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Cronaca

L'inizio del nuovo anno, il vescovo: "Facciamo ogni sforzo perché nessuno venga dimenticato"

Il vescovo mons. Corazza ha presieduto nel Duomo di Forlì la Messa per la Giornata mondiale della pace. Degno di nota anche il saluto del sindaco Zattini presente alla celebrazione: "Sarà l’anno della rinascita della nostra comunità"

“Chiediamo di vivere il nuovo anno col desiderio di prenderci cura degli altri”. Nel primo giorno dell’agognato 2021, che il Covid ha privato di feste e botti e pure della consueta Marcia della Pace, spicca la messa in Cattedrale nella Giornata mondiale della Pace, presieduta dal vescovo di Forlì-Bertinoro monsignor Livio Corazza. Il presule ha esordito, ricordando che il Natale è vera festa quando scoppia la pace, la serenità, la comunione, la fraternità.

La messa in Cattedrale nella Giornata mondiale della Pace

"Tante volte ci sembra di arretrare invece di avanzare. Ma la tenacia del Signore e anche l’esempio di tanti cristiani, ci incoraggiano ad andare avanti con fiducia. Iniziamo questo anno con un unico scopo: essere tutti costruttori di pace, lì’ dove siamo, nel servizio che stiamo svolgendo". Monsignor Corazza ringrazia della presenza il prefetto Antonio Corona e il sindaco di Forlì Gian Luca Zattini (quest’ultimo affiancato dagli assessori comunali Vittorio Cicognani e Rosaria Tassinari), in rappresentanza di tutti i servitori dello Stato e della comunità sociale e civile: “Che questa comunione sia vera in ogni momento della nostra vita".

Il vescovo esprime gratitudine anche nei confronti di tutti coloro che, in questo anno appena trascorso, hanno dato la vita e si sono impegnati, svolgendo fino in fondo il loro dovere. La celebrazione eucaristica è stata preceduta dalla lettura integrale del messaggio di papa Francesco per la 54esima Giornata mondiale della pace, dal titolo "La cultura della cura come percorso di pace", preso in esame anche da monsignor Corazza nel corso dell’omelia.

"L’importanza decisiva di vivere con il desiderio di prenderci cura gli uni degli altri. Così si augurava Papa Francesco il primo gennaio 2020, ed è certo un auspicio che rinnoviamo anche quest’ anno. Perché è stata proprio l’attuazione di questo augurio che ci ha salvati. Se non ci fossimo presi cura gli uni gli altri, cosa sarebbe successo? Non è stato forse questo l’ideale profondo che ha animato tutti, i medici, gli infermieri, le forze dell’ordine, i volontari, le famiglie? Non è stato questo anche il motivo stesso del nostro metterci o meno la mascherina?. La cultura della cura esige la perseveranza, per debellare la cultura dell’indifferenza, dello scarto e dello scontro, oggi prevalente”. Ma quali sono le regole grammaticali della cura? La prima è la condivisione. “Ma perché dobbiamo condividere? Perché siamo fratelli! E perché siamo fratelli? Perché siamo figli dello stesso Padre". Seconda regola: i poveri al centro, i fratelli più deboli. "I poveri non sono come i panettoni o il cibo per Natale che si toglie dalle scansie dopo l’Epifania. Anche in questa pandemia, i poveri non siano dimenticati, vicini o lontani. Anche nella somministrazione dei vaccini".

Terza regola: la cura del bene comune. “Nessuno si salva da solo. Abbiamo visto quanto siano stati importanti in questi mesi i comportamenti individuali nel bene e nel male, avevano un riflesso quasi immediato sull’andamento generale della pandemia. E abbiamo visto quanto siano stati importanti coloro che, lì dove erano, svolgevano bene e fino in fondo il loro lavoro”. Poi c’è la regola della solidarietà, “una determinazione ferma e perseverante di impegnarsi per il bene comune, ossia per il bene di tutti e di ciascuno perché tutti siamo veramente responsabili di tutti".

Seguono "la promozione della dignità e dei diritti della persona", con un netto no all’individualismo, all’indifferenza, al faccio quello che voglio, “"a salvaguardia del creato” e infine la settima e ultima regola: "Educare alla cultura della cura", che implica la necessità di un processo educativo in famiglia, nelle scuole, nelle religioni, nelle organizzazioni internazionali. "Non è più il tempo di agire da soli, nella Chiesa e nella società. Non più il tempo di scelte egoistiche, nemiche della comune convivenza".Corazza conclude con papa Francesco: "Impegniamoci ogni giorno concretamente a formare una comunità composta da fratelli (e sorelle) che si accolgono reciprocamente, prendendosi cura gli uni degli altri".

Il saluto del sindaco

Degno di nota, al termine della celebrazione, il saluto del sindaco di Forlì Gian Luca Zattini: “Nessuno di noi, quando lo scorso anno ci facemmo gli auguri, avrebbe pensato ad una situazione del genere. E’ un anno che ci ha dimostrato anche che tutta la nostra scienza, la nostra tecnica, hanno un limite. Questo dovrà essere l’anno della nostra rinascita, perché dovremo curare prima di tutto i corpi". Il primo cittadino si riferisce chiaramente alla vaccinazione anti-covid, che partirà dalla Casa di riposo Zangheri. Sarà l’anno della cura anche della nostra economia: "Sono troppe le persone in difficoltà economica a causa dell’interruzione delle attività dovuta alla pandemia". Sarà l’anno della cura dei nostri ragazzi: “Vi vogliamo riportare tutti a scuola”. Dovrà rinascere anche la nostra società, per quanto in questi mesi abbia già dimostrato grande cuore e attaccamento”. Il gran finale del vescovo Corazza prima del rompete le righe, è di grande effetto: “Quest’anno dovremo davvero prenderci cura gli uni degli altri con amore, perseveranza, professionalità e saggezza. Facciamo ogni sforzo perché nessuno venga dimenticato". 

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