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Cronaca

Quattro anni fa il nevone, ora caldo e siccità: "La svolta è vicina"

Febbraio esordirà all'insegno della stabilità atmosferica, con temperature in forte rialzo, specie sui rilievi. Poi la svolta

A quattro anni dall'anniversario dello storico "nevone", l'attuale scenario meteorologico è tutt'altro che invernale. Colpa di una vasta area di alta pressione, che addirittura tenderà a rafforzarsi in quelli che la tradizione popolare ricorda come i giorni più freddi dell'anno. Febbraio esordirà all'insegno della stabilità atmosferica, con temperature in forte rialzo, specie sulla fascia pede-montana, dove si sfioreranno anche i 20°C. La svolta è attesa a cavallo del 3-4 febbraio, quando il transito di varie perturbazioni riporteranno piogge e nevicate. E gli scenari per il mese di febbraio, annuncia a RomagnaOggi.it-ForliToday Pierluigi Randi, meteorologo-previsore di MeteoCenter.it/Meteoromagna.com, "indicano una probabilità del 50-60% che le temperature siano superiori alla norma del periodo e del 15-20% che esse possano essere inferiori".

I "Giorni della Merla" solo nei lontani ricordi ormai...
In effetti mai come quest’anno i cosiddetti giorni della merla capitano a sproposito, dal momento che i giorni tra fine gennaio ed inizio febbraio saranno caratterizzati da una mitezza ancora superiori a quella attuale, il che è tutto dire. Occorre peraltro precisare che i “giorni della merla”, intesi come periodo più freddo dell’anno, appartengono essenzialmente alla tradizione popolare e nascono da una antica leggenda, ma non trovano riscontro nei dati climatologici. Infatti statisticamente il periodo più freddo dell’anno ricorre nella seconda decade di gennaio, quindi teoricamente sarebbe già alle spalle. Ovviamente si tratta di statistiche su un lungo periodo (50 anni di osservazioni), ma in realtà ogni anno fa storia a sè e le fasi più fredde possono manifestarsi in qualunque fase dell’inverno.

Ma che fine ha fatto l'inverno?
L’inverno attuale, salvo brevi pause, è stato caratterizzato dal dominio quasi incontrastato delle alte pressioni sub-tropicali, con temperature elevate (ma in pianura meno rispetto ai due inverni precedenti) e precipitazioni molto scarse. In questo l’inverno attuale si differenzia sensibilmente dai due precedenti, che furono molto miti, ma anche assai piovosi. Allora la mitezza fu portata da correnti atlantiche o mediterranee (talora anche nord africane), che ospitarono numerose perturbazioni e onde depressionarie foriere di tempo instabile o perturbato. In questo inverno invece la mitezza è stata di tipo anticiclonico, quindi con elevate temperature, specie sui rilievi, ma anche frequenti inversioni termiche e nebbie nelle zone pianeggianti.

Scenari simili quanto accadero nella recente storia meteorologica?
Nel 1988-1989 e 1989-1990, quando fu mite soprattutto sui rilievi e con scarse precipitazioni. Si tratta di inverni nei quali c’è stata una forte contrapposizione tra le depressioni nord atlantiche, più profonde della norma, e le alte pressioni sub-tropicali su Europa meridionale (fase positiva dell’oscillazione nord atlantica); ovviamente la nostra penisola è rimasta quasi sempre dal lato dell’alta pressione con le conseguenze del caso.

Quando è prevista una svolta?
Una svolta, quantomeno parziale, è attesa a partire dal 3-4 febbraio, quando l’alta pressione sub-tropicale probabilmente tenderà a ritirarsi verso sud sotto la spinta delle correnti perturbate atlantiche in fase di abbassamento di latitudine. In tal modo è probabile che alcuni fronti atlantici o nord atlantici riescano a penetrare sul bacino del Mediterraneo innescando depressioni secondarie in loco che potranno recare un peggioramento del tempo. Ma date le scarsissime piogge di questo inverno potremmo anche chiamarlo un “miglioramento”. La nuova fase “atlantica” potrebbe durare una decina di giorni almeno (ma serviranno conferme), per cui è possibile che possano presentarsi diverse occasioni per il ritorno delle piogge. Anche le temperature, specie in quota, diminuiranno dal momento che si arriverà da un periodo molto mite, ma non faranno altro che riavvicinarsi alla norma del periodo. Non ci sono segnali di ondate di freddo di particolare entità, dal momento che le correnti arriveranno al massimo dal nord Atlantico o per brevi fasi dal mare del nord, quindi mai particolarmente fredde.

Come si annuncia il mese di febbraio?
Gli scenari che si possono individuare dalla tendenza “di insieme” (ensemble multimodel) indicano una probabilità del 50-60% che le temperature siano superiori alla norma del periodo e del 15-20% che esse possano essere inferiori. Sulle precipitazioni il segnale mostra una probabilità del 40-50% di piogge inferiori alla norma e del 30-40% superiori; in pratica significa che su questo parametro vi è maggiore incertezza. Si tratta comunque di scenari mediati su grande scala, per cui gli effetti su scala regionale possono essere anche assai diversi, specie in merito alle precipitazioni, la cui distribuzione ed entità sono strettamente vincolate all’orografia locale.

C'è qualche chance di vedere la neve in pianura oppure gli amanti della "Dama Bianca" si devono rassegnare?
Il fatto stesso che possa tornare qualche perturbazione atlantica indica una maggiore probabilità che i nostri rilievi possano riammantarsi di bianco, a quote ora come ora non pronosticabili, quindi i segnali sono abbastanza incoraggianti. Per le zone di pianura, ad ora, la possibilità è ancora remota, ma nelle moderate irruzioni di aria polare marittima che seguiranno i fronti, nel caso in cui le precipitazioni si attardino, la quota neve potrà divenire più bassa, anche se la previsione della quota neve può essere formulata con buona approssimazione solo 24-36 ore prima dell’evento. C’è dire che anche nel passato recente qualche fronte nord atlantico è riuscito a portare neve fino alle pianure, anche se si partiva da condizioni ben più fredde nei bassi strati.

Quattro anni fa il "nevone" storico? Cosa accadde dal punto di vista meteorologico?
Accade una sequenza di eventi che si verifica molto raramente, e che quasi sempre prelude ad intense ondate di freddo e grandi nevicate. In poche parole a causa della formazione di un vasto anticiclone sul nord Europa un ramo di correnti perturbate atlantiche fu costretto a viaggiare a latitudini assai basse lungo l’asse Spagna-bacino del Mediterraneo, infilandovi una serie di depressioni. Esse andarono ad interferire, sulla nostra penisola, con un blocco di aria gelida che dalla Russia si mosse verso ovest-sud-ovest scivolando sul bordo meridionale dell’alta pressione polare (moto retrogrado). Si ebbe quindi la classica interazione tra aria mite ed umida mediterranea in scorrimento al di sopra dell’aria gelida proveniente da nord-est; il tipico mix per avere gran freddo e copiose nevicate sulla nostra regione. Questo nella prima fase. Peraltro la massa d’aria gelida si staccò praticamente dalla Mongolia percorrendo migliaia di chilometri verso ovest; evenienza alquanto rara. Nella seconda fase (giorni 9-12), freddo e neve furono portati da un vortice depressionario in quota di origine artica continentale (“goccia fredda”) che dalla Finlandia si diresse, sempre a causa di alte pressioni ad elevate latitudini, proprio verso l’Italia. Una volta giunto innescò una profonda depressione al suolo tra mar Tirreno e medio Adriatico, con altre abbondanti nevicate e freddo intenso. L’evento del febbraio 2012 ebbe, sotto il profilo dinamico, molte analogie con quello del febbraio 1956, con la differenza che nel 2012 si ebbe meno freddo ma più neve; non a caso su forlivese-cesenate e su rilievi riminese vennero battuti gli accumuli del 1929. Diverse invece le dinamiche che portarono al gennaio 1985.

Come aveva vissuto quelle giornate eccezionali da meteorologo?
Furono giornate assai concitate ed anche sotto certi aspetti “stressanti”; in primo luogo per il “pressing” legato alle previsioni in regione, che in quei contesti non sono mai facili, in secondo per seguire passo dopo passo l’evoluzione delle masse d’aria interessate (nowcasting), aspetto non di secondaria importanza sempre in ottica previsione locale o provinciale. Ovviamente ogni qual volta si verifichi un evento singolare (di tipo freddo ma volendo anche caldo) aumenta sensibilmente l’interesse, dal momento che madre natura ci mette a disposizione un “laboratorio” gratuito sul quale applicarsi, approfondire le conoscenze ed affinare il proprio bagaglio di esperienza. Anche se nello specifico, non essendo più un adolescente ed avendo giù vissuto il gennaio 1985 ed il febbraio 1991, un minimo di “allenamento” già lo avevo svolto a tempo debito, anche se a quei tempi il supporto tecnologico era tutt’altra cosa rispetto ad oggi (ma forse c’è era più spazio per “annusare” l’aria).

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