Hale ed ha riscosso da subito successo, soprattutto per il suono coinvolgente ed estremamente nuovo”.

Per la presentazione hai scelto locali molto particolari.
“Sì, gli “Arcade Pub”, posti in cui si possono assaggiare ottime birre artigianali mentre si è totalmente immersi tra i video giochi degli anni '80. La ragione di questa scelta è soprattutto stilistica, voglio dare un’identità propria al progetto e tutto è importante in certi casi, a cominciare soprattutto dalla location. I video games e alcuni dei miei film preferiti come Back to the Future, Johnny Mnemonic o Stargate hanno ispirato profondamente il mio lavoro degli ultimi anni e credo che la cornice perfetta sia proprio questa. Suonare in un posto che porta alla mente bellissimi ricordi e che già di per se ci aiuti a viaggiare con la mente è davvero speciale per tutti quelli che vengono ad ascoltarmi, ed è speciale anche per me”.

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