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Cronaca

Sospesi 21 medici "no vax", solo in 2 fanno retromarcia: "Per alcuni colleghi ho perso le speranze"

L'INTERVISTA - Evidenzia Gaudio: "Da medico competente, oltre alla conoscenza maturata in quest'ultimo anno e mezzo sull'epidemiologia da pandemia da covid-19, non entro nemmeno nel contraddittorio sull'utilità dei vaccini"

Sono 1.801, in calo di quaranta unità rispetto alla scorsa settimana, i dipendenti dell'Ausl Romagna ancora non vaccinati. Su 20.792 lavoratori la percentuale dei vaccinati è del 89,9%, mentre i soggetti positivi che non hanno ricevuto il siero anticovid sono 302: tra medici, infermieri e personale amministrativo è potenzialmente immune il 91,3%. Nella provincia di Forlì-Cesena sono 21 i medici sospesi poichè non hanno rispettato l'obbligo vaccinale imposto dalla legge 76 (28 maggio 2021). "A mercoledì gli atti di accertamento che ci sono arrivati dall'Ausl Romagna, e che di conseguenza hanno richiesto una mia delibera per la sospensione dall'attività professionale, sono 23, mentre quelli revocati sono due perchè si sono sottoposti alla vaccinazione", annuncia Michele Gaudio, presidente dell’Ordine dei Medici di Forlì-Cesena. 

Come si arriva a questi atti d'accertamento?
Sono frutto di una specifica procedura, anche con visite specialistiche, che dà tutte le garanzie ai colleghi dal punto di vista sanitario, e che richiede settimane di tempo. C'è grande collaborazione con la dottoressa Nicoletta Bertozzi, direttore dell’Igiene Pubblica di Forlì e Cesena. E ai colleghi viene data la possibilità di dimostrare la 'non tolleranza' al vaccino. 

Quali sono i motivi per cui una piccola fetta di medici rifiuta il vaccino anti-covid?
Nell'atto di accertamento chiaramente non ci sono le ragioni per le quali il collega non ha assolto l'obbligo vaccinale e non ho avuto contatti diretti. Tra le motivazioni principali ci sono questioni riconducibili alla salute, che, tuttavia, non sono compatibili con le direttive del Ministero della Salute circa l'esonero. 

Qual è la vostra presa di posizione in merito a questa scelta?
Da medico competente, oltre alla conoscenza maturata in quest'ultimo anno e mezzo sull'epidemiologia da pandemia da covid-19, non entro nemmeno nel contraddittorio sull'utilità dei vaccini. Sono una cosa imprescindibile. E quando vengo a conoscenza di colleghi che non si vaccinano rimango sconcertato e per certi versi anche triste. Sono atteggiamenti che non hanno motivo di esistere. Basta guardarsi in giro per capire che se non si raggiungono livelli percentuali di vaccinazione della popolazione significativi avremo un autunno con una crescita importante dei contagi, con ulteriori restrizioni che sono ben più importanti dell'obbligo vaccinale o del green pass. Bisogna mettersi in testa un concetto: vaccinarsi è l'unica strada per uscire da questa situazione.

E come si possono convincere gli scettici o indecisi?
Ho perso le speranze, per quanto riguarda i miei colleghi.

Cioè?
Il personale sanitario è stato tra i primi ad accedere alla somministrazione. Quindi chi si voleva vaccinare - ed aveva capito l'importanza sociale, ma anche lavorativa per scongiurare di contagiare o essere contagiato a sua volta - l'avrebbe fatto nelle primissime settimane. Se non si è ancora vaccinato evidentemente ha una forte ideologia o convinzione contro il vaccino, cioè che non utile o che sia dannoso, che non è recuperabile se non appunto con metodi coercitivi. E' da dicembre, da quando sono arrivati i primi sieri, che faccio campagna anche tra la popolazione. 

Che impatto avranno queste sospensioni sul servizio sanitario?
La problematica principale riguarda i medici di medicina generale. Ho avuto comunque garanzie dell'Azienda, che contestualmente alla firma dell'atto di accertamento viene nominato un sostituto. Nel contesto ospedaliero il problema si verrebbe a creare qualora in un reparto ci siano più medici non vaccinati, ma per il momento non ho contezza di situazioni di questo tipo. Conseguenze in termini assistenziali si possono avere inoltre qualora vengono a mancare più infermieri. Ma l'Azienda sta agendo con grande capacità.

Quella degli operatori sanitari, è stata la prima categoria in assoluto, a cui è stato somministrato il vaccino contro il covid e a fine gennaio, la gran parte del personale, aveva già completato le due dosi previste. E ad ottobre scadrà di validità il green pass...
Sarà imprescindibile una proroga a dodici mesi. Nel frattempo dovrà essere presa anche una decisione circa il richiamo sulla terza dose, che al momento non è stata ancora definito.

Cosa dobbiamo attenderci per l'autunno in arrivo?
Non sono ottimista. E la riflessione si basa sui dati della scorsa estate, quando il numero dei contagi era ridottissimo. Quest'anno, per effetto della variante Delta e della sua alta trasmissibilità, i numeri sono stati importanti e sono destinati ad aumentare anche sulla base della ripartenza delle attività e per effetto che ci si avvia alla stagione fredda. Tuttavia si sono visti i risultati della campagna vaccinale, dato che la pressione sugli ospedali è stata tale da non creare le problematiche che abbiamo visto in passato. 

Il concetto è chiaro: non è finita...
Assolutamente. Ai miei colleghi ricordo che ci sono probabilità che lo stato d'emergenza vada oltre il 31 dicembre. 

Nella nostra provincia comunque la risposta al vaccino è importante e le percentuali stanno crescendo...
Più di così non si poteva fare. L'organizzazione dell'Ausl è stata impeccabile. C'è stato qualche piccolo problema ad inizio campagna, ma dopo è filato praticamente tutto liscio. I numeri di oggi non sono quelli di inizio somministrazione, quando la popolazione voleva vaccinarsi, ma non c'erano le dosi. Ora ci sono le dosi, ma è rimasta una fetta di popolazione contraria o indecisa. Bisogna cercare di arrivare di vaccinare il 90% della popolazione e continuare nei comportamenti che abbiamo conosciuto ad inizio della pandemia: igienizzazione delle mani, uso della mascherina e distanziamento. Non è assoluta infatti la garanzia di immunizzazione con i vaccini, perchè l'efficacia non è del 100% e non abbiamo ancora conoscenze circa la durata dell'immunizzazione nei confronti del contagio. Quindi anche chi si è vaccinato deve continuare ad assumere comportamenti prudenti nella vita sociale. Dobbiamo sperare che non accada quello che sta succedendo nel sud degli Stati Uniti e quello che teme l'Organizzazione Mondiale della Sanità, con un'ipotesi di 236mila vittime in Europa. Ma voglio ribadire un concetto.

Quale?
Chi si vaccina dà una mano al resto della società. E' una scelta non solo individuale, ma di collettività.

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