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Cronaca

Messa del Corpus Domini in piazza: "Ringraziamo il Signore per averci donato la forza di affrontare la pandemia”

“Chiesa di Dio che sei a Forlì, in questo tempo di pandemia, rinnova la gratitudine al Signore per averti donato la forza di affrontare e vincere questa prova”

“Chiesa di Dio che sei a Forlì, in questo tempo di pandemia, rinnova la gratitudine al Signore per averti donato la forza di affrontare e vincere questa prova”. Almeno 300 fedeli raccolti nello spazio antistante il chiostro di San Mercuriale, hanno preso parte giovedì sera alla messa solenne del Corpus Domini, presieduta dal vescovo di Forlì-Bertinoro Livio Corazza. In prima fila, in rappresentanza dell’amministrazione comunale di Forlì, l’assessore al welfare Rosaria Tassinari. Il punto prescelto per la celebrazione è lo stesso che il 24 ottobre 2004 ospitò la chiusura della Peregrinatio Mariae, il pellegrinaggio dell’icona della Madonna del Fuoco nelle parrocchie e realtà diocesane.

Messa del Corpus Domini sul sagrato

“Tutti i comandamenti che il Signore ha dato, noi li eseguiremo!”. Nell’omelia, il vescovo esordisce prendendo spunto dalla prima lettura, incentrata sul libro dell’Esodo: “Nel lungo pellegrinaggio del popolo ebraico dalla schiavitù alla liberazione, attraverso Mosè Dio stipula un’alleanza nel deserto del Sinai. Mosè sparge il sangue dell’Alleanza, che rappresenta la vita, la stessa che d’ora in poi congiungerà il popolo al suo Dio. “Cari fratelli e sorelle – continua il pastore d’anime - spezzare lo stesso pane che è il corpo di Cristo e bere lo stesso vino che è il sangue di Cristo, significa condividere la stessa vita di Dio. Lo sottolineo e lo ripeto con forza, ci impegniamo a condividere, non a pensare solo a noi stessi”. La festa del Corpus Domini è particolarmente cara ai forlivesi, anche senza la processione eucaristica. Per il secondo anno consecutivo è infatti mancato il corteo orante con l’ostensorio del Santissimo Sacramento lungo le vie del centro, tenuto dal vescovo sotto il rituale baldacchino portato dai barellieri dell’Unitalsi.

“Anche quest’anno non è stato possibile fare la grande processione, per prudenza e senso di responsabilità – commenta il presule - ma le piccole non ci sono proibite. Sono quelle processioni che ci portano, dopo aver riconosciuto Gesù allo spezzare il pane, ad andare di corsa verso i fratelli, in famiglia, della porta accanto, a testimoniare la gioia dell’incontro”. Il mondo si aspetta dai credenti unità e comunione. “Non smentiamo il corpo di Cristo. Il mondo ha bisogno di unità, di pace e di fraternità. Non rendiamo vana la sua Parola e il suo Pane. Ci dividiamo anche soltanto abbandonando la comunione e la fraternità ecclesiale. Il banchetto eucaristico è costruttore di futuro, per noi e per tutti”. In questi giorni, la speranza di una rinascita si fa sempre più forte. Le attese sono tante. Il desiderio di mettersi alle spalle le angosce è intenso. “Sono speranza e attese che condividiamo e che hanno bisogno di essere sostenute dalla volontà del Signore”. Il celebrante conclude l’omelia con una citazione dantesca: “Anche noi, oggi, come Dante 700 anni fa, confessiamo “la fede che come favilla che si dilata in fiamme poi vivace, e come stella in cielo me scintilla” (Par. XXIV, 145-147). Sia vivace, gioiosa e operosa anche la nostra fede".

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